Da oltre un mese assistiamo alla rivolta del popolo libico contro il suo eccentrico dittatore Gheddafi. All’inizio sembrava che, al seguito delle rivoluzioni in Tunisia e Egitto, un altro tiranno sarebbe arrivato al capolinea di un lungo regime autocratico. Ma il dittatore reagiva, facendo sparare sul popolo e usando mezzi militari sempre più pesanti, comprese le forze aeree; "Gheddafi ha dichiarato la guerra al proprio popolo" e "Gheddafi sopprime il movimento democratico" proclamavano i media occidentali, e lo scenario è cambiato entro pochi giorni da una mancata rivoluzione della libertà alla sanguinosa repressione da parte del regime contro gli insorti, sempre più disperati e in continua ritirata. Città dopo città cadeva lungo la costa libica tra Tripoli e Bengasi. Doveva davvero trionfare quel pazzo assassino, figura bizzarra tra l’inquietante e il ridicolo?
- La vecchia bandiera libica
L’opinione pubblica occidentale era stata ben sistemata; i fronti tra buoni e cattivi sono stati tracciati con massima chiarezza. Chi non avrebbe simpatia con una povera popolazione oppressa da 40 anni, che finalmente ha trovato il corraggio di ribellarsi contro il suo oppressore? Chi davanti al televisore non si scagliava contro quell’infame genocida dei deserti, da sempre ritenuto capace di tutto? E chi non era preoccupato poi a vedere che la rivolta rischiava di svanire tra le sabbie intorno a Bengasi? L’intervento delle caccia francesi in supporto dei ribelli quindi arrivava proprio al momento giusto, come la svolta in un dramma teatrale a lieto fine - forse.
Ma è davvero tutto cosi semplice in questo scenario di guerra civile a cui stiamo assistendo? La discussione degli ultimi giorni all’interno della NATO rivela solo una parte delle contraddizioni politiche e culturali che emergono, non per la prima volta, da conflitti nel mondo arabo a cui l’occidente cerca di dare qualche colpo correttivo verso una soluzione confacente ai suoi interessi - con sempre lo stesso esito di creare un vuoto di potere che permette ad ogni genere di interesse economico, filo-mafioso o fondamentalistico di procedere al libero regolamenti di conti. Per l’ennesima volta l’occidente - non importa se sotto guida franco-americana o della NATO - ha preso posizione a favore di ... non si sa.
- Nicolas Sarkozy
Non si sa, infatti, chi è stato salvato in extremis a Bengasi. Questi ribelli sono davvero i combattenti della libertà e della democrazia, i rappresentanti del popolo libico che insorge contro il dittatore? Che cos’è questo fantomatico Consiglio di transizione che si è messo alla testa della rivolta, ma di cui ne si vedono le facce ne dei messaggi? Forse, se i media occidentali ne divulgassero più notizie, la cosa potrebbe rivelarsi nociva alla compattezza dell’opinione pubblica nei paesi della NATO.
Perché è scoppiata la rivolta in Libia? Non dimentichiamo che ci troviamo in un paese arabo senza la minima tradizione democratica nel senso occidentale, un paese in cui la religione musulmana domina la cultura, un paese ricco per il suo petrolio, richezza che certamente non è distribuita in modo equo su tutta la popolazione, ma visto che questa popolazione è piccola, circa 6 milioni, non si è creato nemmeno il fenomeno di una povertà di massa, come nel vicino Egitto. Motivi economici quindi non possono essere la causa della rivolta.
- Assemblea della NATO
Rimangono motivi politici: Gheddafi non aveva certo tollerato un opposizione, ma in un sistema despotico come il suo emergono necessariamente dei rivali, aspiranti dittatori pure loro, senza una visione politica tranne quella di istallarsi al potere e favorire i loro clan familiari. Tentano di solito ad influenzare le forze armate con lo scopo di un colpo di stato, ma nell’attuale situazione è anche pensabile che, vedendo quel che succedeva in Tunisia ed Egitto, abbiano incitato parte della popolazione cittadina a manifestare, sperando di cogliere il regime di sorpresa. Questa idea, pare, non abbia funzionato; in ogni caso sulle scarse immagini a nostra disposizione non si sono viste masse imponenti, come per esempio al Cairo o a Tunisi.
Siamo invece stati scioccati dall’immane brutalità del despota, quando ci è stato raccontato dalle nostre media che Gheddafi avrebbe fatto bombardare i pacifici manifestanti con i raid aerei. Se cosi è stato, sarebbe infatti di una particolare mostruosità. Ma una tale misura potrebbe anche indicare l’ipotesi che la componente militare da parte degli insorti era sin dall’inizio prevalente. Ben presto infatti di manifestanti non si è visto più niente, invece solo uomini armati. Abbiamo quindi assistito ad una specie di rivolta di palazzo? Anzi, sembra persino che le masse più attive della popolazione si mobilitino ora a Tripoli in supporto di Gheddafi, facendosi scudi umani contro gli attachi aerei dell’alleanza occidentale.
E la religione? Il discorso sul fondamentalismo islamico è stranamente assente in tutto questo scenario; bisogna ricordare però che Gheddafi stesso ha ispirato il suo regime all’islam, neutralizzando praticamente ogni influenza di Al Qaida in Libia e rendendosi un partner dell’occidente nella lotta al terrorismo islamico - una posizione assai particolare, visto i precedenti terroristici del dittatore (Lockerbie). Ora che c’è un opposizione a lui, l’ipotesi che questa sia ispirata al fondamentalismo islamico è alquanto realista. Le forze franco-britannico-americane, aiutando i ribelli libici, stanno quindi portando al potere gli amici di Osama Bin Laden?
- Libia rivolta
Per carità, vorremmo credere in una versione delle cose che almeno in parte rispecchia ciò che ci dicono i nostri media: un tiranno nient’affatto affidabile - e come tale Gheddafi ci è noto da molto tempo nonstante l’alleanza antiterroristica degli ultimi anni - ha oppresso il suo popolo che ora insorge, non tanto per democrazia e libertà nel senso occidentale, ma per farla finita con le sevizie e vivere un po più in normalità e pace.
Anche se le domande fatte qui possono in parte sembrare esagerate, conviene comunque non farsi delle illusioni sulla fondatezza delle informazioni che ci provengono ogni giorni dalla Libia. Restano molti dubbi sulla reale situazione nel paese e le motivazioni delle forze in gioco. Resta la apprensione che l’intervento militare occidentale si potrebbe trasformare in un altra avventura senza via d’uscita, alienandoci sempre più dal mondo arabo e aumentando i conflitti interculturali in Europa stessa. Resta la paura che un giorno potremmo persino rimpiangere un Gheddafi come elemento di stabilità nel mediterraneo - anche un Arafat ha fatto una carriera da terrorista a premio nobel per la pace. Resta ad osservare quel che succederà d’ora in poi, ma qualche domanda sulla Libia, in questo delicato momento del conflitto, sia concessa.