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INSEGNARE CON PASSIONE

Riflessioni personali sul libro “Storia di una Professoressa”- Vauro Senesi- Edizione Piemme 2013
giovedì 1 maggio 2014 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Ricordi


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Leggendo il libro di Vauro Senesi, “Storia di una professoressa”, mi è sembrato quasi di ripercorrere le tappe della mia vita di madre-insegnante, desiderosa di contribuire alla crescita umana e spirituale di tanti ragazzi attraverso istruzione, formazione, educazione: un lavoro quotidiano duro e impegnativo da me vissuto con un profondo coinvolgimento, in modo “viscerale” per l`amore materno riversato sugli alunni, ma anche con professionalità e grande senso civico per la consapevolezza dell`incommensurabile valore della cultura in uno Stato che voglia davvero definirsi “civile”.

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Il libro di Senesi, inoltre, mi ha fatto riflettere sulla cosiddetta ”scuola-azienda” dei nostri tempi, travolta da numerosi tagli mediante accorpamenti, mobilità, precarietà e quantaltro, una Scuola Statale che arranca tra edifici fatiscenti, classi numerose in aule piccole dove manca il respiro, alunni irrequieti e condizionati dai mali dell`attuale società e…. insegnanti sempre più demotivati e disprezzati!

In un`intervista l’autore ha affermato di aver raccontato in esso la storia vera di Ester, professoressa di scuola media, in un intreccio tra fatti personali ed eventi storici con “una ricostruzione dolce e feroce della storia d’Italia, dalla strage di Piazza Fontana al rapimento di Aldo Moro: tutti i momenti della storia con la S maiuscola si incastrano con la vita di Ester”. Secondo l`autore, “la protagonista non è un’eroina, ma una donna normale del nostro tempo, che vive tutta l’asfissia di questi anni”.

Il lettore incontra subito Ester nel prologo, quando non più giovane, si indigna per la mancanza di sensibilità mostrata da un ragazzo durante la proiezione di un documentario sulla Shoah e poi gradualmente scopre a ritroso le tappe della sua vita: l’infanzia come scolara dalle Orsoline, la sua bella famiglia, l’adolescenza impegnata ad aiutare un prete di borgata, don Carlo, in un doposcuola per bambini poveri seguendo l’esempio di don Milani, i primi incarichi come insegnante di sostegno, le lotte contro ciniche colleghe, la ricerca di una didattica innovativa per stimolare fantasia, curiosità e senso critico, la sua vita di donna, l’amore per Giovanni, l’adozione di un bambino con gravi problemi e così via.

Ester è incrollabile, una persona coraggiosa che lavora con passione ed entusiasmo: il suo amore materno è in continua espansione e si riversa non solo sugli alunni, ma anche sul bambino adottato con dedizione senza pari. Tuttavia è vero ciò che dice Vauro, poiché ella non si considera un’eroina, ma solo un’ insegnante che ama il suo lavoro a tal punto che al termine dell’anno scolastico, pensando al distacco dai suoi ragazzi, si sente pervasa da “una malinconia ansiosa, fatta della nostalgia precoce dei loro volti, dei loro sorrisi, delle loro inquietudini”.

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Scorrendo le pagine del libro tanti ricordi man mano sono affiorati nella mia mente: gli anni della “gavetta” nelle squallide periferie di Napoli dove compresi che impartendo lezioni d`inglese era necessario insegnare anche l`italiano; la costatazione che i metodi didattici tradizionali in quell’ambiente non erano efficaci; la conseguenziale, doverosa sperimentazione di strategie più stimolanti e coinvolgenti, istruendo ma anche educando, cercando allo stesso tempo di comprendere i gravi problemi di quei ragazzi; i successivi incarichi in scuole più vicine al centro e infine in quelle dei quartieri ricchi; la sorpresa di trovare anche là una consistente percentuale di “svantaggiati” (bocciati tante volte da essere pronti per il servizio militare senza aver conseguito la licenza media), di portatori di handicap, di alunni con problemi psichici o semplicemente con limitate capacità; le costanti e dure lotte accanto agli “ultimi della fila”.

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In effetti anche la sottoscritta, affascinata dall`esempio di don Milani, ha combattuto per loro tutta la vita, credendo fermamente nel diritto all`istruzione, a cure sollecite e attente per uno sviluppo armonioso della personalità di ciascun alunno, al di là di privilegi e classi sociali, per il rispetto dovuto ad ogni essere umano in quanto “unico e irripetibile”.

