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CARO POIROT !


sabato 26 novembre 2005



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Presentazione

Spesso capita nella vita, che la profonda ammirazione che si nutre nei confronti di una persona, ci porti a considerare tutto quello che essa fa meraviglioso e perfetto. In un certo senso, quindi, idoleggiare può voler dire qualcosa di negativo se si pensa che chiunque si costruisca un mito mira soltanto ad essere in tutto e per tutto come lui, abbandonando una cosa di fondamentale importanza, vale a dire il bisogno di coltivare ed imporre una propria personalità anche se sull’immagine dì qualcuno di cui si ha profonda stima. Su questo argomento cari lettori, mi trovate in armonia con ciò che sosteneva il poeta Foscolo: le grandi imprese che hanno reso famosi ed eterni alcuni personaggi della storia devono esortarci a fare come loro, cioè ad inventare quel qualcosa di unico che di certo non passerà inosservato. Di questo discorso allusivo, mi sono servito per introdurre il nuovo giallo, che qualcosa di particolare sicuramente contiene, lo vorrei considerare un omaggio all’impareggiabile detective che nella fantasia di tutti noi è stato Ercule Poirot.. nonché alla straordinaria sua ideatrice, la regina del crimine Agatha Christie.

Personaggi

Lord Osborn: la vittima.

Mary Osborn: la moglie della vittima e la maggior indiziata.

Giusy Osborn: figlia.

Martin Osborn: figlio e narratore

Lilian Osborn: figlia.

Elfrida Osborn: sorella della vittima.

La corte.


Caro Poirot,

le scrivo questa lettera per metterla a conoscenza di una storia che ha dell’inverosimile.

