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IL GAP GENERAZIONALE IERI E OGGI

Manca una visione d’insieme radicata in cause ed effetti
domenica 2 febbraio 2020 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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Il conflitto generazionale è stato sempre una costante in tutte le epoche, poiché i giovani cercano di opporsi ai genitori per affermare la propria identità e portare idee nuove nella società in cui vivono. Oggi purtroppo si tende a mettere sotto accusa le generazioni passate, dal dopoguerra in poi, in particolare quella coinvolta nella rivoluzione giovanile del ’68 a cui spesso si addebitano molti dei problemi attuali.

In verità ci sembra alquanto esagerato, poiché anche se vi furono degli eccessi, il movimento ebbe una connotazione internazionale (ricordiamo il Maggio Francese in ci studenti e operai scesero in piazza).Migliaia di giovani in tutto il mondo pensarono davvero di poter cambiare il mondo con gli ideali di libertà, pace, democrazia, istruzione estesa a tutte le classi sociali, lotta per i diritti dei lavoratori e per le pari opportunità, difesa dei diritti umani e civili di popoli e razze. Basti pensare a personaggi che rappresentarono tale epoca, come M.L. King, N. Mandela, John Kennedy e tanti altri.

Bisogna inoltre sottolineare che ’68 coinvolse i giovani in modo diverso a seconda dell’età, della classe sociale, del proprio individuale modo di essere. Ci fu il ‘68 dei giovani studenti borghesi, descritti da Bertolucci nel film “The dreamers”, quello delle classi più umili e degli operai, costretti a lavori alienanti, evidenziati da E. Petri in “La classe operaia va in paradiso”, quello dei laceranti contrasti in famiglia, narrati dal più recente “Mio fratello è figlio unico” di D. Lucchetti, quello dei genitori e professori contestati e disorientati, che non riuscirono a comprendere gli eventi, e così via. Concludendo, quindi, è difficile giudicare gli anni ’60 ed è pertanto sbagliato sia esaltarli in modo eccessivo che addebitare ad essi tutti i mali del presente: non abbiamo raggiunto ancora il giusto “distacco” per esaminare il fenomeno con obiettività.

Amare riflessioni in verità scaturiscono ancor oggi purtroppo dalla visione del film “Figli” che ripete l’errore di scagliarsi contro le passate generazioni, senza una visone d’insieme radicata in cause ed effetti. Diretto da Giuseppe Bonito, tratto dal monologo già recitato in teatro da Valerio Mastandrea “I figli ti invecchiano” scritto dal compianto Mattia Torre, sceneggiatore, scrittore e regista, scomparso nel 2019,che nel corso della sua malattia aveva affidato la realizzazione del film a G. Bonito.

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Maggio francese. Studenti e operai

Il film racconta la storia di Nicola (V. Mastandrea) e Sara (Paola Cortellesi), coppia quarantenne innamorata, piccoli-borghesi senza particolari problemi: lui gestisce una salumeria e lei fa controlli sull’igiene dei ristoranti a Roma. Le difficoltà iniziano quando scoprono di aspettare il secondo figlio, Pietro, che dopo i primi tre mesi di vita disturba gli equilibri familiari con i suoi prolungati pianti notturni: sgradito alla figlia maggiore, Anna di 6 anni, complica anche la vita dei genitori che non riescono a coinvolgere i nonni egoisti per un aiuto quotidiano, né a trovare una valida babysitter. Anche se Nicola aveva promesso di collaborare con una divisione dei compiti 50/50, in realtà non sempre ci riesce pur sentendosi un supereroe quando si occupa di figli e faccende domestiche nel tempo libero. Sara si ribella e non vede l’ora di ritornare al suo lavoro .

