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NUOVE TECNOLOGIE ED ETICA

Assange e Snowden, ricerca della verità e privacy
domenica 1 dicembre 2013 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Attualità
Argomenti: Opinioni, riflessioni


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Sono lontani i tempi in cui ci divertivamo guardando i film del famoso A007 interpretati dal fascinoso Sean Connery: anche a cinema oggi Daniel Craig ha dato un nuovo volto al personaggio, meno bello, più rude e violento, un personaggio meno elegante e raffinato che beve ….birra. Si sa, i tempi cambiano. E ora da quando è scoppiato lo scandalo Datagate, non ci vien più voglia di scherzare su spionaggio e intrighi internazionali.

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Negli USA coloro che vogliono sapere troppo, vengono spesso derisi e chiamati “Grassy Knolls”, colline verdi. L’espressione fu coniata per quelle persone che, nelle indagini sull’assassinio di J. Kennedy, testimoniarono che i proiettili provenivano da una vicina collina, non dalla finestra dell’edificio in cui era Oswald. Dopo 50 anni dal tragico avvenimento, purtroppo ancora non è stata fatta piena luce su quanto accadde. Non vogliamo fare la fine dei grassy knolls, ma crediamo che la ricerca della verità, attraverso informazioni corrette, sia non solo un diritto, ma anche un dovere di ogni essere umano.

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L’umanità è giunta ad una svolta epocale, segnata da progressi tecnologici e scientifici che ci stanno coinvolgendo ad un ritmo vertiginoso: è il momento di grandi scelte “etiche” che dovrebbero essere fatte con senso di responsabilità per la difesa della vita stessa sul nostro pianeta. Manipolazioni genetiche, potere nucleare, inquinamento, mutamenti climatici e quant’altro, in un mondo globalizzato richiedono regole e controlli internazionali per difendere fondamentali libertà, diritti umani e civili, nonché istruzione, lavoro, salute, ambiente, cibo, acqua (“beni comuni”) .

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Rivelazioni quotidiane su corruzione, imbrogli nazionali e internazionali, guerre, violenze, abusi di ogni genere ci vengono propinati dai mass media senza pietà e senza tregua, mai bilanciati da notizie positive che infondano un po’ di speranza. In particolare il caso Assange, le rivelazioni di Snowden e lo scandalo Datagate ci dimostrano quanto sia difficile barcamenarsi tra ricerca della verità, corretta informazione e tutela della privacy.

Lo spionaggio internazionale non è certo un sistema nuovo, come giornali e Tv hanno svelato : sistemi di monitoraggio mondiale erano già in uso dai lontani tempi della “Guerra Fredda” quando USA, UK, Canada, Australia e Nuova Zelanda stabilirono, con un accordo segreto (patto Ukusa), di utilizzare un sistema chiamato Echelon, collegato ai servizi segreti, per un controllo globale strategico contro il comunismo.

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A quanto pare non è stato mai smantellato, anche se negli anni ’80 e ’90 molte persone e gruppi organizzati cercarono di informare il mondo per combatterlo, in particolare i giornalisti Nicky Hager e Duncan Campbell. Oggi il sistema è reso ancora più efficiente attraverso l’ampio uso di satelliti, cavi sottomarini, reti a microonde sulla terraferma (catene di tralicci ed antenne) e soprattutto potenti computer, chiamati “dizionari”, che mediante keywords sono in grado di intercettare, selezionare e decodificare il flusso delle comunicazioni: telefonate, fax, e-mail, cellulari (anche se spenti), bancomat, carte di credito, telepass e documenti vari forniti di chips.

Un’ imponente quantità di dati viene ogni giorno registrata nei grandi “data base” mondiali e solo ora all’improvviso ci rendiamo conto dei pericoli che l’umanità potrebbe correre se tutto ciò venisse usato per obiettivi negativi di orwelliana memoria. Tanti dati sulla nostra vita sono in bella mostra su social network, siti online di giornali, scuole, studi medici e quant’altro: tutto ormai viaggia su Internet e, come si vede nei film americani già da diversi anni, basta digitare un nome su Google per sapere vita, morte e miracoli di ogni essere umano. Insomma “il Grande Fratello” può controllare tutto e tutti. Francamente tutto ciò ci sembra preoccupante poiché, se finora non è servito molto a proteggerci da criminali, terroristi e traffici illeciti, allora ci si chiede quali possano essere gli obiettivi.

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E anche il cinema ci fa riflettere con il recente film di Bill Condon, “Il Quinto Potere”, centrato sulla rivoluzione generata dalle nuove tecnologie nel campo dell’informazione e dell’attivismo online. Pur riconoscendo il diritto alla ricerca della verità, il regista sembra metterci in guardia da un tipo di informazione non sempre attendibile e verificabile e per di più con conseguenze imprevedibili e pericolose, capaci di alterare delicati equilibri mondiali. In effetti ricostruendo il rapporto tra il tedesco Daniel Domscheit-Berg, e Julian Assange, fondatore di Wikileaks, egli sembra condividere i dubbi di Daniel nella gestione della nota piattaforma digitale che in pochi anni riuscì a divulgare sconvolgenti segreti su alta finanza e politica internazionale, grazie ad anonimi informatori sparsi in tutto il mondo.

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Il messaggio conclusivo del film sul tema della “ricerca della verità”, dovere di ogni individuo non delegabile a nessuno secondo lo stesso Assange, ci lascia ancor più perplessi sul “come” accedere alla verità. Una maggiore diffusione della cultura potrebbe aiutarci a discernere tra vero e falso? Potrebbe essere utile unire all’informazione online anche quella “cartacea” basata su testi di seri studiosi o di onesti giornalisti “investigativi”? Perché non giungere a leggi internazionali più trasparenti e rispettose della libertà dei popoli? E alla fine ci si chiede: “ Una volta svelato ogni intrigo e turpe intrallazzo, quali mezzi ha oggi l’individuo per difendersi da solo?”

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Un senso di impotenza pervade l’anima di fronte a tutto ciò e dal confronto con gli amici dopo la visione del film, scaturisce almeno l’auspicio di una sorta di “riscossa culturale ed etica”, una positiva globalizzazione alternativa e costruttiva condotta in tutti i paesi da persone civili, illuminate ed evolute che con le loro idee possano condurre l’umanità verso una crescente consapevolezza.

E un bisogno di Bello, di Bene, di Vero ci prende all’improvviso e ci fa pensare al grande filosofo, Platone, che esaltò un ideale di bellezza in cui etica ed estetica erano fuse armoniosamente. Corro a prendere gli appunti di filosofia scritti in fretta tanti anni fa mentre il prof. Iorio spiegava e leggo: “ Kalokagathia, parola che deriva dal greco Kalos (Bello) e Agathos (Vero/Buono): ciò che è Bello è anche Vero e Buono. La Bellezza delle idee genera il Bene. Il Bello è lo splendore del Vero”.

 

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