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Rubrica: EVENTI


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Libro della mostra

I VOLI DELL’ARIOSTO a Villa d’Este

Una mostra d’arte ispirata all’Orlando Furioso nel cinquecentenario della prima edizione
domenica 19 giugno 2016 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Celebrazioni/Anniversari
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese io canto…” Si tratta indubbiamente di temi fortemente pittorici, oltre che poetici, quelli trattati da Ludovico Ariosto con leggerezza e ironia nel suo Orlando furioso, poema che, nel cinquecentenario della sua prima edizione (1516), viene celebrato con una mostra organizzata dal Polo museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, nella splendida cornice di Villa d’Este a Tivoli.

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Fig. 02 Antonio Tempesta, Orlando Paladino

La villa, con l’impressionante sequenza di sale affrescate, terrazze, fontane, ninfei, giochi d’acqua e musiche idrauliche che la caratterizzano, è un luogo di delizie, che, a distanza di secoli da quel mondo rinascimentale che l’ha creata (in primis l’architetto Pirro Ligorio), continua a stupirci. Il suo straordinario intreccio di sorprese ben si presta ad accogliere le altrettanto sorprendenti fantasie del poeta, sottolineate dal titolo stesso della mostra “I voli dell’Ariosto, l’Orlando furioso e le arti”. Allo stesso tempo c’è un forte legame storico tra l’Ariosto e il cardinale Ippolito II d’Este, che fece rivivere a Tivoli i fasti della corte estense di Ferrara, dove da bambino aveva avuto modo di frequentare il poeta, essendo nipote del primo cardinale Ippolito, cui è dedicato il poema ariostesco: “Piacciavi, generosa Erculea prole, ornamento e splendor del secol nostro, Ippolito, aggradir questo che vuole e darvi sol può l’umil servo vostro…”.

Le numerose opere selezionate in questa esposizione, curata da Marina Cogotti, Vincenzo Farinella e Monica Preti, sono dipinti, arazzi, sculture, ceramiche, disegni, incisioni, libri illustrati che evidenziano la fortuna visiva del poema, e al tempo stesso suggestionano emotivamente il visitatore. I personaggi più noti come Orlando, Angelica, Medoro, Ruggiero, Bradamante, Rinaldo, rivivono insieme a molti altri, tra cui la maga Alcina, la maga Melissa, il mago Atlante, Astolfo, Gradasso, Sacripante, Rodomonte, Ferraù, Fiordiligi, Marfisa, Olimpia, agli oggetti magici e agli animali fantastici descritti nel poema. Tra questi indimenticabile è l’ippogrifo, il cavallo alato dalla testa di grifone che consentirà a Ruggiero di liberare Angelica e ad Astolfo di arrivare sulla luna per recuperare il senno di Orlando, impazzito perché la bella Angelica gli ha preferito il giovane saraceno Medoro.

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Fig. 07 Ingres, Ruggiero libera Angelica

Le prime tre storiche edizioni dell’Orlando furioso (1516, 1521, 1532) sono esposte nella prima sala, insieme ad alcuni ritratti cinquecenteschi del poeta e dei due progenitori della casata estense Ruggiero e Bradamante. Un grande dipinto di Jean-Baptiste Mauzaisse (1817) raffigura l’omaggio reso dai briganti della Garfagnana all’Ariosto (quando era governatore della Garfagnana), un altro del 1860 di Massimiliano Lodi raffigura “Ludovico Ariosto legge l’Orlando furioso alla presenza della corte estense”, mentre “Il giardino di Ariosto” di Anselm Feuerbach (1862) richiama il mito di un luogo arcadico come sogno del poeta rinascimentale.

Nella sala successiva, dedicata alla nascita e alla diffusione dell’iconografia ariostesca nel Cinquecento, tre prestigiosi arazzi, che erano stati realizzati per la camera da letto di Ercole II d’Este nel palazzo ducale di Ferrara, rievocano il clima culturale che ha ispirato l’Orlando furioso. Il dipinto di Simone Peterzano “Angelica e Medoro” (ante 1572) mostra Angelica che soccorre il fante Medoro, ferito nel combattimento in cui ha perso la vita l’amico Cloridano. Nudo e bello come un Adone, il giovane risveglia in Angelica un senso di pietà che si trasformerà ben presto in amore.

