Non era mai successo prima. In un’aula del tribunale di Napoli l’avvocato che difende un potente clan camorrista legge un intervento del boss contro un giudice, una giornalista e lo scrittore Saviano. La vicenda ha destato persino l’indignazione del presidente della Repubblica.
Ma perché ce l’hanno tanto con Roberto Saviano? Lo scrittore vive da tempo in un luogo segreto; il suo libro Gomorra ha superato il milione di copie.
Max Weber
Prima di parlare di Saviano e del suo libro, vorrei ricordare ciò che il fondatore della sociologia Max Weber ha scritto in una nota (vol. 1°, pag.195) della sua monumentale Economia e società Bisogna tener presente che l’opera apparve a Tübingen nel lontano 1922 e che l’autore riferiva un argomento di vent’anni prima.
- Max Weber
Dunque, l’argomento riguarda le prestazioni estorte. Il Weber scrive: “Quest’ultimo tipo è rappresentato dalla Camorra nell’Italia meridionale e dalla Mafia in Sicilia, e da gruppi simili esistenti in India, come le cosiddette “caste di ladri” e “caste di predoni” isolate ritualmente, o in Cina, come le sette e le associazioni segrete con un approvvigionamento economico affine. Queste prestazioni sono intermittenti soltanto all’inizio, in quanto formalmente “illegali”; ma in pratica assumono spesso il carattere di “versamento periodico” in cambio di determinate prestazioni, e specialmente di una garanzia di sicurezza Ecco l’osservazione di un fabbricante napoletano , fattami circa vent’anni fa, in risposta ai dubbi sull’efficacia della Camorra in riferimento all’impresa: “Signore, la Camorra mi prende x lire al mese, ma garantisce sicurezza; lo stato me ne prende dieci volte tanto , e garantisce niente” (corsivo mio).
Il potere della camorra era molto grande. La nuova enciclopedia Minerva a pag .700 del 2° volume riporta: “Dopo il 1848, avendo molti camorristi fatto causa comune con i liberali e non essendo l’autorità in grado di mantenere l’ordine pubblico, la c. finì per alcuni anni, sia pure larvatamente, con il divenire a Napoli la polizia ufficiale”
Ulteriore conferma della forza di tale gruppo malavitoso la troviamo a pag.161, 3° volume, della Encyclopaedia of the Social Sciences :…in its last stage it was described as the “greatest criminal organization in the world”
Ingenuamente il Grande Dizionario Enciclopedico tende a rimuoverne l’esistenza. Esso apparve nel 1934 e i motivi sono ben comprensibili.
E così a pagina 798 del 2° volume leggiamo: “ Oggi la C., che ci fu più volte rimproverata dagli stranieri, è del tutto estinta”.
Bene, anzi male, malissimo. Lasciamo la camorra (preferisco la c minuscola) e torniamo a Gomorra
La lama della scrittura
Le trecentotrenta pagine del libro di Roberto Saviano sono un atto di accusa per i signori del malaffare che avviluppano la Campania da troppi anni, trovando sempre nuovi canali di penetrazione, distruzione.
E’ come se avessero una schiera di esperti di marketing; non si tratta di lanciare una nuova auto ecologica o un biscotto a basse calorie. Ma forse più che esperti di marketing bisognerebbe parlare di rabdomanti, uomini che con un semplice ramoscello di frassino si aggirano per la campagna e individuano dove scavare, perché sentono che lì sotto c’è l’acqua.
In poco tempo quel terreno diventa rigoglioso, nascono frutta e verzure.
Ma dalla bacchetta del gruppo di malaffare nasce solo danaro, accompagnato da rivoli di liquido rosso. Invece della vita c’ è la morte.
La camorra sorse a Napoli nei secoli XVI e XVII; inizialmente si limitava a taglieggiare i detenuti in carcere, poi si sviluppò come la mafia, con il controllo del gioco clandestino, della prostituzione, del mercato alimentare, della speculazione edilizia, del contrabbando di sigarette e droga.
Un vero super potere, giacché fa le leggi, le interpreta, le applica e poi controlla attività economiche, assicurando assistenza ai proseliti, dalla cura alla bara, come richiesto in ogni Stato moderno e modello.
A Casarsa
Il pellegrinaggio di Roberto Saviano a Casarsa presso la tomba di Pasolini mi ha ricordato un pellegrinaggio che feci circa cinquanta anni fa alla tomba di Dostojevskij a Pietroburgo. E’ come se si cercasse una risposta ai propri dubbi ed una conferma alla propria missione.
- Pier Paolo Pasolini
Scrive Saviano (pag.233) :”Mi andava di trovare un posto. Un posto dove fosse ancora possibile riflettere senza vergogna sulla possibilità della parola. La possibilità di scrivere dei meccanismi del potere…”
Voleva verificare se poteva denunciare e documentare “con la sola lama della scrittura”.
Le pagine successive acquistano forma di consapevolezza, quasi un impegno (o un giuramento?): “Io so e ho le prove” Lo ripete per una decina di volte, come se volesse gridarlo dentro di sé ed al mondo intero.
- Dostojevskij
A Pietroburgo visitai la casa dove Dostojevskij visse per alcuni anni e scrisse I fratelli Karamazov. Volli andare a salutare le sue spoglie.
Oltre la Nievskij sorgeva il cimitero degli uomini illustri.
Una stele in marmo con una effige in bronzo: Dostojevskij.
Ed una epigrafe da san Giovanni: “In verità, in verità vi dico: se il grano di frumento cadendo in terra non muore, resta solo; se muore, produce un frutto abbondante”
Il messaggio di Saviano dovrebbe produrre un frutto abbondante in questa terra sempre più arida.
Per il secondo volume della mia trilogia - Pensieri in corso - ho scelto come copertina L’urlo di Munch ed ho riportato in prima battuta una riflessione di Vasilij Simonenko, poeta ucraino morto di cancro a ventotto anni: “Perdere il proprio coraggio significa perdere la propria dignità”
Nel congedo a questo libro ho scritto:
La Sfinge
- San Pietroburgo
- Tomba di Dostojevskij
E’ penetrata
Di peso
Ha fatto sentire
Il suo influsso
False acclamazioni
Dichiarazioni
Uomini prostituti
Per un posto
Una sedia
Una poltrona
A grasso e caldo
Un corrompersi generale
Trovare tutto
A facile presa
L’idea
Del sacrificio
La rettitudine
Tutto scompare.
No.
Non è vero.
Non praevalebunt
Contro
Uomini di fede
I portatori
Di vecchie gabelle
Gli speculatori
Di oscura ignoranza
I profittatori
Di gente alla buona
Essi
E’ certo
Certissimo
Non praevalebunt
Amen.
Forza, Roberto, possiamo ancora farcela. Dobbiamo. Sono sicuro che non saranno le minacce a scoraggiarti.
Arturo Capasso
Immagini storiche del processo Cuocolo alla camorra del 1911-1912 a Viterbo