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La meravigliosa storia della repubblica dei briganti (Mursia, Milano, 2006)

TORNA LA REPUBBLICA ROMANA

CON I SUOI MITI E LE SUE GLORIE - Una suggestiva ricostruzione di Fracassi
sabato 18 novembre 2006 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Claudio Fracassi


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Il merito di Claudio Fracassi è di aver restituito alla conoscenza storica La meravigliosa storia della repubblica dei briganti (Mursia, Milano, 2006) - come viene definita con indovinata scelta - l’esperienza di Roma mazziniana e garibaldina del 1849.

È un volume ampio, dettagliato nei particolari, su quel fenomeno storico-politico-umano del tutto originale che fu l’avventura di una repubblica inventata, costruita dal popolo romano e dai coraggiosi accorsi da ogni parte d’Italia contro il volere del Papa e di mezza Europa armata quanto intimorita. Il maggior pregio dello studio è nella descrizione degli eventi che accompagnano dal novembre 1848 sino alla fine di giugno del ’49 la vita di una città da secoli sottoposta al dominio pontificio ed improvvisamente levatasi dal suo letargo per tentare la più spericolata delle imprese politiche del tempo, un tempo pur colmo di guerre e rivoluzioni.

È altresì merito dell’autore aver saputo raccogliere, con lavoro da certosino, tutta una serie di notizie, informazioni, su un gran numero di situazioni e di persone dalle quali è scaturita la inedita formazione istituzionale e sociale. Sono raccontati, come in una vivace cronaca, tanti particolari poco noti su come sorga e si affermi nella città l’incredibile iniziativa popolare, sulla reazione delle autorità papali e su tutto quell’insieme di universo patriottico che riuscì a fondersi in uno spirito di volontà tenaci. Sembrano quasi nascere da un vuoto ed invece sono espressione di una incredibile forza d’animo, di una capacità di compenetrarsi in eventi che travolgono ogni singolo sentimento. Pagina dopo pagina, il lettore vede il farsi di una incredibile “missione” alla quale in tanti si sono impegnati, a rischio della propria vita. Un sogno improvviso che unisce e fonde energie, esistenze, individui, donne, uomini, ragazzi. “Briganti” perché tali considerati dai nemici, che non comprendono il compimento di un autentico miracolo compiuto da uomini, donne e ragazzi. E briganti sono chiamati dai più potenti come dai minori nemici, questi “avventurieri” che spaventano Sua Santità e si ritrovano in mano la possibilità di erigere una nuova realtà organizzata, promossa dalla iniziativa individuale di pochi che diventano subito una unica comunità. Ed anzi questi aspetti sono particolarmente rimarcati dall’Autore. E l’arrivo da tante parti d’Italia di tanti “briganti” si spiega proprio con l’immediata percezione di una missione di valore eccezionale, universale, da condurre a compimento, con maggiore o minore consapevolezza del valore morale dell’impresa che quei coraggiosi riescono a realizzare attraverso l’unica vera rivoluzione democratica dell’Italia risorgimentale. Fracassi delinea altresì la rilevanza delle forze che si muovono per reprimere quel generoso tentativo. Non li spaventa l’alleanza che li combatte, anzi quel coacervo di avversari li sprona a dimostrare che essi sono tutti uomini di forte volontà. E tra essi - non dimentichiamo - sono molte donne, sia popolane che benestanti. Il richiamo “Roma, Repubblica: venite!” è un messaggio che trascina gli eventi di quell’anno e assume un’importanza storica. Dalle varie province dello Stato pontificio (Romagna, Marche, Umbria) ma anche dall’Abruzzo e dalla Toscana, come da altri centri, giungono cittadini desiderosi di dare il loro apporto alla costruzione di una Repubblica, capace subito di dotarsi di una costituzione - ancora oggi - esemplare. La vita nella città, nei vari livelli, le difficoltà nella vita civile, l’urto delle armi con il peso degli eserciti assedianti e con personaggi esemplari come l’apostolo genovese, il condottiero nizzardo e i mitici Mameli e Pisacane, per non parlare dei “romani” autentici, fieri di realizzare quel sogno. Azioni militari impetuose compiute da un piccolo e compatto esercito che si deve difendere da francesi, austriaci ed affiliati che vorrebbero restituire il trono al papa, anche se personaggi meno famosi ma altrettanto validi nel pieno di quelle battaglie, da Colomba Antonietti ai tanti quasi sconosciuti, ignorati dalla storia che si immolarono in nome di ideali vissuti tanto intensamente quanto drammaticamente. Infine le pagine memorabili dell’assedio. Una lettura istruttiva specie per chi crede che gli scontri risorgimentali siano stati militarmente insignificanti, mentre i romani cercano, sino all’ultimo, di salvare le nuove istituzioni che si sono dati democraticamente e non cedono le armi se non quando ai sacrifici estremi non corrisponde più alcuna possibilità. Uno dei libri di approfondimento storico pubblicati recentemente, al quale giustamente è stato conferito il premio Santa Marinella per la saggistica.

 

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