Un grande scenario di fotografie degli ambienti più significativi della città, una storia fotografica prima del digitale. Questa mostra con diversi artisti muove gli esordi dell’invenzione della nuova tecnica, attraverso le epoche che mutarono nel tempo Il volto della città.
Questo è anche l’occasione per far rivivere l’esperienza di fotografi di ricerca e di molti artisti rimasti anonimi.
Ci sono varie sezioni, nella prima si sperimenta la fotografia con la luce, il dagherrotipo, la carta salata e l’albumina, esplorati dai primi fotografi come Giacomo Caneva, James Anderson, Robert MacPherson, veri pionieri di questa tecnica che si spostavano tra città e campagna con ingombranti attrezzature.
Certamente, fin dai suoi esordi la fotografia a Roma si concentra sulle vestigia classiche e sui principali monumenti archeologici della città, con una produzione fittissima di immagini destinate a soddisfare un sempre più fiorente mercato internazionale. Molti viaggiatori europei e americani infatti, in cerca di preziosi ricordi visivi, prediligeranno il linguaggio fotografico per fedeltà e tempestività di riproduzione.
- Tempio di Minerva con coltivazione di ortaggi
Facendo tesoro dell’opera grafica di Giambattista Piranesi che avevano fissato le inquadrature più emblematiche della grandiosità romana, la fotografia entro da subito in un rapporto complementare con l’archeologia. Con un vasto repertorio che ripropone in modo quasi ossessivo i punti di vista, a volte persino le stesse condizioni di luce, grandi spazi del Foro Romano vengono restituite in riprese dell’interno complesso o dei monumenti isolati, soprattutto il Colosseo e l’arco di Tito, mentre a singoli dettagli architettonici è spesso affidata un’indagine motivata da specifici interessi di studio.
Caso paradigmatico di questo stretto rapporto è quello dell’inglese John Henry Parker, che commissionò a fotografi professionisti, romani e non, una straordinaria documentazione della Roma antica e monumentale, riunendo 3300 fotografie, di cui l’archivio fotografico del Museo di Roma conserva circa 800 esemplari. Utilizzandole come corredo iconografico per i suoi 13 volumi sull’ archeologia romana, editi tra il 1874 e il 1883, egli sancì di fatto la validità della fotografia anche come documento, sostegno vitale al lavoro dello studioso, subentrando al ruolo che per secoli era stato delle stampe, seppure in assoluta continuità con loro.
La fotografia ottocentesca costituisce oggi uno strumento prezioso per poter rivivere l’atmosfera di una Roma ormai scomparsa , sospesa a metà fra città e campagna, come a lungo rimase l’odierna capitale: un luogo ideale in cui il parco, la villa penetravano continuamente nel tessuto urbano e lo connotavano profondamente.
La diffusa presenza di giardini in città e ville ha sempre accompagnato la costruzione di grandiose residenze nobiliari, in equilibrio tra natura e storia, nella volontà delle grandi famiglie di ostentare da un lato il proprio prestigio economico, dall’altro una costante attenzione per la bellezza e la cultura, si sono così definite le imponenti ville romane, come Villa Borghese, Villa Doria Pamphili, ma anche grandi palazzi circondati da splendidi parchi come Villa Medici o Villa Altieri.
- Pompeo Molins. Acquedotto Claudio
Nella sezione della cristianità ammiriamo diverse fotografie della Basilica di San Pietro, in versioni solenni e armoniose integrate alla città.
Gli scorci più nascosti nella vita quotidiana, le grandi riunioni di piazza e le lunghe attese di eventi storici. Poi c’è la sezione delle vie d’acqua con diversi immagini che rappresentano il condizionamento operato nei secoli dalla presenza dell’acqua del Tevere, ma anche dagli acquedotti e dalle Fontane. Un eterno giardino, Roma tra città e campagna documenta il patrimonio naturalistico ancora straordinario di Roma.
Largo spazio riservato anche alla quotidianità della vita romana nelle occasioni di vita sociale, la fotografia si fa strumento di comunicazione della storia sociale che restituisce l’immagine della città in tutta la sua vivacità. Il percorso si chiude nelle sale al pianterreno con la sezione ritratti dedicati alla fotografia di figura, con ritratti di personaggi famosi, modelli in posa, interni di studi d’artista ottocenteschi, ma anche con quadri viventi di grande fortuna tra fine Ottocento e primi Novecento.
La mostra sarà inoltre accompagnata da una serie di conferenze e workshop su tematiche specifiche.
Questa mostra è una finestra rara per ammirare le preziose fotografie antiche che testimoniano la nascita e l’evoluzione dell’arte fotografica di Roma dal 1845 a oggi, è un’esperienza che ti fa innamorare della fotografia e della sua arte.
Museo di Roma Palazzo Braschi
Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2 Roma
Tel. 060608 - Email: museodiroma@comune.roma.it