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Breve, ma veritiera storia del bacio (parte 1)


sabato 18 luglio 2009 di Achille della Ragione

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Sociologia


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La seconda parte di questo articolo è pubblicata il 1 agosto 2009 su questa rivista. Clicca qui per la 2 parte

Quando nasce il bacio?

L’origine del bacio, a detta degli antropologi, risale alla preistoria, quando le nostre antenate per nutrire i loro piccoli sminuzzavano il cibo nella loro bocca prima di passarlo, attraverso una sorta di bacio alimentare, ai fantolini.

Questa ipotesi è stata avanzata anche da Desmond Morris, il celebre etologo inglese autore di numerosi libri sul comportamento umano, che la elabora, precisando come le madri svezzavano i loro figli masticando il cibo e dandolo loro con un bocca a bocca che implicava una notevole quantità di pressioni reciproche della lingua e delle labbra, un modo di nutrire i bambini simile a quello degli uccelli ci sembra oggi bizzarro ed estraneo, ma - scrive Morris nel libro "L’uomo e i suoi segreti" - la nostra specie l’ha probabilmente praticato per più di un milione di anni.

Gli amanti che si esplorano reciprocamente la bocca con la lingua ritroverebbero, quindi, il benessere arcaico e la sensazione di gratificazione e fiducia della nutrizione bocca a bocca. Questo, per il biologo, rafforzerebbe la loro confidenza e il loro legame. Anche secondo Freud, attraverso il bacio, si recupera il soddisfacimento dell’oralità dell’ infanzia. La bocca è il primo strumento privilegiato attraverso cui i bambini conoscono le persone, gli oggetti il mondo. I bambini portano tutto alla bocca, perché è un organo estremamente sensibile e luogo di transito di ciò che dà più soddisfazione: il cibo.

La sensazione che scaturisce da un bacio è estremamente complessa ed alla base dell’emozione che provoca vi è il lavoro di ben 35 muscoli facciali, un’accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione e la messa in circolo di sostanze neuro ormonali che tendono ad innalzare l’umore. Il bacio è proprio degli esseri umani (fig. 01), l’Homo sapiens sembra infatti l’unica specie animale che si scambia baci, anche se a volte degli scambi di effusioni tra animali sembrano simularlo come nel caso di questi due cani della prateria (fig. 02). Attualmente si ritiene che il bacio abbia anche la funzione di cercare partner con un corredo genetico diverso dal proprio per rinforzare la prole.

Esso si manifesta in egual maniera in tutte le culture ad eccezione degli eschimesi o dei pigmei che si strofinano vicendevolmente i nasi.

Il bacio esprime una serie molto ampia di situazioni e relazioni, dalla sottomissione al cospetto di un potente del quale si baciano i piedi al saluto tra parenti ed amici, dallo scambio di intimità tra due amanti alla cerimonia di ingresso in una categoria o in un clan (fig. 03), si pensi al bacio accademico o a quello tra mafiosi o vecchi camorristi, o a quello scambiato tra grossi esponenti della politica (fig. 04), vi sono poi i baci liturgici ad oggetti sacri durante le funzioni e l’amministrazione di alcuni sacramenti, o tra capi religiosi (fig. 05).

I musulmani baciano la Pietra Nera alla Mecca, mentre gli ebrei baciano il Muro del pianto, gli Hindu baciano talvolta la terra nei templi e i cattolici, durante la liturgia del Venerdì Santo, baciano la croce in segno di adorazione per il Cristo. Nel cerimoniale papale è tradizionale baciare i piedi al Papa (l’anello per i cardinali), una tradizione nata nell’impero bizantino ai tempi dell’Imperatrice Teodora come segno di estrema devozione al sovrano. D’altro canto il Papa, in segno d’umiltà, è solito baciare la terra appena arrivato in un nuovo paese.

Senza dimenticare negli ambienti nobili e raffinati l’usanza del"baciamano" (fig. 06), consistente nello sfiorare appena con le labbra (di un uomo) il dorso della mano di una donna.

Un bacio molto particolare dalla prorompente sensualità è il bacio alla francese (fig. 07) che consiste nel baciare a bocca aperta l’altra persona, muovendo vigorosamente le lingue e spesso con scambio di leggeri morsi sia sulle labbra che sulla lingua stessa ed è, quasi sempre, scambiato ad occhi chiusi. Il bacio alla francese è un avvicinamento all’atto sessuale vero e proprio, ovvero uno dei cosiddetti preliminari, e spesso i più giovani iniziano a scoprire il sesso tramite questo tipo di bacio.