Mi presento, il mio nome è Martin Osborn e circa un anno fa, precisamente il 29 Agosto 1994, sono stato uno dei protagonisti di una vicenda che prima di allora credevo esistesse solamente nell’immaginazione di uno scrittore di gialli. Da quanto avrà capito si tratta di un omicidio, quello di mio padre che ha distrutto definitivamente quel pizzico di armonia ancora esistente nella nostra famiglia. La corte, solamente all’ultimo momento e aiutata da un fatto del tutto inaspettato, è riuscita a mettere dietro le sbarre il colpevole ovvero mia madre ed io della sua imputabilità ho forti dubbi. Sono convinto che solamente lei con il suo fiuto infallibile, potrà fornire la più corretta spiegazione dei fatti che ho paura si celi dietro un grande mistero... Ora, mi adopererò affinché lei conosca l’intero avvicendamento dei fatti, secondo la mia modesta testimonianza. Quel mercoledì mattina tutti i componenti della nostra famiglia erano presenti all’udienza riguardante il processo contro mia madre Mary Osborn. Dopo le innumerevoli indagini della polizia infatti, lei fu dichiarata colpevole dell’omicidio corso a Lord Osborn; nessuno di noi figli evidentemente ha potuto negare il cattivo sangue che scorreva fra i nostri genitori. La corte mi chiamò con l’intento di farmi ricostruire i fatti di quel 29 agosto nella villa di Lord Osborn. Mi schiarii la voce e cominciai a ripercorrere dall’inizio il lungo episodio... “Era un venerdì sera vostro onore, lo ricordo bene poiché il giorno seguente sarebbe dovuta partire mia sorella Giusy per la Cina; sapete? Lei studia lingue orientali e per perfezionarsi decise di trascorrere una quindicina di giorni in Asia. Quella sera, quindi, ci fu come non accadeva da tempo, una cena con tutti i componenti della nostra famiglia. E’ vero che mio padre non andava d’accordo con la mamma, ma tra lui e noi figli c’era un certo affiatamento, specialmente nei confronti delle mie sorelle delle quali era molto geloso, una gelosia misurata s’intende! dovuta semplicemente al grande affetto che provava per loro. Volevo molto bene a mio padre; mi diceva sempre che non dovevo sentirmi escluso se a volte si mostrava più premuroso nei confronti di Lilian e Giusy, io ero sempre il suo unico figlio. La discordia fra il signore e la signora Osborn erano dovuti essenzialmente a mia zia Elfrida, lei viveva con noi da quando mori suo marito in seguito ad un incidente stradale. Mia madre non la sopportava, in effetti più che una cognata, si mostrava una suocera pronta a mettere il becco su ogni questione si animasse in casa. E così ogni volta c’era una piccola discussione la zia era pronta a farne un dramma e a prendere inevitabilmente le parti di mio padre. Con noi figli mostrava sempre buon cuore, specialmente da quando se ne andò la cameriera pensò lei a sbrigare le faccende di casa.” “Signor Osborn!” interruppe il giudice, “ora per cortesia prima di passare a spiegare come e avvenuto il delitto, vorrei che lei ci tracciasse un profilo di suo padre. “Certamente vostro onore! Frank Osborn era un uomo estremamente perspicace.. ma questa non era la sua unica qualità, era molto generoso soprattutto nei confronti della famiglia, lavorava da mattina a sera e riusciva a guadagnare anche molto, noi figli eravamo tutti studenti e lui non ci faceva mancare mai un soldo. Aveva il senso dell’unità della famiglia, cosa che a mia madre certamente è mancata, ogni volta avevamo un problema se ne accorgeva subito anche se noi pensavamo di mascherarlo bene. Quindi, la sera che fu ucciso come già ho detto eravamo tutti riuniti a cena, al termine della quale le mie due sorelle si apprestarono a preparare il caffè, cosa che usualmente faceva mia zia. Dovete sapere Vostro Onore che le tazzine del caffè erano personalizzate, ognuno se ne era scelta una propria fra quelle del vecchio servizio della nonna. La serata non fu molto lunga poiché mio padre decise di ritirarsi presto, la passammo parlando del viaggio di Giusy e dei vantaggi che avrebbe ricavato stando a contatto con una cultura differente dalla nostra. Anche mia madre andò a letto presto... così, io e Lilian dopo aver salutato e augurato buon viaggio a nostra sorella, ce ne andammo nelle nostre stanze, ah dimenticavo! mio padre da qualche mese a questa parte dormiva nella stanza degli ospiti per via del caldo, amava riposare con la finestra completamente aperta cosa che mia madre proprio non sopportava.” “E qui giungiamo al momento del delitto non è vero signor Osborn?” “Si Vostro Onore! mia zia Elfrida è sempre l’ultima a salire in camera, la sera si dedica alle faccende di casa ed è sua abitudine passare a dare la buonanotte a suo fratello prima di coricarsi. Quella volta sentimmo la zia gridare come mai da quando era a casa nostra. Ci alzammo di soppianto e raggiungemmo la stanza dalla quale l’urlo proveniva, quella di mio padre il quale era cadavere sul letto... Il particolare forse più importante era una puntura d’ago sul braccio della vittima. Arrivò poi con la faccia insonnolita Mary Osborn, la quale alla vista del marito morto sul letto, lanciò un urlo secco accompagnato dalle parole: non può essere! non è possibile! L’arrivo della polizia fu quasi immediato. Trovarono la siringa con la quale era stato iniettato il cianuro mortale sotto il letto, su di essa vennero rilevate le impronte di mia madre che continuava a negare di aver ucciso il coniuge”. “Signora Osborn ha ucciso lei suo marito?” “Le ripeto per l’ennesima volta signor giudice che non sono stata io. Quella sera mi sono addormentata subito, ero molto stanca e le assicuro non sono per niente entrata nella stanza di mio marito”. “Come spiega allora le sue impronte sull’arma del delitto?” ”E’ semplice signor giudice...non saprei!” A questo punto giunse il fatto clamoroso e del tutto inaspettato che tolse ogni dubbio sulla colpevolezza della mamma. La corte disse: “se qualcuno desidera deporre a favore della pubblica accusa o della pubblica difesa si faccia avanti”. In quel momento un uomo con il passo affrettato e dal fare risoluto si fece avanti e chiese la parola. Era il legale di mio padre, viveva fuori città e nessuno nella nostra famiglia, all’infuori dei miei genitori, lo conosceva. Concessagli la parola dalla corte cominciò: "Quello che ho da dire non è molto ma credo estremamente importante ai fini del processo; il signor Osborn aveva redatto testamento circa quattro mesi prima della sua morte, la sua volontà era lasciare ogni cosa a sua moglie... prego Vostro Onore di prendere visione del documento che ho qui con me.” Non nego che tutti restammo sorpresi della scelta di mio padre. Anche la mamma lo era, forse questo fu l’unico atto generoso che le aveva fatto suo marito. La corte richiamò l’ordine in aula. La confessione del legale andava certamente valutata ma questo non scagionava di certo mia madre che sembrava essere l’unica fondamenta, sulla quale costruire la soluzione all’intricato caso.

