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La Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani

Nei Musei Vaticani è stato completato il restauro della splendida Galleria con le 40 mappe dell’Italia all’epoca di Gregorio XIII
domenica 1 maggio 2016 di Nica Fiori

Argomenti: Storia
Argomenti: Architettura, Archeologia


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Molti visitatori dei Musei Vaticani attraversano la Galleria delle Carte Geografiche come se si trattasse di un corridoio di passaggio per recarsi nella Cappella Sistina, senza soffermarsi troppo sul suo contenuto iconografico. Si tratta, invece, di un luogo dal fascino particolare, che ora, dopo quattro anni di pazienti lavori di restauro, viene restituito in tutta la sua bellezza, grazie al finanziamento di due milioni di euro da parte del Capitolo Californiano dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums.

La Galleria, con i suoi 120 metri di lunghezza e sei di larghezza, fu voluta da Gregorio XIII Boncompagni, pontefice noto soprattutto per la riforma del calendario, che la fece decorare tra il 1580 e il 1581 sotto la direzione del geografo e cosmografo Egnazio Danti con l’ambizioso progetto di rappresentare l’intera penisola italiana. Un gruppo di artisti, tra cui Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e i fratelli fiamminghi Mathias e Paul Bril, lavorarono alacremente dipingendo sulle pareti della galleria le regioni italiane e le isole in 40 tavole geografiche, più la raffigurazione delle quattro principali città portuali sulla parete di uscita (ora di entrata), ovvero Genova, Venezia, Civitavecchia e Ancona, e sul lato opposto due episodi fondamentali della storia della cristianità: l’assedio di Malta da parte dei Turchi (1565) e la battaglia di Lepanto (1571).

Altri eventi storici, come per esempio Giulio Cesare che attraversa il Rubicone (nella carta del Ducato di Parma e Piacenza), o Annibale che disperde l’esercito romano presso il Trasimeno (carta dell’Umbria), ricostruiscono il passato più antico. Ma, oltre all’aspetto geografico e storico, non può certo mancare quello religioso e, in effetti, nella volta troviamo, in corrispondenza delle varie regioni, anche scene relative ai santi protettori, come Sant’Ambrogio per Milano, la Madonna di Loreto per le Marche, San Francesco di Paola per la Calabria citerior e San Michele Arcangelo per la Puglia, dove è venerato in una celebre grotta del Gargano.

Le carte ci mostrano un’Italia diversa da quella attuale, nel senso che è suddivisa in modo diverso (per esempio c’è la Calabria Citeriore e l’Ulteriore), e appare poco precisa nel Sud e nelle isole (oltretutto sono rovesciate), ma è ricca di tutte le indicazioni relative ai laghi, fiumi, monti, boschi, città e paesi. Il mirabile azzurro del mare italiano è raffigurato col suo moto ondoso ed è attraversato da navi dalle fogge più strane (c’è perfino una nave oneraria romana).

Ci rendiamo conto che, pur essendo divisa in vari stati e staterelli, l’Italia del Cinquecento non era per il pontefice solo “un’espressione geografica”, come l’avrebbe poi definita Metternich, ma molto di più, tanto che l’iscrizione sotto il suo stemma dice che l’Italia è il luogo più nobile di tutto il mondo (Italia totius orbis regio nobilissima). “La bellezza della natura, il respiro della storia, la gloria delle arti”: tutto questo doveva rappresentare, secondo il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, la Galleria per Gregorio XIII. Egli poteva attraversare tutta la penisola senza uscire dal Vaticano, immaginando di essere in cima agli Appennini (la spina dorsale dell’Italia), in modo da avere da un lato la visione aerea delle regioni che si affacciano sul mare Adriatico e dall’altro quelle sul Tirreno.

Probabilmente a causa della velocità dei lavori di esecuzione, si resero, però, ben presto necessari restauri e ritocchi, a partire da quelli effettuati sotto Sisto V e soprattutto con Urbano VIII, le cui api barberine saltano subito agli occhi. Autore dei rifacimenti barberiniani, che interessarono in particolare le due carte generali dell’Italia antiqua e dell’Italia nova, e le carte del Patrimonium Sancti Petri, del Latium et Sabina e dell’Etruria fu il tedesco Luca Holstenio, che potè giovarsi dei progressi raggiunti in quegli anni nella cartografia.

Il lavoro di restauro, eseguito da 16 operatori diretti da Francesco Prantera, è stato molto complesso, perché si è intervenuti su una superficie di 1200 metri quadrati, su dipinti realizzati per l’80 % a secco (su una prima fase ad affresco), e perciò molto delicati. Le superfici erano interessate da abrasioni, lacune, difetti di adesione, distacchi della muratura e un forte ingiallimento dovuto ad una colla animale alterata, stesa come una vernice in un restauro ottocentesco. L’attuale intervento ha restituito alle superfici pittoriche il giusto rapporto cromatico e il plasticismo, evidente soprattutto nelle montagne, voluto dai pittori cinquecenteschi. Le cornici che inquadrano le carte geografiche, realizzate in stucco romano con preziose dorature, hanno riacquistato l’effetto tridimensionale di finestre che si affacciano su meravigliosi panorami. Ed è ora possibile, come ha detto poeticamente il professor Paolucci nel corso della presentazione alla Stampa, “quando entra la luce color del miele e arriva il profumo dei giardini vaticani, godere di un anticipo del Paradiso”.

P.S.

Le immagini sono tutte
Foto © Musei Vaticani,
Governatorato SCV
Musei Vaticani, Viale Vaticano, Roma
Orari: da lunedì a sabato, dalle 9 alle16 (chiusura alle ore 18);
Domenica chiuso, tranne l’ultima di ogni mese, con ingresso gratuito dalle 9 alle 12,30 (chiusura alle 14).
Biglietto: intero 16 euro, ridotto 8 euro