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GUSTAVE KLIMT A PALAZZO BRASCHI

GLI ARTISTI DELLA SECESSIONE E IL RAPPORTO CON L’ITALIA
giovedì 28 ottobre 2021 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Palazzo Braschi dal 27 ottobre 2021 al 27 marzo 2022

Dal 27 ottobre il Museo di Roma a Palazzo Braschi ospita un evento espositivo eccezionale: “Klimt. La Secessione e l’Italia” realizzato grazie alla collaborazione tra la Klimt Foundation a cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Sandra Tretter, vicedirettore della Fondazione a Vienna e la Soprintendenza ai beni culturali di Roma Capitale nella persona di Maria Vittoria Marini Clarelli in co-produzione con Arthemisia, per l’organizzazione Zètema Progetto Cultura.

L’esposizione testimonia il legame che l’artista viennese ebbe con l’Italia e soprattutto con Roma, durante la sua vita. Città dove torna dopo 110 anni dalla sua partecipazione all’Esposizione internazionale tenutasi nel 1911, dove il Padiglione austriaco e le sue opere furono l’attrazione principale dell’evento.

Il percorso espositivo narra la parabola artistica di Gustav Klimt, dai primi passi nella Künstgewerbeschule, alla fondazione della Künstler-Compagnie con il fratello Ernst e l’amico Franz Matsch, dalle prime committenze per i Palazzi della Ring-strasse, ai Ritratti privati, all’incarico per la decorazione dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Sarà proprio con questo incarico che si determinerà la Secessione dalla Künstlerhaus.

Secondo l’incarico, a Klimt spettava la decorazione di tre dei quattro quadri previsti, il quarto a Matsch: La Filosofia, La Medicina, La Giurisprudenza, capolavori perduti dopo l’incendio del castello di Immendorf dove le opere erano state collocate dal proprietario e provocato dalle truppe dei soldati tedeschi.

Grazie alla collaborazione tra Google Arts & Culture Lab Team e il Belvedere di Vienna, è stato possibile ricostruirne il loro aspetto vicino all’originale, utilizzando le immagini in bianco e nero dell’epoca e ricercando descrizioni e informazioni per la riproduzione dei colori. Le immagini sono proiettate su pannelli, dove è possibile osservarne la trasformazione: dall’immagine in bianco e nero fino alla ricolorazione, mostrando tutta la forza e allegoria dirompente, espressione della drammatica e introspettiva visione cosmica della generazione di Klimt. Quella generazione della nascita della psicanalisi, delle riflessioni sui miti e sulla sessualità, sulla funzione sensuale, misteriosa e allo stesso tempo trascendente della donna, temi che Klimt indagherà in tutta la sua carriera artistica. Le opere furono ferocemente criticate, non accettate, giudicate confuse e poco convincenti, se non addirittura indecenti e pornografiche, da parte della stessa Accademia, che annullò la nomina a docente di Gustav Klimt.

La polemica infiammò molti critici e pensatori dell’epoca e sfociò nella restituzione allo stato di trentamila corone da parte del pittore e la successiva vendita privata delle opere ai suoi estimatori, nonché alla successiva Secessione nel maggio 1897 che sancì l’autonomia di Klimt e di alcuni giovani artisti contemporanei dall’Accademia.

Uno strappo dagli esiti positivi che incontrò il favore sia del pubblico, sia dell’intellighenzia viennese che rivendicava lo spirito cosmopolita e sovranazionale, sia pure delle autorità che videro nell’arte lo strumento per l’affermazione dell’universalismo imperiale asburgico. L’amore per l’arte italiana, scoperta durante i suoi viaggi a Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna (dove si appassionò ai mosaici bizantini) Roma e il lago di Garda (che gli ispirarono alcuni paesaggi) e i successi espositivi nel nostro paese, ne determinarono un rispetto e affetto reciproco.

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Amiche (Le sorelle)

L’eccezionalità di questa esposizione da non perdere, è nelle oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca, sculture, prestati eccezionalmente dal Museo Belvedere di Vienna e dalla Klimt Foundation che custodiscono l’eredità klimtiana, oltre a prestiti da collezioni private come la Neue Galerie Graz.

