Il libro di Marcella Delle Donne non è usuale, sia nella forma che nei contenuti, così come già un suo precedente libro sugli zingari, di cui abbiamo parlato in questa rivista. Da un lato un saggio di sociologia, dall’altro espressione di emozioni narrate in una particolare forma di poesia civile, laica direi.
- Marcella Delle Donne
Storie di una umanità violentata e martirizzata intorno a noi, attuali, dei nostri tempi. Tutti episodi che spesso ognuno di noi ha rimosso dalla propria vita quotidiana e che dalla lettura di questo libro ci rimbalzano vive e doloranti nella memoria.
Il Mediterraneo (Mare Nostrum), ridotto ad un enorme cimitero, sta al centro delle sofferenze che vengono patite da tanti popoli oppressi dall’Africa alle Alpi, alla Turchia, al Medio Oriente, alla nostra Italia.
NOI occidente, attualmente considerato ricco ed opulento nonostante tutte le tragedie che ci siamo creati nel secolo scorso, siamo stati (colonizzazione) e siamo tutt’ora responsabili o co-responsabili di quasi tutte le tragedie che sotto forma di grida poetiche si alzano al cielo in questo libro.
Debbo confessare che dopo una attenta lettura non sono così ottimista come l’autrice e Alessandra Broccolini, che ha scritto la Prefazione, da considerare che le poesie della seconda parte indichino “anche una salvezza, un senso perduto, un riscatto” nel raccontare comportamenti umani positivi per lo più di singoli. Tanti tra NOI sono impegnati in aiuti umanitari con estrema dedizione (come anche la stessa autrice del libro), ma la attuale struttura della NOSTRA società prescinde, ahimè, dalla volontà dei singoli volenterosi.
Basta osservare cosa succede nel dominante mondo finanziario, nello sfruttamento della manodopera globalizzata delle multinazionali con tutte le conseguenze sulla disoccupazione. I revanscismi nazionalistici in Europa e non solo.
Il libro di Marcella Delle Donne è stato stampato nel giugno 2015, solo un anno fa, ma da allora tanti altri tristissimi e gravissimi avvenimenti si succedono tutti i giorni. La strage di Parigi dell’ottobre scorso, di Bruxelles nei mesi scorsi frutto della follia jihadista dell’auto proclamato califfato che usurpa il nome di un dio, che secondo Papa Francesco è lo stesso dio degli ebrei e dei cristiani e dei musulmani. Gli attentati agli aerei.
- Papa Francesco e l’imam di al-Azhar el-Tayeb
I muri di filo spinato alzati in Europa con i profughi ammassati in campi di fortuna a Calais, a Ventimiglia, in Grecia, davanti alle frontiere bloccate dagli egoismi nazionali. I barconi che continuano giornalmente ad affondare nonostante i tanti mezzi di soccorso e uomini e donne impegnati che si prodigano instancabilmente. Le guerre civili in Siria, in Irak, in Kurdistan, in Yemen, in Libia e tante altre parti dell’Africa. Non c’è da stare allegri. Per non parlare dell’ignoranza dilagante che spinge masse incredibilmente numerose a seguire e votare sirene populiste nazionaliste e/o folli: leggi Hofer in Austria o Trump in USA per citare solo qualche esempio eclatante.
Ma torniamo ad esaminare più in dettaglio questo interessante libro di Marcella Delle Donne, la quale alle due parti in forma poetica ha voluto fare una lunga premessa dal titolo Charlie Hebdo con una analisi di orientamento più sociologico.
Ella esamina come le comunità di emigranti africani delle ex colonie, per lo più musulmane, siano state ghettizzate nelle banlieues. Nonostante sia stata riconosciuta ad essi ufficialmente la cittadinanza, queste minoranze vengono isolate e non possono godere della Liberté, Egualité, Fraternité che è alla base della superiorità culturale, politica ed economica dei “veri francesi” eredi dell’illuminismo.
Quindi CI domanda a NOI europei se questa superiorità CI possa far chiamare “libertà di stampa” una blasfemia volgare e oscena verso le credenze sacrali di una minoranza, ossia se è permessa l’offesa e l’insulto pubblico di un gruppo verso un altro gruppo nei suoi valori più sacri.
- Una banlieue di Parigi
Una domanda veramente difficile su quale deve essere il limite della satira e quindi della libertà di stampa: qualcosa su cui meditare, alla quale l’autrice non da ovviamente una risposta, anche se niente può giustificare la violenza.
Ricordiamo che le prime caricature blasfeme di Maometto sono state pubblicate il 30 settembre 2005 sul giornale Jyllands-Posten danese, riprese poi dal giornale norvegese Magazinet, ed avevano provocato numerose reazioni di protesta [1].
Erano quindi state ripubblicate in più edizioni (400.000 copie) dalla testata francese Charlie Hebdo (8 febbraio 2006) la quale il 1º marzo 2006 pubblicò anche il “Manifesto dei dodici” contro il nuovo totalitarismo, un appello di 12 intellettuali che denunciavano l’islamismo come un totalitarismo al pari di stalinismo, fascismo e nazismo.
Tutte le proteste civili e ufficiali delle organizzazioni religiose musulmane dei paesi europei e di alcuni paesi arabi sono state praticamente ignorate dai governi e non hanno avuto alcun seguito.