Quando lessi “Lettera a una professoressa”, scritta dai ragazzi di Barbiana sotto la guida di don Milani, mi commossi e trovai giuste le loro critiche alla cosiddetta “scuola dell`obbligo” che colpiva soprattutto poveri e disadattati con le bocciature. Cosa è cambiato da quei tempi? In effetti anche se ora si ricorre di meno alle bocciature, dispersione scolastica e analfabetismo non sono stati ancora debellati ed è ormai inconfutabile l’ incapacità della Scuola Statale sia nel colmare il “divario culturale” tra le classi sociali (oggi accentuato dalla presenza di immigrati), sia nel fornire adeguato sostegno a portatori di handicap. In effetti incuria e riforme inadeguate hanno favorito uno squallido appiattimento culturale, con la complicità di una società globalizzata mirante solo a denaro e privilegi a scapito dei più deboli (tanto per i ricchi ci sono sempre le scuole private).

E riflettendo sulle esperienze di Ester ho rivissuto con lei tanti eventi storici di quegli anni: le angoscianti, drammatiche “edizioni straordinarie” dei Tg su stragi, uccisioni, violenze legate in Italia a estremismi politici e criminalità organizzata, oppure le tremende notizie su tante guerre che hanno inondato di sangue la Terra.

Nonostante tutto ciò, bisogna ammettere che molte persone in passato avevano grandi ideali e lottavano per cambiare il mondo, mentre oggi sembra che ci sia una sorta di rassegnazione, di scoramento, oppure un ottundimento delle coscienze che genera una distruttiva deriva etica.

Secondo Vauro viviamo in anni caratterizzati da una “mancanza di respiro delle idee, della solidarietà e della passione….E proprio per combattere questa asfissia bisogna ricominciare a sperare e a immaginare, ricordando che alcuni valori e alcuni diritti non possono e non devono essere trattabili…. e anche se Ester oggi può essere considerata una perdente, in quanto spesso accade che chi ha ragione perde, tuttavia vale la pena di continuare la sua battaglia”.

Ci sembra opportuno ricordare che V. Senesi (nato a Pistoia nel 1955), molto conosciuto come vignettista, è anche autore di diversi testi, giornalista, nonché collaboratore di “Il Fatto Quotidiano” e della trasmissione televisiva “Servizio Pubblico”. Con Piemme, oltre a “Storia di una professoressa”, ha pubblicato con successo “Kualid che non riusciva a sognare” (Premio Città di Cuneo), ”Il mago del vento”, “La scatola dei calzini perduti” (Premio selezione Bancarella 2010), “Farabutto”, “Sciacalli”, “Il respiro del cane”.

Per concludere ci sembra giusto guardare con attenzione e commozione il seguente video sulla scuola di Barbiana:

 



  • INSEGNARE CON PASSIONE
    26 aprile 2014, di GiovannaDA

    La mia cara amica Lucia mi ha chiesto di inserire il suo commento all’articolo. Eccolo: "Cara Giovanna, ho letto il tuo bellissimo articolo, "INSEGNARE CON PASSIONE", che ha risvegliato anche in me tanti ricordi, accompagnati dalle difficoltà di cui parli. E’ stato un periodo, soprattutto negli anni ’60, di grandi difficoltà perché insegnavo a Molella che, come tu sai, è una piccola frazione dove allora mancava di tutto. E’ stata proprio la passione, avendo avuto in quegli anni due portatori di handicap, ad iniziarmi allo studio della fisiopatologia e così ho preso il diploma di specializzazione. In seguito, a causa delle mie corde vocali che ogni tanto mi rendevano rauca, negli ultimi sedici anni lavorativi, dopo la visita al Celio e il riconoscimento della malattia per cause di servizio, mi fu proposto di passare in biblioteca, ma risposi che preferivo restare nella Scuola e che pertanto, essendo munita del titolo specifico, sceglievo l’insegnamento ad personam con i disabili, servendomi sia della collaborazione delle colleghe che dell’aiuto di microgruppi formati da allievi. Non avrei mai rinunciato alla gioia di stare con i ragazzi! Ti abbraccio e ti rinnovo i miei complimenti per quello che hai scritto! Lucia