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Quando nasce il bacio? (parte 2)


sabato 1 agosto 2009 di Achille della Ragione

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Sociologia


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La prima parte di questo testo è stato pubblicato il 18 luglio 2009 su questa rivista. Clicca qui per la 1 parte

Nel frattempo Dante in un solo verso:”la bocca mi baciò tutto tremante” fissa per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si cercano. Poche sillabe per rendere chiaro il delicato confine tra felicità terrena e perdizione infernale, il bacio più famoso, quello tra Paolo e Francesca, che il sommo poeta colloca nel girone infernale dei lussuriosi, pur comprendendo la forza dell’amore che li ha spinti ad infrangere le regole della morale e della convivenza. La passione, anche dei sensi, non era mai stata rappresentata prima nella nostra letteratura: la lirica, in particolare, si atteneva di norma a quello che Spitzer chiamava il paradosso dei trovatori: l’amore sussiste a condizione di non essere appagato; e persino la parola bacio si trova in quei testi ben di rado. Con Paolo e Francesca siamo portati al momento in cui l’amore, in una situazione resa eccitante dal desiderio inconsapevole, si concretizza in un bacio, presto seguito dall’amplesso cui Dante allude con una famosa reticenza «quel giorno più non vi leggemmo avante» .

Nell’Ottocento l’episodio dei due amanti condannati a vagare avvinti per l’eternità ispirò numerosi artisti a fissare sulla tela il celebre bacio, ma i risultati furono inadeguati ai vertici raggiunti con le parole come tutti possono constatare nel dipinto di Ingres (fig. 15).

In campo letterario anche Shakespeare ci ha lasciato pagine indimenticabili sul bacio, da quello tra Giulietta e Romeo a quelli fatali di Otello e Desdemona, il primo, appassionato, scambiato sugli spalti di Cipro e l’ultimo, disperato, quando il baldo moro assapora con le labbra gli ultimi attimi di vita dal suo amore morente.

Prima che si esprimessero questi due giganti la trasposizione del bacio in prosa e versi aveva avuto numerosi epigoni. Anche senza considerare la Bibbia e il Cantico dei Cantici, scritto nel X secolo avanti Cristo «Mi baci coi baci della sua bocca», tenendo conto che la trascinante sensualità nuziale di questo splendido poemetto amoroso pare sia unicamente allegorica, in Grecia, prima del celebre carme V di Catullo (che visse e scrisse nel I secolo avanti Cristo) ”Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi ancora cento; ancora un secondo centinaio e poi ancora mille... fino a non poterli più contare”, la lirica aveva fatto del bacio il fulcro di tanti episodi a sfondo erotico, dallo stupendo Lamento per Adone in 97 esametri, scritto da Bione di Flossa nel II secolo a. C., alla poesia greca dell’età imperiale, nella quale è presente un notevole lirico come Stratone di Sardi (un Kavafis negli anni dell’imperatore Adriano), che nei suoi cento epigrammi omosessuali esalta il bacio tra l’adulto e l’adolescente: «Morto ti faccio coi baci? La credi un’ingiuria codesta? - Fammi pagare il fio: baciami tu!».

Nel Trecento, tra il 1348 e il ’53 vede la luce il capolavoro della novellistica europea, il Decamerone del Boccaccio. In quelle cento novelle di baci ce ne sono tantissimi, ma il più bello, resta quello del bolognese Gentile de’ Carisendi, il quale ha sempre amato, e rispettato perché sposa di un altro, Caterina di Nicoluccio Caccianemico: e per dimenticarla ha accettato di trasferirsi a Modena come podestà: là apprende che ella è morta improvvisamente, e decide allora di recarsi a renderle l’estremo omaggio: «E questo detto, essendo già notte, dato ordine come la sua andata occulta fosse, con un suo famigliare montato a cavallo, senza restare colà pervenne dove seppellita era la donna; e aperta la sepoltura, in quella diligentemente entrò, e postosi a giacere allato il suo viso a quello della donna accostò, e più volte con molte lacrime piangendo il baciò…» (Novella quarta della giornata X).

È una situazione che sarà ripresa da William Shakespeare quando parlerà del bacio di Romeo a quello che egli crede il cadavere di Giulietta: “Labbra, voi, porte del respiro, suggellate con un giusto bacio il contratto senza termine con la morte ingorda…”. (Terza scena del V atto di Romeo e Giulietta).

Sul finire del Cinquecento, tra la natia Campania e il Lazio, uno spregiudicato napoletano, presto destinato a divenire uno dei maggiori lirici del Barocco europeo, Giambattista Marino, sensuale nella vita come nella lirica, sfoggia una sfacciata propensione a disseminare di baci caldi ed appassionati le esaltanti nudità delle sue amate, come in questo Seno: «O che dolce sentier tra mamma e mamma - scende in quel bianco sen ch’Amor allatta! … Raccogli sol, cultor felice, e taci, - in quel solco divin di sospir messe di baci…».