Il 2 novembre 2011 la sede del giornale Charlie Hebdo è stata distrutta da un attentato senza vittime.
L’attentato del 7 gennaio 2015 con 12 giornalisti uccisi e vari feriti è ben più noto e nel ricordo di tutti.
C’è un altro punto importante a mio avviso. Il rapporto tra religione e radicalismo religioso. Mentre l’una è da rispettare, specialmente se altrui, l’altro è da controbattere e contestare, anche se la storia passata e attuale ne è piena. I cristiani non ne sono esenti, così come gli ebrei e gli arabi.
È mia convinzione che il radicalismo storicamente nasca in fondo da una volontà di acquisire e mantenere potere sui sudditi controllandoli servendosi della religione, nonché di farne una bandiera per nuove conquiste. Il mio dio è superiore al tuo!
Ma allora mi domando se la NOSTRA civiltà occidentale nata dalla Rivoluzione Francese che separa la sfera laica da quella religiosa, da questo punto di vista, sia una conquista valida per un superamento del radicalismo religioso.
- Emile Durkheim
Ho trovato molto interessante che l’autrice ci abbia ricordato come il sociologo francese di un secolo fa, Emile Durkheim (1852-1917), abbia perfettamente e approfonditamente descritto le diverse coscienze collettive e individuali di diverse culture. In particolare le differenze tra “società civile” (quella della seconda metà dell’800 in cui ha vissuto e da cui noi deriviamo) e un “gruppo etnico” dove la identità dell’individui trae la propria ragion d’essere dall’appartenenza al gruppo stesso (leggi le comunità musulmane emarginate). In questo contesto Durkheim spiega anche il suicidio altruistico (leggi i kamikaze islamici di oggi); nonché chiarisce il ruolo della religione e dei simboli sacri presenti in tutte le civiltà e la loro influenza sui gruppi sociali, e quindi come la blasfemia venga sofferta come una aggressione alla propria identità sociale e individuale.
Questa ventina di pagine del libro di cui ho cercato di dare un brutale sunto sono veramente da studiare con attenzione perché possono darci una chiave di lettura di tanti avvenimenti odierni e aiutarci a chiarire molti nostri pensieri.
La parte più corposa del libro di Marcella Delle Donne è quello in forma di poesia. Una poesia particolare, che all’inizio ho definito laica, una sorta di prosa in forma di poesia, che anche chi come me è negato per la poesia riesce a leggere con soddisfazione comprendendone il significato.
Nella prima parte “Il grido delle minoranze” sono raccontate le tragedie umanitarie di varie zone attuali e del recente passato. Si apre con una poesia La bussola impazzita dove l’indice non trova più il punto cardinale.
Prosegue con Cimitero Mediterraneo:
Morir in mezzo al mare
è come in nessun posto morire.
Se c’è posto in alcun dove
dove altro morire…?
Quindi con la Palestina con i suoi muri, il Kurdistan in cui si ricorda il tradimento di Abdullah Ocelan, il genocidio dei Tutsi nel Rwanda (1992-94), estremamente commovente perché ormai dimenticato, il popolo ROM, di cui l’autrice aveva parlato nel suo libro precedente [2], la deportazione degli ebrei del 1944 che si sentono assolutamente romani, l’oblio dell’eccidio degli sloveni da parte del fascismo.
- Scultura di Igor Mitoraj
Si chiude con Uno sguardo dal ponte dove la grande enigmatica faccia scolpita da Igor Mitoraj, nel giardinetto al di là di Ponte Risorgimento, assume nell’immaginario dell’autrice le espressioni di cordoglio per tutte le tragedie prima riviste.
La seconda parte del libro si intitola “Alla ricerca del senso perduto”, che costituisce anche il sottotitolo del libro stesso.
Come sopra accennato, le poesie narrano episodi di comportamenti positivi. Il pescatore tunisino Salah che dopo una vita da emigrato a Mazzara del Vallo ritrova il senso della vita contemplando il tramonto nel suo paese sulla riva del mare. La storia del capitano del peschereccio Cico, che avendo soccorso dei naufraghi, viene accusato di favoreggiamento alla immigrazione clandestina, ma alla fine assolto; la legge del mare obbliga a dare soccorso è più forte della legge civile.
Djelem, Djelem l’inno del popolo ROM, ricorda un episodio autobiografico dell’autrice in cui una zingara da lei ospitata sente la presenza del mulé, un morto suicida nel passato nella stanza della casa. La solidarietà delle contadine di Pontecorvo verso le giovani stuprate durante la guerra nella zona intorno a Monte Cassino. Episodio durante la grande guerra di solidarietà umana tra nemici, qui narrato con una delicatezza coinvolgente. La ribellione in Turchia “eppur si muove” per la morte di Aslan Özgecan stuprata nel 1995.
Marcella Delle Donne chiude il suo libro con la sua speranza L’utopia ci salverà
……
“Utopia,
all’orizzonte è il NULLA”
gridano i giganti ai nani
ritti sulle loro spalle.
Dove si innalza lo sguardo
di chi sulle loro spalle va
non giungono i giganti.
Armonia delle Sfere Celesti
fluire del Tempo
voce del Silenzio.
Il libro ha vinto il Premio Letterario Nabokov 2015 (gennaio 2016)
per la poesia con la seguente motivazione: “Una silloge poetica contemporanea carica di spinta politica, ideale e morale.”