Opere eccezionali per la prima volta concesse in prestito come La sposa (1917-18), o la famosissima Giuditta I (1901) , Amiche I (Sorelle, 1907), Amalie Zuckerkandl (1917-18) e il Ritratto di Signora (1916-17) della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, opera ritrovata nel 2019. Articolata in quattordici sezioni che ripercorrono la storia artistica dell’autore, nella sezione nona è possibile ammirare una Riproduzione fatta pochi anni fa, del Fregio di Beethoven che faceva parte della decorazione per onorare la memoria del grande compositore. Il fregio si estendeva su una superficie di più di 34 metri di lunghezza e due metri di altezza, lungo tre pareti e può essere considerato l’interpretazione visiva della Nona Sinfonia di Beethoven secondo una visione del pittore ispirato da una interpretazione data da Richard Wagner. Il fregio non sarà distrutto come altre opere, ma smontato faticosamente e venduto a pezzi..

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Amalie Zuckerkandl

Sarà solo negli anni 70 che sarà ricomposto e venduto alla Repubblica d’Austria e dopo un sapiente restauro ora può essere ammirato nei sotterranei del palazzo della Secessione viennese.

Sarà solo negli anni 70 che sarà ricomposto e venduto alla Repubblica d’Austria e dopo un sapiente restauro ora può essere ammirato nei sotterranei del palazzo della Secessione viennese.

All’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 l’artista presenta i suoi otto dipinti nel tempietto a forma semicircolare, tra cui il celebr Il bacio, i ritratti della signora Wittgenstein, quello di Emilie Flöge, due opere simboliste come La Morte e la Vita e La Giustizia, le Bisce d’acqua I (o le Sorelle).

Alcuni artisti italiani, su ispirazione della Secessione viennese si posero come alternativa alla Società Amatori e Cultori di Belle Arti e al Manifesto Futurista, artisti che rifiutavano una visione unica e che promossero esposizioni presso il Palazxo delle Esposizioni di Roma tra il 1913-16 tra cui quella del 1914 a cui Klimt parteciperà con il Ritratto di Mäda Primavesi (1912-13), insieme a quattro disegni di Egon Schiele, dipinti di artisti come Carl Moll, Emil Orlik, Ferdinand Andri, Oskar Laske etc, sculture di Franz Barwig e Michael Powolny accompagnate da vetrine con ceramiche, stoffe, ricami, sete, oggetti d’oro e argento con un concetto di arte estesa anche al design.

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La sposa 1917

Gli ultimi quadri che Klimt ha in atelier nel momento in cui è colto da un ictus nel gennaio del 1918 sono la Sposa e il ritratto di Johanna Staude (modella di Klimt) entrambi incompleti ed esposti. La Sposa, ha colori morbidi e sensuali anche se in alcune parti non definiti ed ultimati, il tema è l’amore e il desiderio sensuale. Al centro del quadro c’è la sposa in abito blu, la testa del partner le è accanto, mentre il suo corpo è in gran parte coperto dalla presenza di un gruppo di donne strette le une alle altre, in parte nude, in parte vestite. Allegoria delle sfaccettature delle esperienze erotiche di felicità a cui la sposa sembra abbandonarsi in un sonno beato. L’ultimo quadro di Klimt che chiude la mostra è Ritratto di Signora che appartiene anch’esso all’ultima fase dell’attività, la pennellata qui è più sbrigativa, l’approccio si fa più emozionale aprendosi ad atmosfere impressioniste. Su questo quadro, grazie ad un’allieva di un liceo piacentino, si scoprì l’esistenza di un precedente ritratto analogo, ritenuto perduto, dove la donna benché identica, era ritratta diversamente abbigliata e acconciata. Il quadro è concesso eccezionalmente dalla Galleria Oddi di Piacenza dopo il suo fortunoso recupero del 2019 in un vano chiuso del giardino del museo, a distanza di ventidue anni dal suo furto.

A corollario dell’evento, sono previste attività didattiche per bambini e ragazzi fino a 13 anni, un Laboratorio interattivo per studenti delle scuole superiori. Tutte le attività sono su prenotazione allo 60608 www.museodiroma.it www.museiincomuneroma.it www.arthemisia.it

 

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