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UNO SGUARDO IN MEDIO ORIENTE DI QUESTE ULTIME ORE

di Sandro Meardi
giovedì 9 gennaio 2020



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Dopo la millimetrica precisione con la quale un missile, lanciato da un Drone americano (verosimilmente un MQ9 Reaper), ha centrato la vettura sulla quale viaggiava, uccidendolo, il Generale iraniano Quessem Soleimani, si è temuto il peggio. Ma il peggio è risultato solo nelle fantasie di qualche giornaletto, sia pure dalla testata illustre, come ad esempio il New York Times, da sempre contrario alla politica muscolare del Presidente americano Donald Trump.

E’ di queste ultime ore il resoconto della “bellicosa” reazione missilistica di Teheran, avvenuta la notte scorsa contro le basi militari della coalizione internazionale anti-Isis di Erbil e Ayn al-Asad in Iraq. Operazione ribattezzata dall’Iran “Soleimani martire” e rivendicata come “uno schiaffo agli USA, quale feroce vendetta dei guardiani della rivoluzione”.

A leggere i resoconti si una siffatta feroce vendetta c’è soltanto da compiacersene. Non s’era mai vista, ad oggi, un’azione militare di rappresaglia legittimata dall’art.51 della Carta delle Nazioni Unite invocata da Teheran, così studiata a tavolino da sembrare persino simulata. Orario e obiettivi dell’attacco sono stati preventivamente fatti trapelare e i fantomatici missili cruise dei Pasdaran iraniani, si sono poi rivelati missili tattici di scarsa efficacia.

Morale della favola. Nessun morto, nessun ferito e danni irrilevanti. Si ha come l’impressione che il regime iraniano se la stia facendo sotto, ben attento però, che quanto di maleodorante provenga dai sacri palazzi non raggiunga le piazze di Teheran, dove la bandiera americana viene data alle fiamme lasciando, così, libero e sterile sfogo (se non fosse per le decine di morti autoinfertisi durante i funerali di Soleimani) ad una popolazione obnubilata dalle fatawa dell’ayatollah di turno.

Il ruolo delle parti è in pieno svolgimento. Donald Trump “gioca” a fare come il gatto fa con il topo, nello stesso identico modo con il quale ha sino ad ora giocato con i disturbi psichiatrici del dittatore Nord-coreano Kim. Che poi in questi scenari di guerra, più assimilabili a scaramucce internazionali volte a far sentire chi ha la voce più grossa, possa scapparci il “collateral effect” è nelle cose; e questa volta è toccato al Boeing 737 delle linee aeree ucraine. 176 vittime innocenti per le quali non si sapranno mai con certezza le cause, dal momento che Teheran ha già annunciato che le scatole nere di bordo saranno, guarda caso, trattate con il massimo riserbo.

 

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