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ARTI MARZIALI E VENUSIANE IERI E OGGI


mercoledì 20 gennaio 2016 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Mitologia


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- Un discorso sulle arti marziali non può prescindere dal competere con la sua realizzazione nei due sessi (e complementarmente con la sua realizzazione nella componente venusiana).

- Parlando di guerrieri combattenti non possiamo esimerci dall’escludere la figura della guerriera; quindi la nostra considerazione andrà sui due sessi. Partendo da questo, possiamo ipotizzare che ci sia un’arte venusiana ed una marziale nell’androgine ? Consideriamo ora come veniva effettuato un combattimento, duello : i due contendenti centravano i colpi, oltre che su punti vitali, su punti non sensibili e non vitali, cercando di renderli tali con l’aiuto della psiche. Ad esempio, all’inizio di un combattimento, i colpi venivano diretti dai due contendenti su organi sensibili, e quindi vitali.

- Ad un certo punto, uno dei due colpiva ripetutamente l’avversario in un punto non vitale del corpo, e quindi colpo apparentemente non efficace. Questa mossa ripetuta creava nel colpito una situazione di sbandamento: “perché colpisce lì ?” e cominciava in lui un influenzamento progressivo che man mano rendeva quella parte del corpo sensibile. Naturalmente la riuscita di questo tipo di combattimento dipendeva dalle due forze o debolezze psichiche a confronto.

- Tra arte marziale ed arte venusiana c’è un confine sempre più fievole: lotta o amore. Riallacciandoci allo schema, troviamo donne guerriere come figura individuale, nell’Italia centrale. Queste donne guerriere avevano armi proprie e segreti di combattimento al pari degli uomini. Le loro armi consistevano in anelli con diametri diversi in progressione, e con la circonferenza esterna affilatissima. Venivano lanciati con due dita e con un movimento di gomito, e le varie dimensioni di questo simbolo marziale venusiano erano tali per favorire la scelta di utilizzazione a seconda del bersaglio da colpire.

- In un’epoca molto posteriore alle donne guerriere del Mediterraneo troviamo un corrispettivo dell’arma ad anello presso i guerrieri Sikh in India, e in Giappone presso i mercenari. Da questi brevi accenni ci accorgiamo quanto l’argomento sia una situazione massiccia da studiare. Ricordiamoci il tempo in cui gli uomini erano uomini e le donne erano donne… cerchiamo una risonanza dentro di noi, e domandiamoci: “è andato tutto perduto ? quali sono gli adeguamenti attuali di certe situazioni ? Allora, la dose di donna guerriero come si viene a trovare ? Rimuoverà la sua necessità, e si innamorerà di una giovane di 26 anni scattante.

- Andando avanti nel recupero di dati, troviamo che nel Giappone medievale, la donna del Samurai era di fatto una Samurai, che aveva le sue armi specifiche comprendenti una lancia a lama curva ed una daga curva a taglio unico. Anche per la Samurai c’era l’eventualità del suicidio rituale, come per l’uomo, che essa praticava con l’autotaglio della gola servendosi della daga curva (Jigai).

- Questa situazione di equilibrio la troviamo in epoca preistorica e la continuiamo a trovare preso i popoli di stirpe Semita e Camita. Mentre la Tradizione è per l’assoluta parità dei sessi, gli Ariani sono quelli che per primi hanno sbandato in una polarizzazione, e con l’espandersi della cultura ariana, questo meccanismo si è andato diffondendo e affermando al punto che noi, nati e cresciuti in situazione cristiana/paolinista e non giudaico/cristiana, ci siamo venuti a trovare nella situazione di fatto per cui l’amore è competenza della donna e la guerra dell’uomo.

- Solamente in epoca recente c’è stato il contraccolpo manifestatosi col femminismo, ma solo come contraccolpo del maschilismo, non come recupero della femminilità. Il discorso risolutivo sarebbe nel recuperare, recepire l’identità in una forma di alleanza/società costruttive per entrambi. In questo senso abbiamo moltissimi esempi di questo scambio: Astarte, dea guerriera degli Egizi, ed Anat, dea guerriera dei Semiti Una nota caratteristica di queste divinità guerriere era che la Dottrina, il nucleo sapienziale incentrato su queste dee, dichiarava che il loro erotismo, la loro capacità di amare, la loro venusità, bellezza, era proporzionale alla loro capacità di combattere.

- Noi siamo cresciuti con la convinzione che più una donna è marziale e meno è venusiana, che aumentando i caratteri di energicità, la femminilità è sminuita, dopodiché c’è stata una corsa all’accentuazione dei caratteri femminili, con la convinzione che così la donna è più seducente. In realtà il superamento viene il momento in cui posso confrontarmi con ciò che è identico…

 

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