Verranno poi tempi nei quali l’erotismo subirà pesanti limitazioni da regole morali e comportamentali molto rigide, verranno gli anni della restaurazione civile e politica, ma saranno proprio i divieti, istituzionali e morali, a rendere il bacio l’ambito coronamento dei più grandi amori.

Ugo Foscolo, che come amatore non ebbe rivali fra tutti i letterati coevi, come autore partorì quel gioiello di romanzo epistolare che sono le Ultime lettere di Jacopo Ortis, nelle quali il bacio rappresenta quasi un’apoteosi del divino: «Odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio e le mie guance sono state inondate dalle lacrime di Teresa. Mi ama, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso…».

Nel campo dell’opera lirica abbiamo poi il bacio tragico di Tosca, la quale, prima di uccidere il perfido barone Scarpia con una vibrante pugnalata, gli grida furiosa: ”Questo è il bacio di Tosca!”.

Per raggiungere poi il colmo della lussuria attraverso il bacio (in tutte le sue varianti, non soltanto buccali), occorre spingerci al crinale tra Otto e Novecento, da dove dà un ininterrotto spettacolo di sé il Poeta attore per definizione, Gabriele D’Annunzio. Anticipando quasi di un secolo l’odierno gossip, il futuro vate, dall’età di diciannove anni, traspone in versi le sue «imprese» erotiche con un protagonismo ed un narcisismo sfacciati: ed il bacio, anzi i baci, ne sono come una gloriosa bandiera. Eccone un esaltante florilegio: «Ch’io senta fremerti - la bocca odorosa di arancia, - fresca, vermiglia, ne ’l bacio mio» (1882: a Giselda Zucconi, Lalla); «Chino a lei su la bocca io tutto, come a bere - da un calice, fremendo di conquista, sentivo - le punte del suo petto dirizzarsi, al lascivo - tentar de le mie dita, quali carnosi fiori…» (1883: lei è Maria Hardouin dei duchi di Gallese, che gli darà due figli); «Ma, come fummo al sommo, la bocca ansante m’offerse - ella: feriva il sole quel pallor suo di neve…» (1887: le labbra sono di Barbara Leoni e il bacio «fatale» scocca nel parco di Villa Medici, a Roma».)

Con il sommo poeta entriamo poi nel secolo della modernità ed i baci diventano sempre più veloci, ma lasciano presagire furori erotici sempre più trasgressivi.

Ritornando alle arti figurative a partire dal Cinquecento il bacio conquista sempre più spazio nelle composizioni, anche se talune volte vi è uno sfondo moraleggiante di condanna degli amori facili e degli incontri venali, illustrati da procaci ragazzotte sbaciucchiate da uomini brutti e vecchi. Tra questo tipo di immagini paradigmatico è il dipinto la Lussuria (fig. 16) di Jacques de Backer conservato nel museo di Capodimonte. Un vero e proprio inno all’amore ed al pieno soddisfacimento dei sensi si palpa nel bacio appassionato tra Venere e Cupido (fig. 17) nel quadro del Bronzino della National Gallery, nel quale il rito della seduzione viene premiato dal bacio divino che riconosce una consumata abilità, mentre i corpi di un incarnato lucente, porcellanato, sono fissati per l’eternità in una raffinatissima sintesi scultorea che ben esprime l’acme della voluttà.

La pittura seicentesca, per quanto debitrice agli artisti del secolo precedente, è molto più libera di quella dell’ultimo Rinascimento, per cui ritroviamo baci sonori ed espliciti, scoccati con calore e sfrontato desiderio (fig. 18) , anche in opere di pittori stellari come Rubens; ma il Settecento sarà il vero trionfo del bacio, infatti il secolo è tutto un elegante susseguirsi di corteggiamenti galanti e di tenerezze amorose.

Il bacio schiocca vigoroso in scenari arcadici popolati da eleganti damine ed impomatati cicisbei o nell’intimità di segreti boudoirs al riparo da sguardi indiscreti. I pennelli più impegnati nel ritrarre in queste scene gradevoli di intimità buccale e di incontri ravvicinati… del quarto tipo sono Boucher e Fragonard, instancabili descrittori dei peccati commessi nelle alcove, in grado di materializzare sulla tela quel delicato fruscio di sete, di variopinte lenzuola, l’emozione di un incontro indimenticabile, salvo quando gli sbaciucchiamenti non avvengono en plein air, allora sarà il fruscio delle fronde a fare da eco alle dolci frasi sussurrate nell’orecchio ed al fragore di baci rumorosi, il tutto sempre in un’atmosfera spregiudicata e priva di inibizioni. I colori delle tele sono chiari e delicati, la pennellata rapida, vibrante, luminosa, mentre il bacio diventa sempre più lungo e peccaminoso (fig. 19).

L’Ottocento ha la palma del bacio più famoso (fig. 20) in assoluto, quello immortalato da Francesco Hayez e conservato nella pinacoteca di Brera, un’icona del romanticismo, ripresa ed imitata all’infinito dalle scatole dei cioccolatini alla colta citazione del regista Luchino Visconti in una scena del suo film Senso. Sul versante del marmo Antonio Canova glorifica il bacio in un celebre gruppo scultoreo Amore e Psiche (fig. 21) conservato al Louvre, nel quale dal freddo della materia inanimata sprigiona il vento delle passioni ed il fremito dei corpi che si congiungono in un bacio nitido e puro come acqua di roccia.

