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Il ruggito del Grillo. Cronaca semiseria del comico tribuno. (Moretti e Vitale, Bergamo).

COME GRILLO E’ RIUSCITO AD ENTRARE IN POLITICA

DAL TEATRO ALLA PIAZZA
sabato 1 giugno 2013 di Carlo Vallauri

Argomenti: Attualità
Argomenti: Politica
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Roberto Caracci


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Tra i tanti libri che hanno cercato di spiegare nei mesi recenti il fenomeno politico – qualcuno però aggiunge “antropologico” – del grillismo offre una risposta lo studio di Roberto Caracci Il ruggito del Grillo. Cronaca semiseria del comico tribuno. (Moretti e Vitale, Bergamo).

Precisiamo subito che vi troverete una serie di notizie e di osservazioni che possono essere utili più per una informazione sul percorso seguito che non per penetrare nelle ragioni dell’inatteso successo elettorale. Al centro vi sono due aspetti, da un lato la diffusione del web, dall’altro l’incontro con Casaleggio. Innanzitutto Caracci ricorda come sin dal 1977 il “bruco” si sia presentato come un profeta disarmato in grado di divertire il pubblico e contemporaneamente di fustigarlo, ancor prima di persuaderlo. Certo l’appassionato pubblico di teatro che lo ha adottato come un suo beniamino non intendeva designarlo quale “attore politico” quanto piuttosto come comico bravo e “divertente”.

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Roberto Caracci

Ma quando venne in luce la sua sorprendente capacità di colpire la mente di tanti cittadini gravati in quegli anni dal peso terrificante del brigatismo, si comprese che era passata la “ricreazione” e che stavano per avvicinarsi tempi aspri, una corsa verso l’ignoto: Grillo cercò di “fustigare” i governanti e i loro plaudenti adepti, sottolineandone la “pochezza”, l’ “imprevidenza e la boria”. Egli avvertì subito che aveva un’arma personale per “colpire” il pubblico: cercava non di secondarne i gusti, secondo una classica tradizione artistica quanto di sospingerlo alla riflessione, compito certo non facile. Andare a vedere un suo spettacolo non significava solo volersi divertire, ma essere disposto a prescindere dalle risate per interrogarsi su prospettive avanzanti non tanto dalla “pancia” della società, quanto invece dal suo “cervello” che veniva infatti impegnato a intendere se quell’autore fosse solo un “pupazzo” o qualcosa di più. E il successo personale venne dalla lettura “fantastica” che egli seppe dare agli eventi senza limitarsi a ripetere le solite “cantilene”.

Ecco perché – va rilevato – il suo indirizzare il pubblico verso problemi toccanti della realtà umana in trasformazione servì a distinguere tra normali “spettatori” plaudenti e spettatori toccati nel vivo, quando il comico cominciò ad entrare nell’intimo dei problemi, dai più gravi, il “nucleare” – identificato subito come il pericolo più grave – agli altri tipicamente italiani, dai ritardi nell’organizzazione dei servizi ai traffici bancari. E presto fu questo il suo bersaglio preferito, soprattutto perché presto Grillo seppe individuare i pericoli, denunciando precise responsabilità degli uomini politici come dei banchieri.

Già Grillo stava saltando ben oltre le sue precedenti apparizioni spettacolari, per farsi – scrive l’autore – da “bruco” a “falena”. Presto il suo conflitto con il mondo televisivo segnalava un percorso nuovo nel modo di interpretare i fatti italiani, denunciandone ombre che rischiavano di mettere a rischio le “certezze”. Questo – a nostro avviso – è stato il suo merito indubbio, senza peli sulla lingua, anzi lanciando un nuovo modo, irritante ed irriverente, di cercare una “sua verità” che andrà presto ad incontrarsi non più solo con il gusto del pubblico dei teatri che lo acclamavano ma con la valutazione critica circa quanto stava avvenendo in un’Italia, sbigottita e frastornata.

