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IMPRESSIONISTI: L’ALBA DELLA MODERNITA’

Inaugurata al Museo Storico della Fanteria dal 30 marzo al 28 luglio 2024, la mostra che celebra gli Impressionisti.
venerdì 5 aprile 2024 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Presentata a Roma la nuova esposizione sugli Impressionisti, prodotta da Navigare srl e sotto l’egida del Comitato scientifico composto da Gilles Chazal (ex Direttore Musée du Petit Palais, Membre école du Louvre), Vincenzo Sanfo (Curatore mostre internazionali, esperto di Impressionismo) e Maithé Vallès-Bled (ex Direttrice Musée de Chartres e Musee Paul Valéry) diretto da Vittorio Sgarbi.

Vittorio Sgarbi in presentazione stampa ha sottolineato che:

“L’Impressionismo è una condizione dello spirito, e la scelta di portare l’arte impressionista in un museo militare significa la conquista di spazi militari. È la fine della guerra. Gli Impressionisti sono la negazione della guerra. L’idea di conquistare questi spazi con la bellezza di donne, di fiori, di colazioni, di momenti di festa, è come dire: l’umanità non può andare avanti con la guerra. I popoli hanno bisogno di pace e questa è una mostra di pace. L’idea di conquistare uno spazio di guerra come questo museo, con una mostra d’arte, è un segnale di pace”.

Le opere esposte, circa 160 di 66 artisti, tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir e l’italiano De Nittis, provengono tutte da collezioni private italiane e francesi per celebrare i 150 anni dell’Impressionismo, la cui nascita è legata alla prima mostra impressionista organizzata dal fotografo Nadar, il 15 aprile 1874 nel suo studio a Parigi.

Sull’impressionismo si sono aperte moltissime esposizioni negli ultimi trent’anni, la diversità di questa è nell’eterogeneità delle opere e nella sua ricostruzione filologica, dalle origini fino al suo sviluppo, un modo di fare arte che non sarà più lo stesso.

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L’impressionismo arrivò sulla scena parigina fin dal 1847 con l’annuncio da parte di Courbet di una nuova poetica che affrontava il realismo integrale cioè affrontando direttamente la realtà. Sarà nella rassegna del mercante d’arte Durand-Duel all’esposizione universale di Parigi del 1848 a portare circa 300 opere paesaggiste realiste dei pittori della Scuola di Barbizon come Jean F. Millet, J.B.C. Corot, J. Constable, J. Dupré e molti altri alla ribalta questi artisti che si proponevano di ritrarre paesaggi realistici venati di romanticismo, associando al paesaggio lo stato d’animo, alla ricerca di autenticità e ispirazione sincera.

Il Movimento Impressionista riprenderà i motivi paesaggisti di quella scuola cercando allo stesso tempo il superamento del “classicismo” e del “romanticismo”, che apparivano poetiche di mediazione del rapporto tra l’artista e la realtà oggettiva. Oltre al rifiuto dell’accademismo pittorico, ci si poneva il quesito su come affrontare il reale, come liberare la sensazione visiva di ogni esperienza da qualsiasi atteggiamento precostituito che potesse pregiudicare l’immediatezza dell’esperienza, liberando anche l’operazione pittorica da ogni regola e consuetudine tecnica per una resa dei colori unica e mai realizzata fino ad allora.

Gli artisti impressionisti bruciarono i ponti col passato, aprendo una via di ricerca artistica moderna, la loro definizione risale ad un commento ironico di un critico su un quadro di Monet intitolato Impression soleil lévant e fu adottata dagli artisti come sfida nelle mostre successive. Fecero parte del gruppo in una prima fase: Monet, Renoir, Degas, Cézanne, Pissarro, Sisley, a cui si aggiunse J.F. Bazille che cadde combattendo nella guerra franco-prussiana, oltre a E. Manet, all’epoca più anziano e già conosciuto, che sin dal 1870 aveva declinato i suoi lavori in un senso più realistico, eliminando i chiaroscuri e risolvendo i rapporti tonali in cromatici.

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Il gruppo era molto eterogeneo e non aveva interessi ideologici o politici in comune né un programma. Erano però d’accordo su quattro punti fondamentali: 1) l’avversione per l’arte accademica dei Salon ufficiali; 2)l’orientamento realista; 3) il disinteresse per il soggetto e la preferenza per il paesaggio, il rifiuto per le consuetudini di atelier che prevedevano il disporre e illuminare i modelli, iniziare col disegno al tratto e poi passare al chiaroscuro e al colore; 4) il lavoro en plein air, studiare le ombre colorate e i rapporti tra i colori complementari. Su questo ultimo punto è da sottolineare poggiava le basi sulle teorie di Chevreul sui contrasti luminosi ed era il tentativo di fondare una nuova pittura sulla base delle nuove teorie scientifiche.

I primi sperimentatori fecero uno studio diretto sul vero, lavorando sulle rive della Senna, rendendo nel modo più immediato, con una tecnica rapida e senza ritocchi, l’espressione luminosa e la trasparenza dell’atmosfera, dell’acqua con pure note cromatiche, senza chiaroscuri. Si interrogarono sulla funzione dell’arte come metodo d’indagine della realtà, in un’epoca di prima industrializzazione nella quale la scienza e la tecnica facevano grandi avanzamenti come la fotografia, il cinema, l’elettricità, il telefono, i primi voli aerei; cercarono il modo di trasformare l’arte in una tecnica rigorosa quanto quella scientifica che ne ridefinisse i contorni.

Nell’esposizione aperta a Roma, troviamo un’ampia galleria di dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni di artisti che contribuirono, sperimentando stili e tecniche differenti, all’originalità del movimento, evidenziando aspetti poco conosciuto della ricerca impressionista con l’utilizzò di tecniche di stampa influenzate dalla fotografia.

Oltre ai dipinti ad olio, si potranno ammirare, acquerelli, bozzetti preparatori, studi e litografie di opere conosciute al grande pubblico, tra queste: La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot, il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e le celebri ballerine di Degas presenti anche in diverse sculture bronzee realizzate per lo studio del movimento.

Il percorso si articola in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo; L’eredità dell’Impressionismo, abbracciando un arco temporale dall’inizio del 1800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, fino a agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck per concludersi al 1968, con un’acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin.

Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti del movimento, (tra cui quelle di Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir), sono presenti quelle di artisti comprimari, come Bracquemond, Forain, Desboutin, Lepic, Millet, Firmin-Girard e Lecomte, il cui delicato dipinto a olio Bateau sur la riviere è l’immagine simbolo della mostra insieme a molti i materiali documentali, lettere, fotografie, libri e oggetti per offrire una visione completa della società del tempo.

Un’operazione espositiva interessante perché molte opere sono poco conosciute, così come molti artisti che gravitarono attorno al gruppo principale e meritano una visione per avere un quadro completo di questo movimento artistico che tanto ha influito sull’arte.

Orari: lunedì-venerdì ore 9:30 - 19:30; sabato, domenica e festivi ore 9:30 - 20:30. Biglietto intero 15 euro (feriali), 13 euro (weekend). Prevendita on-line: www.ticketone.it. Info: www.navigaresrl.com.

 

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