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Il processo sostanzialmente terminò in quella circostanza; la corte si ritirò per deliberare un verdetto molto chiaro ed esplicito: La giuria dichiara Mary Osborn colpevole dell’ omicidio corso a suo marito Lord Osborn e la condanna alla pena dell’ergastolo. Esse furono le ultime parole pronunciate dal giudice, questa la storia di un assassinio che ho tragicamente vissuto... Signor Poirot, spero di averLe esposto i fatti in maniera esauriente. Non mi chieda se ritengo giusta questa sentenza, posso solamente dirle che ciò che sembra non è.. o meglio si è manifestata solo una parte della verità, ma tutto ciò ovviamente è solo una soggettiva impressione.... Con profonda stima

Martin Osborn.

P.S.

Nota Dell’Autore...

Non so quanto doveroso e necessario debba considerarsi questo mio ulteriore intervento nell’epilogo della storia, mi si può rimproverare un’eccessiva originalità che tuttavia mi sento di dover spiegare. La singolarità del titolo, il fatto di costruire una trama in parte strana e comunque riconducibile ad una detective story, non vuole far credere che lo scrittore lo abbia fatto per esibizionismo, proprio no! Allora qual ’è la giusta interpretazione da dare a questo giallo? E’ semplice, il lettore si metta nei panni del Poirot in gioco nel racconto, al quale è affidata la soluzione del caso. Si uniranno, in tal modo, il piacere dello scrittore di fare un omaggio al genio di Agatha Christie a quello del lettore che si diletterà ad interpretare l’inimitabile detective belga. Credo che questa nota abbia chiarito in modo esauriente ciò che al sottoscritto preme, ovvero che il lettore capisca quale senso ha voluto dare lo scrittore alla storia e quindi che la consideri nel modo più consono.

Stefano Polidori.