Nella Firenze del Trecento, come ci narra Dino Compagni, la pace tra fazioni diverse era suggellata da un bacio sulla bocca tra i rispettivi capi, un’usanza ancora in vigore negli anni Sessanta del secolo scorso tra i big della nomenclatura sovietica (fig. 08).

Noi ci interesseremo solo e soltanto del bacio d’amore tra un uomo ed una donna, quello cantato da poeti e romanzieri, immortalato nella tela e nel marmo da pittori e scultori, fino ai maestri della fotografia, ai registi cinematografici ed ai cantautori.

Sarà un viaggio breve, ma affascinante.

I baci più antichi delle arti figurative sono quelli conservati negli scavi di Pompei o nel Gabinetto erotico del museo archeologico di Napoli (fig. 09 – 10), in linea con una tradizione storica che vuole collocare la nascita del bacio, in senso moderno al I secolo a.C., quando per combattere l’abitudine di bere per le donne fu stabilito che qualsiasi uomo avesse incontrato per strada una sua parente poteva avvicinarsi per controllarne l’alito. Naturalmente se accertarsi della sobrietà è relativamente semplice, ben più difficile è assicurarsi dell’amore di una donna, per cui il bacio, da semplice avvicinamento delle labbra, sarebbe divenuto ciò che tutti noi ben sappiamo, sin da bambini (fig. 11)

Uno dei baci più celebri della storia è quello di Giuda. Per secoli, attraverso il Medioevo (fig. 12) quello ricevuto da Cristo è stato l’unico permesso tra le creazioni dell’arte, un bacio tra le tenebre che odora già di sangue, che costituisce il culmine dell’azione, bloccando i personaggi con uno stacco deciso, mentre gli occhi si guardano parlando.

Il soggetto è stato replicato infinite volte, dai capitelli romanici alle sgargianti miniature dei codici più preziosi, ma la vetta più alta viene toccata da Giotto (fig. 13) nella Cappella degli Scrovegni, quando un Giuda brutto e dal volto malvagio cerca di abbracciare nostro Signore, avvolgendolo nel suo mantello giallo, mentre Cristo lo fulmina con uno sguardo severo e sprezzante.

In seguito l’iconografia sarà rivisitata da altri sommi artisti, dal Beato Angelico al Durer, da Van Dyck a Caravaggio (fig. 14) ma l’episodio perderà la centralità drammatica riconosciutagli dal padre della nostra pittura, perché il bacio si è nel frattempo liberato da quell’aura di peccato ed è riconosciuto come espressione di affetto e di amore, trasformando il tradimento compiuto nell’Orto degli ulivi ad eccezione negativa.

Il genio di Giotto ci ha lasciato nella celebre Cappella degli Scrovegni altri esempi di baci, dopo l’interminabile cappa di silenzio che aveva avvolto questa perentoria manifestazione di sentimento nell’espressione artistica.

Tenero ed umanissimo è quello che si scambiano i genitori della Vergine davanti alla Porta Aurea, uno scambio di effusioni segno, non di una bruciante passione, quanto di una consolidata comunione fisica e spirituale. Altre forme di bacio che si possono osservare grazie al pennello di Giotto in quel grande affresco di umanità fissato nella mitica cappella è quello dei Re Magi al Bambinello in fasce, della Maddalena ai piedi del Cristo crocifisso, mentre il maestro di cerimonia delle nozze di Cana bacia compunto e più volte la coppa del vino. Esplodono fragorosamente sentimenti che parevano dimenticati ed erano soltanto repressi dalla morale corrente.

Negli stessi anni i poeti di corte fanno del bacio il fulcro delle loro narrazioni: furtivo, galante, appassionato e di rincalzo i pittori si fanno più espliciti ed audaci e ci rappresentano approcci di labbra sempre più amorose e sensuali, preludio allo scatenarsi delle passioni.

Gli artisti utilizzano il pretesto mitologico ed affidano il brivido del bacio a labbra divine o quanto meno eroiche, facendo rivivere sulla tela sottili emozioni e tresche amorose cantate da Ovidio, Catullo ed Omero.