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I modelli del Bernini e Rembrandt al Vaticano

Nei Musei Vaticani fino al 26 febbraio 2017 sono esposti i modelli di splendidi angeli berniniani e per la prima volta le acqueforti di Rembrandt.
giovedì 1 dicembre 2016 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Sembra incredibile che l’Europa del Seicento, pur oppressa dalle guerre (come la distruttiva guerra dei Trent’anni), dalle malattie e dalla fame, abbia dato in campo artistico degli artisti tanto grandi da far parlare di un vero e proprio “secolo d’oro” sia in Italia, dove nasce la cultura figurativa barocca, sia in Spagna, sia in Olanda. In questi giorni il genio italiano del barocco Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e il massimo esponente della pittura olandese del Seicento, Rembrandt van Rijn (1606-1669), sono in contemporanea protagonisti di due piccole ma significative mostre nei Musei Vaticani.

La prima, “Giovan Lorenzo Bernini e i suoi modelli”, è dedicata ai modelli di Bernini per la fusione di alcune figure bronzee per la Cattedra di San Pietro: quattro angeli e le teste di Sant’Atanasio e San Giovanni Crisostomo (entrambi dottori della Chiesa greca). Si tratta di modelli preparatori di straordinario interesse sia per l’alta qualità del modellato che attesta un sicuro intervento berniniano, sia per capire come nasce un capolavoro scultoreo. Estremamente affascinanti con i loro movimentati panneggi barocchi e i volti celestiali, gli angeli hanno evidenziato nel recente intervento di restauro e pulitura anche le impronte digitali del grande artista e dei suoi collaboratori. Sono costituiti per lo più da un impasto di creta unita a paglia, aggiunta questa necessaria per evitare che durante il processo di essiccazione potessero formarsi delle crepe. Tale impasto è modellato su un’armatura in ferro battuto, ben visibile nelle ali degli angeli. L’impasto di terra è lavorato per sovrapposizione di strati con quello più superficiale di creta depurata e tinteggiata.

Realizzato fra il 1656 e il 1666 per volere di papa Alessandro VII Chigi, l’altare della Cattedra è un grandioso monumento berniniano che racchiude la veneratissima reliquia della “cattedra” (seggio vescovile) in legno e avorio che la tradizione attribuisce a San Pietro, ma che in tempi più recenti è stato ipotizzato possa essere il trono donato dall’imperatore Carlo il Calvo a papa Giovanni VIII nell’875. Il progetto vide diverse trasformazioni nel corso di dieci anni. Gli angeli in mostra, che presentano misure diverse, attestano in effetti due stati di elaborazione. L’altare che vediamo ora nella Basilica Vaticana è decisamente più grande rispetto al primitivo progetto. Essendo gli angeli della prima versione troppo piccoli, Bernini decise di ingrandire il monumento, realizzando una seconda versione degli angeli di dimensioni maggiori, utilizzata poi per la fusione in bronzo.

Un altro altare, dedicato al SS. Sacramento, era stato commissionato al Bernini da Urbano VIII Barberini nel 1629, ma venne realizzato molto dopo, tra il 1673 e il 1674, sotto Clemente X Altieri. Il Bernini concepì questa volta un altare costituito da un tabernacolo fiancheggiato da due angeli inginocchiati e adoranti. L’angelo inginocchiato esposto in mostra è il modello per la fusione in bronzo dell’angelo situato alla destra del tabernacolo. Sono pure esposti, nell’ambito della stessa mostra, bozzetti e modelli provenienti dalla Biblioteca Vaticana, già appartenuti alla raccolta del cardinale Flavio Chigi, nipote di Alessandro VII. Tra questi troviamo i bozzetti per le statue marmoree di Abacuc e l’Angelo e Daniele nella fossa dei leoni, conservate nella splendida cappella Chigi a Santa Maria del Popolo (progettata da Raffaello), come pure due Carità, una con due putti e l’altra con quattro.

La mostra “Rembrandt in Vaticano. Immagini fra cielo e terra”, comprendente circa 50 acqueforti, ha un significato ecumenico che è stato evidenziato nel corso della presentazione dal direttore del Musei Vaticani Antonio Paolucci, in quanto “il protestantesimo entra nel cuore del cattolicesimo”, in perfetta sintonia con le speranze di papa Francesco di un proficuo dialogo tra cristiani.

Rembrandt per questo tipo di dialogo è perfetto perché radicato in entrambe le religioni, avendo avuto il padre protestante e la madre di origine cattolica. Oltretutto la Bibbia è stata per lui fonte continua d’ispirazione, come possiamo vedere in mostra da numerose incisioni raffiguranti soggetti biblici, dal Peccato originale ad Abramo e Isacco, dal Ritorno del figliol prodigo, alla Resurrezione di Lazzaro, alla Stampa dei cento fiorini. Altri soggetti veicolano comunque importanti concetti spirituali, come quando esprime la compassione per i mendicanti e i poveri (ad es. Mendicante seduto su un rialzo del terreno, Mendicante con una gamba di legno, Il cacciatore di topi, I suonatori ambulanti), senza ricercare il bello, ma guidato dall’amore per il vero, quasi sfidando gli osservatori dell’epoca. Incantevole è il suo dipinto su tavola di un Orientale (Busto di uomo anziano con turbante), prestato dalla Collezione Kremer di Amsterdam, che fa pensare ai commerci tipici dell’Olanda del Seicento con i paesi esotici. Ritroviamo in effetti più volte nelle incisioni esposte in mostra copricapi e vestiti orientali. Interessanti e indimenticabili sono pure i suoi autoritratti, uno dei quali è con la moglie Saskia.

Trattandosi di opere di piccolo formato, vengono fornite ai visitatori delle lenti di ingrandimento che permettono di ammirare nei minimi dettagli i segni grafici di un artista davvero geniale, compresa la firma, che in un’incisione appare scritta al rovescio. Grandissimo virtuoso della luce sia in pittura che nell’arte grafica, Rembrandt sembra esprimere con i suoi raggi di luce la guida e la forza della grazia divina, che dà una profonda speranza all’umanità.

Le incisioni sono state prestate tutte dal museo Zorn di Mora (Svezia), che prende il nome dallo svedese Anders Zorn (1860-1920), un artista che più di un secolo fa ha messo insieme una collezione di 169 acqueforti di Rembrandt. Considerando che l’opera completa delle incisioni del maestro arriva a 310 opere, si tratta di una raccolta davvero consistente. Zorn era ai suoi tempi uno dei ritrattisti più rinomati d’Europa tanto che re, presidenti e importanti uomini d’affari facevano a gara per farsi ritrarre da lui. Nell’ambito di questa mostra possiamo ammirare il suo Autoritratto in pelliccia di lupo (olio su tela) e due sue incisioni.

P.S.

Le foto relative alla mostra “Rembrandt in Vaticano” sono tutte
Foto © Musei Vaticani
Le mostre sono inserite nel percorso di visita dei Musei Vaticani.
Orari e modalità di visita sono consultabili nel sito www.museivaticani.va


 

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