Fu allora che molti italiani cominciarono a capire come il “fantastico” rappresentasse una interpretazione più penetrante su quel che stava accadendo. Non esitava a colpire obiettivi più alti per richiamare l’attenzione, dal quotidiano consumismo – piaga internazionale – alle “mani sporche” dei politici, “sporche di cioccolato”. Altro punto essenziale della sua polemica è la critica alla “manipolazione delle notizie”: e questo anzi rimarrà uno dei punti fermi della sua denuncia. Non era più solo il rito di un clown a indicare quel che c’era nell’aria: cacciato dalla Rai rispose “aprendo il fuoco”, passando dai problemi dei medicinali (campo nel quale prese anche qualche abbaglio come nel caso dell’AIDS) alle falsità di tante “parole”.

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Grillo

E mentre i fili delle normali reti di comunicazione mostravano segni di ritardo e di insufficienza a cogliere il “reale”, egli scoprì le nuove possibilità offerte dall’uso delle tecnologie più aggiornate contro la “cattività televisiva” e le miserie dell’informazione spalancando gli occhi a tanti italiani. Molti di essi continuarono a considerarlo solo un “clown” e finirono per non condividerne le denunce, altri – più avveduti – seppero intuirne le potenzialità su un terreno più ampio, civile prima ancora che politico. Seppe cimentarsi persino sul prodotto interno “lordo”, denunciò il “controllo” del territorio, e con “ottimismo” accompagnò gli italiani verso il baratro che economisti e politici, internazionali e nazionali, stavano preparando.

Così il caso divenne “politica reale” di fronte a quella immaginaria emerse il senso autentico del “grillismo” tacciato di “antipolitica” solo perché praticava una politica nuova, opposta a quella dei governanti che stavano conducendo il paese verso il baratro. Grillo fu il primo a definirne contorni e caratteri, aprendo definitivamente gli occhi dei troppi italiani ancora “dormienti” avvertendoli che se non si provvedeva subito a invertire la rotta della politica, si sarebbero aggravate le condizioni del paese con l’uso crescente delle violenze. All’improvviso anche i “grandi” politici si accorsero che molti tra essi rubavano e rovinavano materialmente e psicologicamente la società italiana: un “piccolo” uomo petulante ed irritante scopriva le menzogne dalle “grandi opere” come la “spazzatura dell’informazione” falsificante, dalla stampa e soprattutto dai media.

L’uomo “nudo” spiegava le “trafile” e denunciava le illusioni. Dall’ecologia alle ruberie ininterrotte, della destra come della sinistra, il “buffone” si prendeva la rivincita, benché considerato “provocatore” dalla politica ufficiale dei grandi quotidiani, dagli “intellettuali” – responsabili di grandi tradimenti. Il suo “personaggio” dai teatri alle piazze, preparò la sua definitiva vittoria “contro i guardoni”, le “vecchie baldracche” (“Un giorno la rete vi seppellirà”).

Non tutti sono profeti, ma gli attori avvertono più di altri personaggi della vita civile quel che piace o spiace al pubblico, e quando il pubblico si identifica con l’intera società allora naturalmente la vecchia politica finisce per “marcire”. Analisi severa, spesso sviante, ma chiara, netta, senza approdi, senza compromessi. Ecco perché una parvenza di rivoluzione si è affacciata alle nostre porte. Tra Scilla e Cariddi: le 5 stelle sono divenute per un momento fattore primario della vita politica ben oltre ogni previsione. “Il Grillo si è rimesso al giudizio degli elettori che lo hanno premiato. Adesso giudicatelo, voi cittadini lettori. A ciascuno il suo. Ancora molte altre “cose” stanno per accadere.

Anche in politica, quando si entra in gioco, chi ha “vinto” non può sottrarsi alla propria responsabilità: ed un parlamento democratico, come il nostro – malgrado tutto – richiede di stare agli impegni previsti dall’ordinamento costituzionale, ai sensi delle leggi e della prassi. Gli elettori come hanno dato la fiducia, possono eventualmente, alla prima occasione, revocarla. Sta ora a Grillo ed ai parlamentari delle 5 stelle scegliere. Molti si chiedono se il comico, divenuto politico, non pretenda troppo, quando rifiuta di accettare le regole comuni. Adesso valuteremo i fatti nuovi. Intanto è emerso un primo tracollo nelle elezioni amministrative: speriamo sia un segnale capace di far riflettere.

 

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