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SUGLI ECCIDI DEL ’45 Il nuovo libro di Pansa

Storia italiana contemporanea nel libro di Giampaolo Pansa
giovedì 12 gennaio 2006 di Carlo Vallauri

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Giampaolo Pansa


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Il valente giornalista de “L’Espresso” riprende in questa nuova opera le tragiche vicende che nella primavera 1945 condussero all’eccidio di tanti italiani nelle regioni padane ad opera di partigiani e sedicenti tali. Fu un’ecatombe della quale furono vittime non solo persone che avevano svolto un ruolo politico militare durante l’occupazione tedesca e rispetto alle quali potevano quindi esservi motivi di legittima denuncia o, al limite, di personale vendetta, ma altresì sacerdoti, piccoli possidenti che specificatamente in zone dell’Emilia apparivano ai fomentatori di una radicale violenza sociale come nemici da eliminare per il solo fatto di vivere. La eliminazione fisica del nemico come strumento ineludibile nella guerra di tutti contro tutti, secondo una logica perversa ma che proprio scrittori nazisti (come Schmitt) avevano teorizzato e che feroci comportamenti di reparti militari o di polizia politica hanno messo in atto. Ed il titolo del libro si riferisce a quelle migliaia di assassinati che se e quando furono sepolti, lo furono senza neppure un nome, giacché quei corpi venivano trovati senza alcun riferimento d’identificazione. Gli assassini ed i loro complici dovevano impedire che si potesse pervenire ad identificare. Si discute dall’immediato dopoguerra circa il numero di quelle vittime. Nei primi anni ’50 fu il ministro dell’Interno a disporre indagini in proposito e risultò che vi erano non meno di 13 mila morti, identificabili con un nome, e un numero leggermente maggiore di morti senza nome, sì da giungere ad un complessivo di 30 mila persone, un decimo cioè rispetto al numero propagandato dalla stampa neofascista. Pagina terribile, sconfortante ricostruita in questo libro attraverso la memoria dei loro familiari o amici, “memoria dei vinti”, come scrive Pansa. In realtà molte delle notizie qui riferite o di altre riportate nel precedente libro dallo stesso autore erano già note, soprattutto tramite le ricerche specie di Giorgio Pisano o i documenti della rivista Acta, dell’istituto di storia della RSI. L’attuale rievocazione è più vasta ed approfondita con particolari macabri. Cammini dolorosi, sui quali abbiamo espresso la nostra opinione nello scritto sulla “stagione della violenza” (cfr. Soldati, dell’Utet). Adesso questa ampia documentazione invita alla riflessione anche riguardo al comportamento di tutte le parti che se ne sono in vario modo sinora occupate (dalle autorità locali agli organi giudiziari), comprese tutte quella pubblicistica che ha mantenuto a lungo un ombroso silenzio. Può essere valutata positivamente la rivelazione su tanti misfatti, purché non se ne tragga occasione di strumentalizzazione politica.

 

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