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Fig.01 Maria Jose 1926

Maria José la principessa belga tra i Savoia, il Fascismo e Napoli

Una lunga vita tra il sogno e la realtà
giovedì 1 novembre 2012 di Elvira Brunetti

Argomenti: Storia
Argomenti: Racconti, Romanzi


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Una mostra ai musei reali di Bruxelles in corso dal 3/10/2012 al 3/03/2013 di 149 opere tra abiti sontuosi, mantelli reali, statue, oggetti, filmati, documenti d’archivio, libri, diari, fotografie che testimoniano di un periodo cruciale della nostra storia, quello intorno agli anni Trenta.

Maria José nasce ad Ostenda nel 1906. I suoi genitori sono i sovrani del Belgio, Alberto I ed Elisabetta, duchessa di Baviera. La madre sarà sempre un punto di riferimento importante nella sua vita. Fin da piccola la principessa è destinata in matrimonio all’erede al trono d’Italia, il principe Umberto di Savoia (1904-1983). Ma le nozze programmate non sembrarono una imposizione proprio per i racconti della mamma che l’aiutavano a sognare di un degno avvenire per il suo rango. A soli 11 anni è già in un pensionato in Toscana per imparare la lingua italiana. Ma la sua giovinezza è ancora spensierata, come appare nella mitica foto di Robert Marchand del 1926 (Fig.01). In un’aura romantica con sofisticati bagliori di luce Maria José è un’immagine regale per la bellezza, l’eleganza e la raffinatezza.

Il principe Umberto arriva in Belgio, per chiedere la mano della principessa nel 1929, viaggiando in macchina, una Fiat 520 torpedo décapotable, una delle prime auto col volante a sinistra. E in un’altra foto presente in mostra i due fidanzati ufficiali sono ritratti nella tradizionale posa tra mille bouquets di fiori. Dal libretto pubblicitario della Fiat “Il Treno Reale” sono ricavate le immagini degli interni lussuosi con decori in oro e legno della famosa locomotiva messa a disposizione dai sovrani italiani per la famiglia reale belga, che impiegò 38 ore per raggiungere Roma.

Siamo nel 1930 e prima di sposarsi è d’uopo la visita al Santo Padre. Maria José opta per un abito rigorosamente nero, perché quello bianco era riservato alle sovrane spagnole e di casa Savoia ma lei non lo era ancora. Alla vigilia delle nozze la coppia reale è ricevuta in Vaticano da Pio XII, solo un anno dopo i Patti Lateranensi, che posero fine alla spigolosa Questione Romana, sorta nel 1870 dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia. Essi limitarono il potere temporale del Papa alla Città del Vaticano, ma fecero del Cattolicesimo la religione ufficiale dello stato italiano.

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Fig.02 Il matrimonio

Tra le foto del matrimonio (Fig.02) è particolare quella che ritrae il rito della Velatio, un velo bianco ricamato d’oro sulla testa degli sposi sorretto da 4 principi di casa Savoia. Le nozze (Fig.03) sono l’occasione per il regime fascista di mostrare la grandezza della Nuova Italia. Ci furono feste impressionanti che durarono diversi giorni con sfilate di bestie africane per la propaganda militare e cortei folcloristici.

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Fig.03 Gli augusti sposi

Nelle vetrine allestite superbamente per la presenza di luci e specchi si possono ammirare sette mantelli reali di corte: da quello in velluto rosso indossato dalla principessa Astrid a quello meno importante ma più significativo per il bordo ricamato in oro, dove compare il nodo a forma di otto, divenuto il simbolo dei Savoia. In ricordo del pegno d’amore eterno ricevuto nel 1350 da Amedeo VI dalla donna amata che lo aveva fatto con i suoi capelli intrecciati. Splendidi i due mantelli reali in taffetas di seta gialla con fili d’oro e argento e applicazioni di strass e perle. Alcuni di essi furono usati durante il matrimonio dei promessi sposi, ma forse quello più bello e più ricco fu indossato da Maria José per il battesimo di Maria Pia a Napoli nel 1934. La famosa sartoria Buonanno eseguì per l’occasione un mantello satinato colore avorio con applicazioni di rami di rose in oro e argento in rilievo per la rifrazione della luce (Fig.04).

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Fig.04 IL mantello satinato colore avorio

La mostra continua con abiti indossati anche in occasioni meno importanti, da colei che diventa quasi un’icona della moda femminile dell’epoca. Le prime case di couture di Milano e Torino “Ventura” e “Gori” modellano per la silhouette della principessa il biais (tessuto tagliato di sbieco) francese (Fig.05), ottenendo abiti sontuosi, ma moderni, col raso, col velluto e spesso accessori di pelliccia come il frequente collo di volpe.

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Fig.05 Maria Jose alla moda

Il vestito come emblema della potenza reale per contrastare almeno in parte il consenso di Mussolini che aumentava sempre più. Il principe Umberto a volte sollecitava la moglie a vestirsi in modo adeguato all’alto rango di rappresentanza.

Dopo il suo trasferimento da Torino a Napoli Maria José diventa cliente assidua di Concettina Buonanno, celebre per aver confezionato l’abito da sposa della regina Paola nel 1959. Nella città partenopea (Fig.06) segue il corso d’infermiera, presso l’ospedale degli Incurabili, specializzandosi nella cura delle malattie tropicali. Con l’uniforme della Croce Rossa va in Etiopia, mostrando un attaccamento al suo nuovo Paese, nonostante il Belgio continuasse a vendere armi a quella nazione.

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Fig.06 La principessa con il figlio Vittorio Emanuele

Il ricordo della madre torna costantemente nella sua vita. La duchessa Elisabetta aveva svolto opera di assistenza infermieristica a malati del suo Paese. Inoltre tra i suoi interessi c’era anche quello dell’egittologia; fu presente infatti nel 1922 all’apertura della tomba di Tutankamon. Per tale ragione Maria José era molto incuriosita dall’antica civiltà nilotica.

A Roma con lo scopo di migliorare i rapporti tra i suoi due Paesi promuove la fondazione dell’Accademia Belgica, una prestigiosa istituzione vigente ancora oggi.

C’è una foto commovente di Maria José a Napoli, la quale passa in rassegna tanti piccoli ammalati che l’accolgono col saluto fascista, in occasione della inaugurazione dell’ospedale per bambini tubercolotici. Lei ha un volto radioso.

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Fig.07 La principessa e Mussolini

All’inizio la principessa asseconda Mussolini (Fig.07) nelle campagne di aiuti sociali. Ma dopo la seconda guerra mondiale la monarchia ormai compromessa col Fascismo si destabilizza. Il re Vittorio Emanuele III, che aveva nominato Mussolini capo dello stato italiano, abdica il 9 maggio del 1946. Il figlio sale al trono col nome di Umberto II. Il referendum successivo instaura la Repubblica nel giugno dello stesso anno. I sovrani dopo appena un mese di regno devono abbandonare l’Italia.

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Fig.08 Foto di famiglia

Forse il sogno più bello della “Regina di maggio” si frantuma subito in schegge di amari ricordi.

A soli 40 anni Maria José è costretta all’esilio. L’anno seguente i coniugi si separano e lei si stabilisce in Svizzera. Si spegne a Ginevra nel 2001 dopo una lunga vita, arricchita da figli (Fig.08) e nipoti. Per sua volontà è seppellita accanto ad Umberto in Alta Savoia nell’abbazia di Altacomba.

 

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