RIFLESSIONI

La genesi di un giallo presenta numerose peculiarità, dovute alla necessità di rendere perfetto l’omicidio che in quanto tale, è figlio di una situazione caratterizzata dalla sin troppa normalità. Allora cosa porta il lettore alla ricerca della verità, nascosta dall’inganno in una normalità sin troppo evidente? E’ semplice! Qualcuno ha cambiato le carte in tavola, facendo di una realtà conosciuta un piano escogitato da una mente diabolica. Il tempo, il luogo, il soggetto e l’oggetto, sono i pilastri fondamentali che ogni raziocinio criminale che si rispetti prende in considerazione. A questo punto intervengono gli imprevisti; molti quelli voluti, indispensabili se si vuole mandare fuori strada il lettore e pochi, vi assicuro pochi, quelli impliciti che l’investigatore prodigio deve avere la sensibilità di cogliere se vuole trionfare insieme alla verità. Ogni teoria trova riscontro in una pratica, ogni concetto nella sua reale applicazione e quindi ogni ragionamento, segue un proprio filo logico, proviamo a seguirne uno nostro nella vicenda di cui sopra, mettendoci, perché no, quel pizzico di senso in più che permette ad ogni mentalità razionale, di far sua anche la parte irrazionale. Lord Osborn viene assassinato nella sua camera da letto. Cinque i sospettabili, uno solo viene incastrato in base a prove concrete e plausibili forse da qualcuno contestate. Nostro compito è stabilire quanto giuste fossero queste contestazioni, alla luce dei fatti che come si è detto, risultano essere camuffati a dovere da chi della giustizia ha fatto il peggior nemico della propria menzogna. Quindi... ah si! il movente prima di tutto...Certo che quando il contesto è rappresentato da una famiglia in cui ogni alibi può essere vulnerabile e inattaccabile nello stesso momento, tutto risulta più complesso, sulla base anche di pochi e decisivi indizi. Il mio intervento non è in qualità di paladino della giustizia, quindi non aspettatevi la verità inoppugnabile alla quale prima o poi tutte le falsità debbano chinarsi. Io faccio solo delle riflessioni che, in quanto tali, non potranno che essere soggettive. Ogni ipotesi richiede una profonda considerazione, anche quella più sciocca... Ciò che sembra potrebbe essere, in tal caso dovremmo essere pronti a credere che la signora Osborn abbia fallito il suo piano, ammesso e non concesso che ne avesse uno...puntare il dito è veramente difficile per il semplice fatto che ogni personaggio può essere tranquillamente sospettato, sulla base di moventi validissimi. Tutto ciò sembra un paradosso, è come se ci trovassimo di fronte ad un labirinto i cui svariati sentieri portano inevitabilmente al punto di partenza. L’esperienza ci insegna che una via d’uscita c’è sempre, è nostro compito trovarla. Se per intuizione siamo pronti a scartare la supposizione che la signora Osborn fosse effettivamente la colpevole, allora concentriamoci su chi possa aver fatto in modo che sulla siringa venissero rilevate le impronte di ella. Diamo anche la dovuta importanza all’intervento del legale dei coniugi Osborn, il quale mette in discussione che tra moglie e marito ci fossero cattivi rapporti. Fino a quanto siamo pronti a credere che Mary era venuta a conoscenza della volontà del defunto? Alla base della conclusione di ogni ragionamento, c’è l’assioma della non contraddizione. All’inizio di questa riflessione abbiamo parlato di inganno, ne consegue che nella nostra corsa all’assassino dobbiamo tener presente che qualcuno abbia mentito. Elfrida Osborn per prima; lei ha trovato il cadavere e nulla le avrebbe vietato di uccidere il signor Osborn prima di gridare aiuto, sarebbe stato troppo facile sospettare di lei. Ognuno dei tre figli avrebbe avuto la pari opportunità ed il medesimo movente per uccidere il padre. Si sono ritirati alla stessa ora e per uno di loro, sarebbe stato un gioco da ragazzi attendere che ognuno si chiudesse nella propria stanza per poi uccidere. Signori, niente di tutto ciò si è verificato! Si è parlato di sesto senso ed è proprio esso che dobbiamo sviluppare se vogliamo mettere a nudo la verità. L’enigma di un giallo non si risolve solamente attraverso la sola ragione pura, va usata molta immaginazione ed acutezza. Come in un opera teatrale, ogni personaggio ha recitato la sua parte egregiamente...compresa la comparsa. Quasi fossero tre affermati pluriomicida, hanno saputo interpretare un racconto, "il mio racconto" che cominciò proprio la sera della morte di Lord Osborn.... Ecco l’oggettiva narrazione dei fatti: eravamo tutti riuniti a cena, dopo della quale si sarebbe concretizzato il piano che da tempo io, le mie sorelle e mia zia avevamo elaborato e che aveva come scopo l’uccisione di mio padre e la condanna all’ergastolo di mia madre quale colpevole dell’omicidio. Bisognava fare di ella una marionetta nelle nostre mani. Ci pensarono Lilian e Giusy allungando il tè di Mary con un potente sonnifero, il quale avrebbe fatto cadere la mamma in un sonno profondo. A questo punto entrava in azione la zia, l’ultima a ritirarsi, che ebbe tutto il tempo di preparare in una siringa la dose letale di cianuro per la morte di Lord Osborn. Munita di guanti mise operò indisturbata, dopo di che, si recò nella stanza della mamma che dormiva profondamente, al fine di imprimere le impronte dì quest’ultima sull’ arma del delitto.. I giochi erano fatti, bastava solamente gridare al lupo e tutti sarebbero accorsi a contemplare la tragedia. La polizia giunta sul luogo del delitto, trovò la siringa sotto il letto, laddove Elfrida l’aveva riposta. Non c’erano altre spiegazioni: Mary Osborn era l’assassino.. Tutti hanno contribuito alla realizzazione del piano; vi starete sicuramente chiedendo in che misura sono stato artefice io? Se ancora non lo avete capito il mio è stato quello decisivo di contributo, ma anche il più attraente. Ho semplicemente raccontato i fatti al giudice e a voi lettori, imprimendo un’interpretazione alla storia estremamente soggettiva; mio padre non era affatto quel sant’uomo dalle qualità impagabili che vi ho descritto. Era l’individuo più egoista che abbia mai conosciuto sulla terra e meritava una sola ricompensa dalla vita: la morte. Al contrario di quanto vi ho detto, era più tenero nei confronti di sua moglie che di noi figli; sapevamo quindi che avrebbe favorito nostra madrenel testamento anche se francamente non credevamo così nettamente. Comunque sia è andata meglio così! La scelta di aver lasciato tutto a Mary è stata, in un certo senso, un ulteriore ragione che ci ha fornito il vecchio Frank, al fine di non avere più dubbi. Circa la colpevolezza della signora Osborn, faccio i complimenti a me stesso, devo dire sono stato molto convincente.

Martin Osborn


 

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