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Il passato di bronzo (Laterza, 2006)

L’EREDITA’ DELLA GUERRA CIVILE NELLA SPAGNA DEMOCRATICA


domenica 11 marzo 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Mondo
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Gabriele Ranzato


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Il passato di bronzo di Gabriele Ranzato (Laterza, 2006) è una lucida ricostruzione di eventi accaduti in Spagna durante la guerra civile (1936-39) nei ricordi di quell’esperienza, oggi interpretati nella loro completezza storica ed umana.

Il primo governo parlamentare post-franchista emanò una amnistia sui delitti politici commessi sia contro il regime autoritario che dagli stessi esponenti della dittatura. Sono pagine amarissime e crudeli. L’autore - che già si è occupato di quei fatti in un altro recente libro - muove qui proprio dai risultati delle elezioni che hanno segnato il ritorno della democrazia in quel paese. In effetti permane tra gli spagnoli una “dissonanza” nella interpretazione del passato. Si ricorderà il tentativo golpista di Tejero, indice di un atteggiamento insofferente alle pratiche liberali democratiche: era il rispecchiamento di tendenze che fotografano il ricordo di quegli antichi dolori, che spesso la censura spagnola tendeva a coprire. È spiegata molto bene la distanza tra gli stati d’animo delle due differenti parti. Interessante l’osservazione che il numero più elevato di uccisioni compiute dai franchisti rispetto ai difensori della repubblica è dipeso dal fatto che i seguaci della sollevazione militare occuparono via via tutto il territorio nazionale, continuando poi a mietere altre vittime, ma che non ci fu minore spietatezza da parte dei repubblicani in Catalogna.

Vi sono descrizioni accurate di storie riguardanti in particolare volontari democratici italiani - come Fernando De Rosa - e sono altresì illustrati aspetti culturali (letterari ed artistici) connessi a questi eventi. Il passato continua a pesare sulla Spagna, rievocarne le pagine più aspre più essere “istruttivo” ma anche segno di ambiguità, specie quando si tende a mettere in ombra i loro autentici caratteri che Ranzato ha invece il merito di riproporre con richiami precisi e spiegazioni dettagliate su una serie di fattori ormai caduti nel dimenticatoio. Soprattutto appaiono rilevanti i passi che si soffermano sui conflitti interni alle vicende della repubblica, con contrasti insanabili, legati alla diversità degli obiettivi tra i comunisti ed altre forze più spontaneiste. In particolare è sottolineato come la politica realizzata nel biennio 1931-.33 avesse ”provocato il divorzio dalla Reppubblica di una gran parte delle classi medie e delle masse cattoliche, senza peraltro riuscire a conquistare alla democrazia strati consistenti delle classi subalterne”. Una valutazione che non contiene tanto un ammonimento quanto l’espresso richiamo alla necessità che sia fatta “luce” su “tutte le verità” prima di poter seriamente “pasar página”.

 

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