Gli occhi del viaggiatore, quando l’aereo s’appresta all’atterraggio, sono subito rapiti dal contorno marino che circonda la pista dello scalo palermitano di Punta Raisi (ora Falcone-Borsellino): qui, il mare offre, già, i suoi più seduttivi assaggi e le carezze di Zefiro profumano di salsedine. Quando si giunge a Palermo, o dal cielo o dal mare, s’avverte il singolare onore d’entrare in città con la benevolenza di Poseidone e d’Afrodite perché il mare è, come in tutta la Sicilia, lo sposo secolare e ammaliatore della bellezza unica di una terra colorata e ricca che la storia ha farcito d’eventi, personaggi e leggende. Vecchie vedute ritraggono Palermo ai piedi del monte Pellegrino tra distese d’agrumeti, dritte palme, agavi, fichi d’India, sospesa tra cielo e terra in un incantevole paradiso regnato dalla natura più generosa ...nulla a che vedere con l’odierna aggressione che la città ha subito, dagli anni ’60 in poi, a causa di una disordinata espansione edilizia che ha, sì, esteso la città, ma ne ha stravolto la secolare anima multietnica, assimilando tutti quei nuovi agglomerati urbani alle più anonime e grigie periferie di una qualsiasi metropoli del mondo.
- Mondello
Scempi che, però, tranquillamente, convivono con le ricche vicende di una città che entrò per la prima volta nella storia nel 480 a.C., quando nel suo porto (“Pànormos” - tutto porto) si raccolse la flotta di Cartagine, la gran colonia fenicia d’Africa, in lotta con le città greche di Sicilia. Mai nessuna città ebbe, poi, così tante dominazioni (dalla greco-romana, all’araba, alla normanna, alla sveva fino a quella dei Borboni) tali da lasciare, nel tempo, sintesi architettoniche che concorsero a dare della stessa, l’immagine di un posto che ha visto l’alba e il tramonto dello splendore e della potenza, della ricchezza e della povertà: e così, visitando, ad esempio, la Cappella Palatina, la Martorana, la Cattedrale, la Zisa e altro ancora, si sente, profonda e coinvolgente, la contaminazione forte e duratura che qui, più che altrove, ha definito perimetri fisici e psicologici.
- Piazza Pretoria
Un soggiorno ideale, che consenta un approccio lento ma penetrante, dovrebbe superare almeno i cinque giorni: è una città che si fa amare con gradualità perché il visitatore, sprovveduto, può rimanere disorientato da un fascino che non è prorompente, ma sa insinuarsi, davvero a lungo, solo tra le pieghe e gli anfratti d’occhi e cuori avidi di svelamento. I palermitani assicurano che ogni periodo dell’anno è buono per fare visita alla loro città, complice un clima mite e la presenza pressoché costante del sole, capace di regalare tutte le leggerezze e le gioie spensierate tipiche di una stagione estiva, anche in un altrimenti freddo giorno di febbraio.
E poi, tra le innumerevoli attrattive, un ruolo rilevante è dato anche dal cibo: i sapori e le ricette di questi luoghi sono esportati in tutto il mondo perché sanno coniugare ingredienti colorati di una terra generosa con i sapori di spezie lontane e coll’inventiva tipica sicula-italica.
- Sa Giovanni degli Eremiti
Come non citare la famosissima pasta con le sarde (la cui preparazione tipica richiede: ciuffi di finocchio selvatico, olio extravergine, capperi, acciughe, pinoli, uvetta e cipolla e una spolverata finale di mandorle tritate) oppure gli arancini, il pesce spada gratinato, le panelle di ceci o le guastelle (pagnottine ripiene di formaggio a pezzetti o di un impasto di ricotta e milza di vitello che in città possono assaggiarsi nella storica Antica Focacceria S.Francesco - v. Peternostro 58
nel centro del quartiere medievale di fronte all’omonima chiesa).
Palermo è stata e sarà sempre una meta, obbligata e no, di scrittori e poeti, artisti, politici e comuni viaggiatori, sedotti da questa sua atmosfera orientaleggiante e dalla sua eclettica e multiforme bellezza che infonde, nell’anima, il mistero e la malìa di un luogo allo stesso tempo solare e struggente.