In Francia Gerome rivisita e rende attuale l’antica storia di Pigmalione, scultore abilissimo che si innamora di una sua statua Galatea alla quale infonde la vita attraverso un bacio e la fanciulla assume forme umane di un tale splendore che ci vediamo obbligati a mostrarla con una visione a 360 gradi fronte retro (fig. 22 – 23).

Le creazioni di Rodin, siano di marmo o di bronzo, trasudano di calore e di passione ed anche se non assumono sembianze umane come Galatea sono in grado di imprimere emozioni vivissime ed indimenticabili. Il Bacio (fig. 24) segna una pagina unica nella storia dell’erotismo più sottile e raffinato.

Con Klimt siamo già nel Novecento e nel suo famosissimo Bacio (fig. 25) egli ha voluto immortalare l’attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità ed ascesi mistica.

Ritornando alla scultura, stupefacente è la soluzione al quesito di come baciarsi escogitata da Brancusi, il quale interpreta il contatto tra due labbra (fig. 26) come un immobile confronto tra due parallelepipedi informi al punto che risulta difficile identificare una sembianza umana; una scelta paradossale che mira ad esaltare l’essenza del bacio.

Picasso, da gigante dell’arte, è libero da ogni convenzione figurativa e da qualsivoglia necessità di somiglianza e verosimiglianza, per cui del bacio (fig. 27) ci regala una rappresentazione fuori da schemi corporei convenzionali e da costrizioni fisionomiche tradizionali.

Pittura e scultura cedono negli ultimi decenni anche ad arti considerate minori, dalla fotografia (fig. 28) al cinema, la prerogativa di illustrare la magia del bacio. Sullo schermo vi sono numerosi esempi di baci rimasti nell’immaginario collettivo da quello tra Clark Gable e Vivien Leigh (fig. 29) in Via col vento, a quello tra Humphrey Bogart ed Ingrid Bergman in Casablanca o tra Marlon Brando e Eva Marie Saint in Fronte del porto, senza tenere conto dei numerosi baci elargiti a varie partner dal bello per eccellenza Rodolfo Valentino (fig. 30).

Anche le favole ed i cartoni animati celebrano baci casti, quanto dotati di poteri prodigiosi, (fig. 31) come nella Bella addormentata nel bosco, mentre grande successo hanno pure la Bella e la bestia e Kiss me Licya, un famoso cartoon degli anni Ottanta. Film sui vampiri sono disseminati dal fascino morboso di baci al sangue, che ci rammentano quelli diabolici della visionaria pittura di Bosch.

Un successo ultradecennale ed ancora attualissimo hanno riscosso i messaggini con frasi d’amore contenute nei Baci Perugina, mentre tra le canzoni ricordiamo la romantica Kissing a fool di Michel Buble’s, la rock band americana dei Kiss, il cogente paragone col pugno di sabbia dei Nomadi ed i 24mila baci del molleggiato Adriano Celentano.

Una serie interminabile di citazioni che mostrano quanto il bacio goda buona salute e faccia bene alla salute, senza considerare la mononucleosi infettiva, la così detta malattia da bacio, ma davanti a labbra sensuali ed invitanti siamo pronti a correre qualsiasi rischio e, ne siamo certi, così si comporteranno i nostri discendenti fino all’ultima generazione (fig. 32).

 



  • Quando nasce il bacio? (parte 2)
    28 settembre 2009, di rosanna

    Ci si bacia per un’infinità di motivi.Ma ci si bacia sulle labbra in un caso unico e specifico.L’altro è così importante e così unico che trasfondi in lui tutto quello che hai dentro sugellando con un gesto l’incontro di due anime che vibrano e si librano con la loro forza nell’infinito. Il bacio è il primo passo che apre la porta di un’anima e quando l’altro percepisce il senso di un mondo solo a lui visibile nasce un qualcosa, difficile da cancellare difficile da ricercare altrove, perchè i momenti unici li vuoi protrarre per sempre e non esiste tempo o spazio che possa annullarli. A me è sempre piaciuto Catullo, quell’amore testardo, forte che non avrebbe potuto essere sostituito con nessun’ altra donna, quel continuo palpitare, quel fremito simile a un battito d’ali che solo un’anima alla ricerca della sua stella lucente riesce a fare, spiega il senso di un bacio che nasconde qualcs’altro. E’ l’inizio di un ’unione che trova la sua ragion d’essere nell’altro e tu quella cosa cerchi. perchè quella cosa vuoi.Attualmente certe cose le leggi solo sui libri le cerchi in quegli autori che da soli hanno percepito il senso del vivere, hanno capito che le storie uniche non muoini mai ma restano impresse nel gran libro del cielo.

    P.S. Mi scuso per gli errori contenuti nella prima pagina, perchè non ho potuto correggere in quanto ho sbagliato a inviare