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L’Italia e il confine orientale (Il Mulino, 2007)

LA STORIA DEL TRATTATO DI PACE E DEL CONFINE ORIENTALE ITALIANO


domenica 8 aprile 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Marina Cattaruzza


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Due recenti libri riconducono ai problemi della pace imposta all’Italia dal trattato del ’47. Il primo è L’Italia e il confine orientale (Il Mulino, 2007) di Marina Cattaruzza, opera di grande pregio che ripercorre, con dovizia di richiami storici e bibliografici, le vicende che portarono nel 1914-15 alla campagna interventista in nome di Trento e Trieste da “liberare” per unire alla Madre Patria.

L’Autore spiega molto bene il significato e la portata dell’irredentismo coltivato tra la terza guerra d’indipendenza (1866) e la guerra mondiale, illustrandone caratteri e motivazioni (forse sarebbe stato opportuno ricordare sull’argomento il ruolo svolto da Zanardelli, tenace assertore della riunificazione del Trentino, un tema cui era legato per via di madre, sì da indurre il maggior esponente della sinistra liberale (e non trasformista) a precise scelte in politica interna e nella politica di riavvicinamento della Francia all’inizio del Novecento). Altrettanto chiara l’esposizione delle questioni relative al patto di Londra, in base al quale il governo Salandra decise l’intervento nel ’15 e alle forti polemiche sui limiti degli ingrandimenti territoriali per l’Italia vittoriosa, limiti che non si vollero rispettare con la conseguenza dell’immissione nel territorio nazionale di una forte minoranza slovena, che dimostrò subito di non gradire affatto quella soluzione. E questa scelta sarà all’origine delle violenze nell’immediato dopoguerra, derivata dai contrapposti nazionalismi, con un fascismo triestino con propri aspetti specifici e particolari, come ha documentato De Felice. L’opera di snazionalizzazione a danno degli sloveni fu evidente, e, come reazione, non a caso tra i condannati (a morte e al carcere) dal Tribunale speciale la maggioranza sarà costituita da sloveni.

La parte interessante del libro è quella relativa agli eventi dal settembre ’43 al novembre ’54, quando Trieste viene ricongiunta all’Italia. La prof. Cattaruzza documenta con grande precisione ed obiettività due fatti fondamentali per comprendere quegli eventi tragici. Il primo riguarda la presenza in Venezia Giulia di esponenti del C.L.N. che furono massacrati dai partigiani di Tito, perché l’ordine esplicito era di trattarli ed ucciderli come fascisti, anche se in realtà avevano coraggiosamente affrontato fascisti e nazisti. L’altro punto riguarda le responsabilità personali di Togliatti in tutta quella operazione, le sue manovre per favorire gli jugoslavi, sino all’invito diretto alla popolazione per accogliere quei partigiani come “liberatori”, e infine l’atteggiamento durante le trattative di pace. L’A. mette in rilievo anche il comportamento di De Gasperi che fu di grande dignità ma non in grado di smuovere la situazione di chiusura in cui le autorità militari alleate avevano ridotto quelle terre, consentendo l’occupazione, da parte di Tito dell’intera Venezia Giulia, in contrasto con le stesse condizioni armistiziali. Anche le questioni degli eccidi di Porzus e altre tragedie amarissime sono esposte con massima precisione. Sull’agitazione “nazionalista” per Trieste durante il governo Pella (secondo semestre del ’53) sarebbe interessante approfondire sull’argomento i rapporti del Presidente del Consiglio in quel periodo con il suo ministro dell’Interno, Fanfani. Questo studio della Cattaruzza rappresenta un punto fermo e fondamentale nella storiografia sulla sistemazione della nostra frontiera orientale, che ogni persona interessata a quelle vicende deve assolutamente leggere.

L’altro libro indicato all’inizio è L’Italia e il trattato di pace del 1947 (Il Mulino, 2007) di Sara Lorenzini che spiega in maniera rigorosa e dettagliata il corso delle trattative condotte faticosamente dai governi dell’Italia sconfitta per cercare di alleggerire il peso delle imposizioni dei vincitori. Emergono in questo libro sia le difficoltà, le incomprensioni, gli errori di quel triste tempo, sia le reazioni suscitate in Italia in sede politica e a livello popolare dal diktat. Merita molto interesse la lettura di tutte le clausole del trattato del febbraio ’47 perché vi si trovano, tra l’altro, due punti sui quali in seguito si sono avute polemiche. Il primo riguarda le misure dirette ad assicurare l’arresto e il giudizio penale agli italiani accusati di aver commesso e ordinato crimini di guerra, impegno che poi i governi italiani hanno lasciato cadere. Il secondo si riferisce alla demilitarizzazione della Sicilia e della Sardegna, una clausola superata di fatto grazie all’adesione alla Nato che univa militarmente l’Italia agli Usa e alla Gran Bretagna. Tuttavia negli anni ’80 a livello internazionale è stata richiamata dai pacifisti a proposito delle installazioni di missili stabilite in quelle regioni. Come si vede nella storia “tutto si tiene” e la prof. Lorenzini con il suo ottimo libro ha offerto l’occasione per tener presente quella massima.