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Fig. 05 Coppa con Bradamante

La pazzia di Orlando, in seguito alla scoperta dell’amore tra Angelica e Medoro, è raffigurata nel dipinto del ferrarese Dosso Dossi, amico dello stesso Ariosto, intitolato “Angelica e Orlando furioso”. Un dipinto che ci colpisce particolarmente perché l’uomo raffigurato sembra un satiro. È vero che Orlando diventa “furioso” per amore, ma in questo caso la trasformazione psichica gli fa assumere fattezze bestiali. In realtà il dipinto raffigurava un tempo “Ninfa inseguita da un satiro” e prima ancora Dafne e Apollo, con la trasformazione della donna in albero di lauro, per sfuggire all’amore del dio. Di Dosso Dossi non possiamo non ricordare, anche se non presente in mostra, quel capolavoro della Galleria Borghese, noto come “La maga Circe”, ma che con tutta probabilità raffigurerebbe la buona maga Melissa, proprio perché fortemente evocativo del poema ariostesco.

Il percorso continua tra Sei e Settecento con le storie del Furioso, dalla Firenze medicea alla Francia del Re Sole, che vede a Versailles una grande festa in onore del re con l’isola di Alcina vista come luogo di evasione, fatta di realtà illusoria, come la sua regina. D’altra parte la fortuna letteraria dell’opera assume una dimensione europea, essendo stata tradotta in diverse lingue, e in francese in particolare, già nel 1544, per volontà di Ippolito II d’Este. Segue l’Ottocento con una sala dedicata ai paesaggi ariosteschi di Massimo d’Azeglio, ma anche di Giuseppe Bisi e Giuseppe Bezzuoli, e una sala dedicata all’Ottocento francese. Quest’ultima espone capolavori di Gustave Doré, grande illustratore del poema, di Jean Auguste Dominique Ingres e di Eugene Delacroix.

Ingres e Delacroix si sono cimentati in uno stesso soggetto ariostesco in maniera assai diversa. Ingres, del quale troviamo anche gli studi per il bel dipinto scelto come immagine guida della mostra, intitolato “Ruggiero libera Angelica”, era particolarmente attratto da questo tema, tanto da averlo riproposto in quattro versioni. Questa del 1841, dal museo di Montauban, sembra ricalcare modelli classici del mito greco di Andromeda e Perseo, ma al posto di Perseo che cavalca Pegaso (il mitico cavallo alato), troviamo Rinaldo sull’ippogrifo, mentre Angelica, dal sinuoso corpo nudo, è legata a una roccia (allo stesso modo di Andromeda) nell’isola di Alcina e sta per essere divorata da un mostro marino. Tutt’altro che classica è l’atmosfera dell’omonimo dipinto di Delacroix, che usa un colorismo esuberante e un tocco particolarmente libero per dare l’idea della drammaticità del momento.

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Fig. 13 Installazione scenografica

L’ultimo settore è dedicato al Novecento, con un omaggio all’Orlando furioso messo in scena da Luca Ronconi a Spoleto nel luglio del 1969 e poi riproposto in altre sedi e anche in versione televisiva nel 1975. Possiamo ammirare le fotografie realizzate da Ugo Mulas in occasione della messa in scena ronconiana in piazza del Duomo a Milano, come pure i disegni preparatori delle scenografie e dei costumi realizzati da Pier Luigi Pizzi per la versione televisiva.

Una scenografia del Furioso televisivo è ricostruita al piano inferiore della villa nella splendida Sala della Fontana, dove i cavalli ideati da Pizzi sembrano avanzare in un suggestivo tappeto di foglie, che, insieme a un grande albero, fanno pensare a un bosco ariostesco. Una serie di eventi collegati alla mostra (concerti, proiezioni cinematografiche, recite, conferenze) contribuiscono a celebrare nel sito tiburtino l’Orlando furioso, la cui lettura a questo punto ci sembra d’obbligo.

P.S.

I Voli dell’Ariosto. L’Orlando Furioso e le arti

Villa d’Este, Tivoli
Dal 15 giugno al 30 ottobre 2016
Orario: dal martedì alla domenica
dalle ore 8.30 fino ad un’ora prima della chiusura del monumento.
Aperture serali nelle giornate di venerdì e sabato

Biglietto unico € 11,00: mostra + ingresso villa
Ridotto: € 7,00

Catalogo Officina Libraria

Informazioni: Tel. 0774/312070
www.villadestetivoli.info
www.ariostovilladeste.it
pm-laz.villadeste@beniculturali.it


 

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