Il regista sfrutta alcuni stratagemmi per mettere in risalto le difficoltà della coppia: i personaggi vengono rimpiccioliti e immersi in un colore bianco latte che crea la sensazione di “isolamento”. Altre trovate sono sia il pianto del bambino coperto dalla “Patetica” di Beethoven, sia la finestra surreale dalla quale Sara e Nicola immaginano di lanciarsi come via di fuga da ogni problema e conflitto.Insomma Mattia Torre e Giuseppe Bonito provano a raccontare la quotidiana lotta delle coppie quarantenni in una nazione dove manca il sostegno delle istituzioni, ma in verità più violento appare il loro attacco contro la precedente generazione che "si è mangiata tutto" e che ora rappresenta la maggioranza demografica in possesso del potere economico e decisionale.

Ci aspettavamo forse che il film trattasse di temi molto seri, pur se in tono ironico, ma purtroppo si rimane in parte delusi. In effetti più che reale il film appare surreale, con esagerazioni e ingiustificati attacchi alla precedente generazione, facendo di ogni erba un fascio. Ciò che non va nel racconto è la campionatura di genitori e nonni che rappresenta forse solo una parte della società italiana. In effetti Sara e Nicola non sono una coppia particolarmente indigente che non ha lavoro e non arriva a fine mese: hanno una casa confortevole, un’auto, possono offrire alla figlia attività pomeridiane, bei vestiti e feste di compleanno, si possono permettere una babysitter e una pediatra snob (consultata ben 2 volte!) con parcella a 200 Euro per ascoltare solo sciocchezze.

E per quanto riguarda i loro genitori egoisti che rifiutano di fare i nonni, non rappresentano certo tutta la generazione italiana di sessantenni/settantenni e oltre! Ci dispiace contraddire il compianto Mattia Tore, senz’altro autore poliedrico ed intelligente, ma francamente negli spettatori di una certa età il film scatena una serie di proteste e domande: “Sara e Nicola si lamentano! E che devono dire i poveri giovani meridionali senza lavoro?! Loro sì che non possono permettersi di avere figli e nemmeno di sposarsi, a meno che non emigrino all’estero, anche se laureati! Quanto a genitori anziani e ora anche nonni, si tratta ad onore del vero di una generazione che si è dovuta occupare non solo dei propri vecchi con amore fino alla fine della loro vita, ma anche di figli e nipoti senza un attimo di riposo, ancora sulla breccia malgrado l’età a dare supporto fisico, morale ed economico con i loro risparmi, quando sono fortunati ad avere una pensione decente e nella vita non si sono concessi molti divertimenti. Sono quelli rintracciabili che a stipendio fisso hanno pagato sempre le tasse e che hanno subito politiche ingiuste sulle pensioni, insieme a istruzione e sanità, politiche che hanno costretto una parte di anziani a emigrare all’estero.

Perché invece non parliamo di globalizzazione non radicata in solidarietà ed equità, ma in sfruttamento ed egoismo che non offrono opportunità ai giovani in Italia, che con le delocalizzazioni spostano il lavoro nel terzo mondo, accorpando aziende, riducendo posti di lavoro, distruggendo equilibri ecologici, creando nuovi virus (vedi coronavirus), indebolendo legami familiari, allontanando i figli dai genitori?”.

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Martin Luther King

Si, i figli ti invecchiano, perché non smetti mai di amarli e a preoccuparti per loro, anche quando sono grandi…ma danno anche tanta gioia e amore! La verità è che siamo tutti coinvolti, nonni, genitori, figli e nipoti, in un periodo epocale moto difficile che non richiede soltanto “accettazione”, come afferma la pediatra a 5 stelle con parcella a 200 Euro, ma impegno per un cambiamento positivo che crei speranza nel futuro, proprio per i giovani. E concludiamo con le parole di M .L. King: “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

Giovanna D’Arbitrio

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  • IL GAP GENERAZIONALE IERI E OGGI
    3 febbraio 2020, di GiovannaDA

    Errata corrige:(ricordiamo il Maggio Francese in cui studenti e operai scesero in piazza). Chiedo scusa per l’errore di battitura. Giovanna D’Arbitrio