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DONNE ALLA GALLERIA D’ARTE MODERNA

La rappresentazione del femminile attraverso la storia
sabato 16 marzo 2019 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Arte, artisti


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Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma si è aperta dal 24 gennaio e fino al 13 ottobre, un’esposizione che indaga la Donna da oggetto di ammirazione a soggetto misterioso alla ricerca della propria identità fino all’immagine della contestazione femminile degli anni sessanta

Un’indagine sulle Donne e sul lungo cammino verso l’autodeterminazione, la consapevolezza di poter ricoprire sia il ruolo di madre, di ammaliatrice, di cittadina, depositaria di diritti e capace di perseguire sogni personali. Promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con la Cineteca di Bologna, Istituto Luce-Cinecittà, la mostra presenta circa 100 opere tra dipinti, sculture, grafica, fotografia e video, alcune mai esposte prima o non per lungo tempo, provenienti da collezioni d’arte contemporanea capitoline, fino alla documentazione con foto, filmati e locandine d’epoca che raccontano la lunga marcia verso l’emancipazione femminile.

Durante tutti i secoli, il corpo femminile è diventato un modello di bellezza, di studio, di erotismo, la donna era musa ispiratrice degli artisti ma anche fonte di peccato, un continuo oscillare tra il ruolo materno e di virginale maternità e quello di tentatrice, ammaliatrice, maga. Non a torto collettivi di artiste femministe americane si domandavano “Le donne devono essere nude per entrare nei musei?”

Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento la rappresentazione della donna oscilla tra queste due immagini retoriche come nel quadro Le Vergini savie e le vergini stolte di Giulio Aristide Sartorio o nelle immagini ora di angelo ora di crudele seduttrice così com’era descritta in letteratura dal simbolista e decadente D’Annunzio o dai poeti Maledetti d’oltralpe, oppure nelle prime pellicole cinematografiche che portavano sullo schermo le prime dive di epoca moderna.

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Ettore Ximenes: Ecce Mater

Contemporaneamente al progresso sociale delle donne (i primi movimenti delle suffragette in Gran Bretagna e negli Stati Uniti d’America) con l’avvento della psicologia e le teorie freudiane si scardina per sempre l’immagine armonica di famiglia tradizionale, descritta come il luogo dove pulsioni e conflitti si manifestano.

Tra i ritratti che spiccano il volto di Elisa, moglie di Giacomo Balla, icona della mostra e ritratta mentre si volta per guardare qualcosa o qualcuno dietro di sé, uno sguardo che muta lo stupore in seduzione, trasformando il ritratto da oggetto da ammirare a soggetto misterioso. I volti femminili ci guardano come specchiandosi nei nostri occhi, sono via via materni, ammaliatrici, al servizio della patria, ritratti in uno spazio senza tempo in pose plastiche, giocose, evanescenti, malinconiche, maliziose.

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Giacomo Balla: Il dubbio

Le immagini femminili continuano a segnare la storia in modo inconsueto come nel quadro Donne che si spogliano di Mario Mafai anche quando, durante gli anni del fascismo, il ruolo della donna torna ad essere tra le mura domestiche.

Dopo la partecipazione delle donne alla liberazione e il voto del 1946, inizierà una vera e propria lotta per far valere il diritto di uguaglianza delle donne che culminerà negli anni Sessanta con la contestazione sociale dei modelli patriarcali e la nuova consapevolezza da parte di artiste di voler essere libere di scegliere anche un ruolo diverso da quello di “madre”, come Giosetta Fioroni, L’altra ego e Sissi, Nidi.

L’ultima sezione è dedicata alla relazione tra gli sviluppi dell’arte contemporanea e l’emancipazione femminile, le lotte femministe con materiale documentario proveniente da ARCHIVIA – Archivi Biblioteche Centri Documentazione delle Donne – testimonianza di performance e film d’artista di alcune protagoniste di quella stagione rammentando il ruolo che ebbe il teatro prima e il cinema poi, in questo cammino.

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Baccio Maria Bacci: Vecchie carte

La nemesi dei volti degli anni ’20-’30, delle attrici, filodrammatiche o ricamatrici, operaie, sopravvissute ai soprusi di tutti i poteri, alle ragazze piene di speranza degli anni ’50-60 o quelle dei collettivi degli anni ’60-’70, che recuperavano la memoria di artiste o esprimevano per la prima volta la loro arte, appaiono le une accanto alle altre, come nel moltiplicarsi dei volti negli specchi.

Donne che fino qualche anno prima erano sottoposte al ricatto dell’approvazione maritale o a quello del matrimonio dopo lo stupro. Ogni donna ha visto e vissuto la sofferenza della discriminazione propria o di altre nel corso della propria vita e la storia o il racconto di quelle che ci hanno preceduto è importante da ricordare a chi oggi vive il ruolo femminile, l’importanza della memoria, degli avanzamenti compiuti per avere il coraggio di perseguirne di nuovi.

Il cammino è lungo, oggi è importante più che mai comprendere l’integrazione dei ruoli sociali sia della donna sia dell’uomo, se si vuole davvero portare il cuore oltre l’ostacolo. Una mostra socialmente, oltre che culturalmente, valida e consigliamo di vederla portando le vostre figlie, le vostre studentesse, nipoti, amiche. Sarà un modo per onorare e avere cura del femminile, che voi siate donne o uomini.

Dal 29 gennaio il Gam lancia l’hashtag #donneGAM per pubblicare le foto delle donne comuni della nostra famiglia sui socials in pose della loro vita comune e storia familiare.

GAM
Via Francesco Crispi, 24
Da martedì a domenica 10.00 - 18.30
www.galleriaartemodernaroma.it

Biglietto: €7,50 intero Gratuito per i possessori di MIC Card

 

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