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Archivi del desiderio di Marzia Corteggiani – Impressioni

Una installazione presentata alla galleria “Studio Arte Fuori Centro” a Roma
domenica 8 giugno 2008 di Luciano De Vita

Argomenti: Arte, artisti


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Alcuni giorni fa ho ricevuto un invito per partecipare ad un “finessage della personale di Marzia Corteggiani Archivi del desiderio ”.

Avevo conosciuto Marzia anni addietro a cena da amici e poi anche come artista molto interessante. Lei mi aveva introdotto nel mondo delle “installazioni”, quando aveva presentato insieme al gruppo POLIGRAMMA un allestimento ARTE E FILOSOFIA ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE nell’autunno 2006 (vedi articolo pubblicato su questa rivista).

Non sapendo cosa significasse “finessage” ed avendo avuto modo di apprezzare come Marzia crea arte, non ho potuto fare a meno di andare a curiosare e vedere di cosa si trattasse.

In una via di una periferia romana intensamente abitata, sono sceso in un cortile dove mi ha accolto una tavola imbandita sotto un grande ombrellone bianco. Sulla destra si apriva una porticina.

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L’installazione
Quintetto dell’enigma e Suonatore di lira

Da qui ecco aprirsi un grande e lungo locale dalle bianche pareti dove nel centro si stendeva una lunga tavola chiara di circa 6 metri con alcune figure disegnate con rigoroso tratto nero e un’ombra sfalzata a tratteggio diagonale, e sulla parete di fondo si alzava un’altra tavola quadrata con un disegno realizzato con la stessa tecnica. Veramente qualcosa di emotivamente toccante, anche non capendo al primo impatto né le figure, né il loro significato, una visione senz’altro affascinante per la sua apparente semplicità.

Congratulandomi con Marzia ho capito che mi trovavo li per festeggiare la giornata finale dell’esposizione di questa opera, l’installazione nella galleria “Studio Arte Fuori Centro” (vedi sito) e questa era la motivazione del sontuoso banchetto preparato nel cortile.

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Signora del labirinto

Sulla parete destra della lunga sala, vicino all’ingresso ho quindi notato un quadrato nero con alcuni riflessi luminosi, che, trovato l’angolo di vista giusto, delineavano una figura nera scomposta in nove rettangoli, alcuni in sequenza, altri in posizione diversa.

Si tratta della “Signora del labirinto – 2008” dove sulla tavola in acrilico nero (100x100) sono posizionate serigrafie in acetato e filo lurex nero, che tra i riflessi mostrano appunto una figura femminile seduta con peplo.

Ecco queste le prime impressioni, ma adesso vorrei raccontarvi ciò che sono riuscito a cogliere dei significati di questa opera parlando con Marzia e leggendo la presentazione di Ivana D’Agostino (da cui sono tratte le frasi virgolettate del proseguio) curatrice della mostra e riportate sul catalogo dalla grafica esemplare. Per meglio comprendere il significato delle figure che formano la “complessa struttura intellettuale di supporto che sostiene concettualmente questi Archivi del desiderio” sono poi andato alla ricerca delle figure che hanno ispirato Marzia e questa è stata un’altra interessante scoperta.

Innanzi tutto Archivio come “raccolta catalogata delle esperienze culturali ed artistiche” dell’artista, un articolato progetto sul suo “sedimento memoriale”.

Il filo rosso di questa composizione sembra partire dalla Signora del labirinto che si ispira alla Metopa degli antipodi del Duomo di Modena. Nella delicata figura, qui rappresentata sezionata in questo contrasto di nero e di lucido, che sembra quasi solo accennata, c’è solo una parte di quanto è rappresentato nella metopa, quindi senza riferirsi a questa può sfuggire il significato di Labirinto.

Debbo confessare che non avevo mai focalizzato il Duomo di Modena, dove probabilmente ero passato solo di sfuggita, ma lo ho solo adesso scoperto nell’interessantissimo libro di Dario Fo “IL TEMPIO DEGLI UOMINI LIBERI “ (Franco Cosimo Panini, Modena 2004) sulla base dello stimolo di questo lavoro di Marzia. Il Duomo di Modena: un vero libro in pietra.

Ebbene, come mostrato dalle figure qui sotto riportate, la metopa è molto complessa e rappresenta due figure di donne di splendida fattura. Sulla sinistra una giovane e delicata fanciulla dal volto sereno e dai lunghi capelli raccolti in traccia, seduta per terra con le gambe ripiegate. Sul lato destro un’altra figura femminile dai corti capelli è capovolta a testa in giù. Da l’impressione di grande leggerezza, poiché la testa e fluttuante, non poggia a terra; levita insomma come mostra tutto l’atteggiamento. La gravità è ribaltata, come provenisse dall’altro emisfero del pianeta.

Guardando la metopa rovesciata le parti si invertono. Il maestro delle metope di Modena anche in altre metope ha rappresentato figure così contrapposte e ribaltate, come nella metopa della figura del suonatore di una piccola arpa o lira mostrata nelle figure. Ecco ora riesco meglio a comprendere l’interpretazione di Marzia nella sua delicata e insieme drammaticamente scomposta figura in questo gioco di nero su nero.

Andando ad esplorare la parte centrale dell’allestimento, troviamo che la lunga tavola in piano rappresenta il Quintetto dell’enigma – 2008 che si completa con il modulo quadrato alzato Suonatore di lira o della musica – 2008.

