Prima della scrittura e del disegno, ancor prima, forse, della parola, il genere umano ha appreso l’arte nobile e umile (humus è il fango impastato dal dio creatore per plasmare l’uomo, su cui soffiò lo spirito di vita) della terracotta, in cui stoviglie e divinità assunsero le forme della quotidianità e della trascendenza.
- Maria Stella Calligaris
Dal Neolitico fino all’impero di Roma, in ogni epoca e ancora oggi, l’arte fittile, antica e coeva, è un’arte che insegna l’emozione di sempre nella semplicità complessa della forza e della bellezza, quando assumono il colore e la forma evidenti della verità.
Maria Stella Calligaris manipola, plasma, incide l’argilla, quale la manipolavano, la plasmavano, la incidevano gli uomini molto prima di concepire la consapevolezza incontrovertibile e ardua dell’homo sum, e proseguirono poi nella più potente e solida civiltà del Mediterraneo, la civiltà di Roma, a tracciare in quella medesima argilla piatti, vasi, urne cinerarie, lucerne ed ex voto, divinità e i Lari familiari, così mettendo nella stessa materia tutta la vita e i valori della loro civiltà.
Virtutes le chiamava l’uomo romano: mos maiorum, pietas, gravitas, disciplina, aequitas, decorum, dignitas, fides, constantia, honestas, modus, urbanitas… e proprio questi valori, di volta in volta, possiamo leggere nei volti, nelle pose, nei muti colloqui delle statue fittili di Maria Stella Calligaris: donne-madri, fanciulli, l’uomo lavoratore, donne-assorte nella contemplazione del mare o di un bosco, bambini giocosi o curiosi, annoiati, come solo i bambini sanno annoiarsi, misteriosi volti che stanno per rivolgerci una domanda, quella a cui non sapremmo rispondere, perché è al cuore che la rivolgono quella domanda, è all’uomo che la rivolgono, l’uomo che stiamo dimenticando. Così in ascolto, non possiamo che accogliere la domanda, che ci indurrà a reperire almeno in noi una risposta.
- Locandina della mostra
- Foto Stefano Baldacci
- Museo Archeologico Anzio
Non è casuale che le sculture di Maria Stella Calligaris siano in mostra in un museo archeologico, ma è per l’esposizione in questo spazio che sono state realizzate ad hoc.
Dalla suggestiva interazione antico-contemporaneo questi corpi e questi volti, queste donne e bambini e uomini prendono forma, per separarsi da ogni tempo e per rimembrare che i valori di quella civiltà sono i valori della nostra civiltà.
C’è una vita che vive nelle rosse terrecotte, e se le si osserveranno attentamente parrà di cogliere il soffio di quella vita uscire dalla materia ed entrare nelle nostre esistenze.
Ogni immagine ci restituisce un’ espressione del nostro volto, della nostra anima.
Angelo Favaro