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SCIPIONE PULZONE

Un pittore cinquecentesco da riscoprire in mostra a Gaeta fino al 27 ottobre 2013
lunedì 1 luglio 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Grande ritrattista, ma anche pittore di opere sacre, Scipione Pulzone (nato a Gaeta tra il 1540 e il 1942 e morto a Roma nel 1598) è un pittore poco conosciuto dal grande pubblico, ma che si può riscoprire e apprezzare nella grande mostra monografica che gli viene dedicata nella sua città natale, Gaeta, presso il Museo Diocesano, con importanti prestiti provenienti da musei nazionali ed esteri, chiese e collezioni private, in particolare quella dei principi Colonna. La mostra, ideata dalla Soprintendente per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Lazio Anna Imponente e curata da Alessandra Acconci e la stessa Imponente, in collaborazione con Alessandro Zuccari, evidenzia già nel titolo “Scipione Pulzone da Gaeta a Roma alle Corti europee” il successo dell’artista presso le grandi famiglie aristocratiche del suo tempo.

I suoi sono ritratti che mettono in evidenza i segni caratteristici dell’esercizio del potere, sia nelle vesti e negli attributi, sia nell’espressione del volto e nella posa. Papi, cardinali, principi e principesse ci appaiono come figure pienamente consce del loro status sociale e, anche se nella loro staticità e ieraticità possono sembrare a prima vista freddi o impersonali, emanano il sottile fascino di un’arte “senza tempo”, secondo una felice definizione di Federico Zeri, che al maestro Gaetano, come Scipione preferiva chiamarsi al posto del cognome Pulzone, dedicò un suo libro nel 1957.

Dopo la prima formazione letteraria e artistica a Gaeta (all’epoca appartenente al regno di Napoli), Pulzone è a Roma intorno al 1562, e nel 1567 è registrato presso l’Accademia di San Luca. Allievo forse di Jacopino del Conte, si ispira alla ritrattistica fiamminga cinquecentesca, soprattutto di Antonio Moro, mentre nelle opere religiose il suo stile mostra un’elaborazione di vari apporti, dal classicismo di Raffaello al colorismo della pittura veneta, mediato da Giovanni Muziano e Sebastiano del Piombo. Il primo ad apprezzarne le doti di ritrattista fu Marcantonio II Colonna, il vincitore della battaglia di Lepanto contro i Turchi (1571). Fu lui ad aprirgli le porte presso le grandi famiglie romane, cui seguirono gli incarichi presso i Medici a Firenze. Il progetto espositivo si articola in sei distinte sezioni. La prima è dedicata agli esordi e comprende quattro dipinti d’età giovanile. A seguire, la sezione dedicata alle opere realizzate su commissione dei Medici e ai ritratti di alcune gentildonne che rappresentano al meglio il genere pittorico nel quale Scipione eccelse. Donna Faustina Orsini Mattei, Bianca Cappello (seconda moglie di Francesco I de’ Medici e granduchessa di Toscana), la Dama velata con libro (detta Lucrezia Cenci) e soprattutto il ritratto da Palazzo Pitti, raffigurante probabilmente Cristina di Lorena (moglie di Ferdinando de’ Medici), ci colpiscono per la resa perfetta dei pizzi, delle stoffe e dei gioielli, ma soprattutto per la caratterizzazione della personalità, pur nella tranquillità di un distinto atteggiamento naturale.

La terza sezione, “la nuova icona”, rappresenta la nuova tipologia di icona devozionale di grande successo, inaugurata da Pulzone, tanto da aver stimolato una numerosa serie di repliche e copie. Si tratta di un insieme di dipinti – in diversi casi restaurati per l’occasione espositiva – mai apparsi in pubblico. In particolare voglio citare la piccola tavola proveniente da Londra raffigurante la Beata Vergine, firmata e datata al 1583. Perfetto nel suo ovale, il volto di Maria rispecchia un ideale di calma e pacata bellezza, che trasmette veramente il senso del divino.

La quarta sezione, dedicata alla produzione di arte sacra, qualifica Pulzone come apprezzato interprete dei princìpi ideali ed estetici della Controriforma. Sono in mostra alcune importanti pale d’altare, tra cui la Crocifissione della Vallicella, la pala dell’Immacolata da Ronciglione, Salomè con la testa del Battista da Modena, la Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino della Galleria Borghese.

La quinta sezione riguarda la committenza della famiglia Colonna dalla quale è giunta la più convinta adesione alla mostra con prestiti eccezionali come il Ritratto di Marcantonio II Colonna. Nella stessa sezione troviamo la Maddalena, conservata in San Giovanni in Laterano, che ci ricorda la “Maddalena penitente” di Tiziano e “Cristo sulla via del Calvario”, un quadro che si riteneva perduto, ma che è stato recentemente ritrovato a Milano.

Infine nella sesta sezione, dedicata ai ritratti di papi e cardinali, si è evidenziata la fama conquistata da Scipione, e mantenuta per gli ultimi tre decenni del XVI secolo, secondo la quale egli era il più bravo e ammirato pittore di ritratti, tanto da ricevere la commissione delle immagini ufficiali di quattro pontefici: Pio V Ghislieri, Gregorio XIII Boncompagni, Sisto V Peretti e Clemente VIII Aldobrandini.

Sobrio ed equilibrato maestro della pittura (che realizzò sempre ad olio e mai ad affresco), Pulzone aveva come obiettivo la verosimiglianza, 20 anni prima della “rivoluzione” naturalistica del Caravaggio. Nel volume Il riposo pubblicato nel 1584, Raffaello Borghini elogiò ampiamente “Scipione Pulzone da Gaeta, molto eccellente nel fare i ritratti di naturale, e talmente sono da lui condotti, che pajon vivi. Laonde gli è bisognato ritrarre tutti i signori principali di Roma, e tutte le belle donne, che lunga cosa sarebbe a raccontare i suoi ritratti; ma basti dire particolarmente, che egli ha ritratto Papa Gregorio XIII, il cardinal Farnese, il cardinal Granvela, il cardinale Ernando Medici, ed il Sig. Don Giovanni d’Austria, che per esser ritratto da lui, il fece andare a posta a Napoli, di dove egli ne riportò utile ed onore: e insomma nel far ritratti è tenuto Scipione da tutti maraviglioso”.

Il pittore Giovanni Baglione, biografo di Pulzone, non fu da meno nel tessere le lodi del collega, tanto da scrivere a proposito dei suoi ritratti: “si vivi li faceva, e con tal diligenza, che vi si sarieno contati fin tutti i capelli, e in particolare li drappi, che in quelli ritraheva, parevano del loro originale più veri, e davano mirabil gusto”.

Nell’ambito dei preziosi drappi mirabilmente dipinti, appare spesso una tendina che probabilmente non è lì per caso. In effetti nella sua ricerca scrupolosa del vero Pulzone sembra rifarsi al mito tramandato da Plinio, quello della tenda dipinta da Parrasio, che ingannò il rivale Zeusi tanto sembrava vera. Pulzone era, in effetti, un pittore colto, in grado di scrivere finemente (come appare dalle sue lettere) e di relazionarsi con le teste coronate d’Europa. E questo, oltre alla notevole capacità pittorica, fu sicuramente alla base del suo successo.

P.S.

“Scipione Pulzone da Gaeta a Roma alle Corti europee”, Gaeta, Museo Diocesano (piazza Cardinale Tommaso De Vio, 7)
dal 27 giugno al 27 ottobre 2013-06-28
Orari: da mar. a ven.17-23; sab. e dom. 10-13 e 17-23


 

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