La relatività della realtà qui va a rappresentarsi tramite cinque immagini riprese dalla storia dell’arte classica passando dalla Sfinge di Nasso (Delfi), l’enigma, allo Scriba di Saqqara (V – VI dinastia) che nella sua staticità registra l’archivio (portato a Parigi all’epoca di Napoleone). Nel mezzo corrono reminiscenze dinamiche della civiltà cretese con l’acrobata, la testa del toro (Rhyton) e la Tauromachia del palazzo di Cnosso.

- Enigma, labirinto, dinamicità, forza, danza, registrazione della memoria.

La conclusione del percorso è quindi nella sintesi della musica, dell’armonia, ispirata alla figurina in marmo calcidico del Suonatore di lira conservato al museo di Atene. La parete di fondo della galleria conclude e chiarisce il significato sotteso all’intera installazione.

Le parole di Ivana D’Agostino circa la tecnica del disegno, mi sembrano particolarmente azzeccate per definirla e interpretarlo.
- Il segno precisissimo di contorno delle immagini, tracciato direttamente sul legno del supporto, trattiene la memoria di ciò che è stato per conservarla, insieme alle altre icone, nella raccolta ordinata dell’archivio. Lo sdoppiamento laterale dell’immagine, evidenziato nel disegno dal tratteggio diagonale, costituendosi come personale codice con cui l’artista interpreta “gli oggetti del suo desiderio”, si riallaccia alla teoria pliniana secondo cui le origini della pittura andavano ricondotte alla pratica di tracciare delle linee intorno all’ombra di una persona. -

P.S.

Marzia Corteggiani

Marzia Corteggiani Artista e docente di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dal 1971 al 2006. Per quattro anni, dal 1986 al 1990, ha tenuto la stessa Cattedra presso l’Accademia di Belle Arti cli Milano. I suoi studi e interessi vertono principalmente sui rapporti che intercorrono tra l’arte e la linguistica. Dopo un primo diploma in arredamento e scenografia presso l’Accademia svizzera Hotech ha conseguito il diploma di licenza dal corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha studiato con Guttuso, Guccione, Ziveri.

Successivamente si laurea presso la Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, discutendo la tesi ‘La ricerca segnica di Mira” con la storica dell’arte Marisa Volpi e con il docente di Filosofia del Linguaggio Tullio De Mauro. Approfondisce il problema dei rapporti tra il segno e l’immagine frequentando per due anni il corso di specializzazione di xilogralla della “Escola d’Estiu Internacional” di Calella (Barcellona). A Roma segue i corsi di pittura ad inchiostro del Maestro Toba dell’istituto di Cui- tara Giapponese.

Ha pubblicato: Sulla tematica di Francis Bacon, in “Alla Bottega”, Milano 1971; Introduzione ai pro blema della creatività, Ed. Il Libro, Roma1977; Polisgramma, in “POLISGRAMIVIA building grouimd art”, Bulzoni Editore, Roma 1990.

Esponente di D&A-La donna e l’Arte, da più di 30 anni partecipa a rassegne e biennali in Italia e all’estero, operando in ambito concettuale sia come artista che come storico dell’arte.

Hanno scritto di lei: M. Bentivoglio, V. Biasi, M. Bussagli, M.E. Crea, I. D’Agostino, C. Guamieri, M. Lunetta, J. O’Brien, L. Pratesi, L. Predominato, C. Vivaldi, E Zoccoli.

2008 - Roma, Studio Arte Fuori Centro “Archivi del desiderio” (personale) - Venezia Mestre, Galleria 3D “In tanclem per l’Italia” (riproposta) - Roma, Studio Arte Fuori Centro “Segyu - Disegni” - Roma, Biblioteca Multiniediale Saviriio “Fa,gine ad arte”- San Vito al Tagliamento, Aulico Ospedale dei Battuti “In tandem per l’Italia” (riproposta) — Roma, Biblioteca Marconi “Arvalifi in arte” - Frosinone, Villa Comunale “In tandem per l’Italia” - Roma, Auditoiium Parco della Musica ‘La memoria degli altri”— Bergamo, Arte Fiera 2008 Milari Art Center “Mq “.

2007 — Venezia, 52. Esposizione Internazionale d’Arte — La Biennale di Venezia “Camera 312” Dorsoduro - Roma, Studio Arte Fuori Centro “Tandem” - Roma, M.I.C.R.O “In Cartis”- Roma, Studio Arte Fuori Centro “A briglie sciolte”.

2006—Cisterna di Latina, Palazzo Caetani “In Cartis”—Alessandria, 6’ Biennale d’Arte Contemporanea, Palazzo Guasco Ala del Principe “Arte senza tempo” - Roma, Biblioteca Nazionale Centrale “Utopia del comprendere” - Roma, Studio Arte Fuori Centro “Monocro,ni verticali” - Roma, Biblioteca della Camera dei Deputati “Scritti d’Artista/Opere di scrittori” — Roma, Lavatoio Contumaciale “Pasolini”.
- “... Negli ultimi anni ha partecipato assiduamente ad eventi e mostre del Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga, lavorando nello stesso tempo con il Gruppo 12— Builcling gmund art, con interventi sul tessuto urbano di Roma e di Anagni, segni chiari del nomadismo culturale e stilistico del nuovo millennio. Molto attenta ai linguaggi espressivi contemporanei, vive profondamente l’arte come testimonianza”. Lydia Predominato in “Biennale di Arte Tessile Contemporanea” 11 Edizione, 2004.
- “... Con il ferro e con l’acqua (in geometrici conterìitori di cristallo) Marzia Corteggiani costruisce un ifio a piombo concettuale con duplice rinvio ad antichi strumenti geodetici e alla nostra ansia di orientamento in uno spazio-tempo senza più coordinate afficlabili. . .“. Franca Zoccoli in “10 artisti una flicina”, 2001.


 

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