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ROBERTO FERRI al Palazzo delle Esposizioni 7/5-2/6/2013

In mostra un mix di opere sacre e profane
martedì 7 maggio 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Roberto Ferri, artista figurativo di origine tarantina ma trapiantato a Roma (con studio a Sutri), noto e apprezzato in Italia e all’estero per la sua pittura che si ispira al Seicento e ad alcuni maestri del Romanticismo, dell’Accademismo e del Simbolismo, è ospitato nel Palazzo delle Esposizioni, nella Sala Fontana, dal 7 maggio al 2 giugno 2013. Si tratta di una duplice esposizione in quanto alla mostra “Roberto Ferri. Noli foras ire”, costituita da opere recenti (dal 2009 al 2013), si affianca la presentazione in anteprima delle quattordici stazioni della Via Crucis realizzate per la cattedrale di Noto (Siracusa): un mix, quindi, di sacro e profano con la supervisione artistica di esperti di arte quali Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati e Francesco Buranelli.

L’artista, nato nel 1978, è giunto a elaborare un suo raffinato linguaggio basato su rigorosi principi formali ed estetici. Le sue opere colpiscono l’osservatore per l’estrema perizia esecutiva, l’ipermanierismo e il lirismo fantastico con cui riesce a trasfigurare i corpi di uomini e donne, trafitti da una luce caravaggesca. La pittura antica viene reinterpretata e rimodellata attraverso pose ardite e macabre invenzioni in grado di suscitare meraviglia. I dettagli e i simboli giocano un ruolo importantissimo nelle sue composizioni che indagano nella psiche, alla ricerca di una terribile verità. I nudi sono resi con estremo realismo, con i muscoli in tensione e le vene palpitanti, i drappeggi dei tessuti con le più impercettibili sfumature cromatiche. I colori dominanti sono il bianco e il rosso, un rosso che allude al sangue e al male che tutto divora.

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NELLA MORTE AVVINTI

Molto emblematica a questo proposito è la grande tela del 2011 raffigurante I cavalieri dell’Apocalisse, terribili figure che portano la pestilenza, la guerra, la carestia e infine la morte. Ma ancora più particolare e allusiva ci appare l’opera Sigillum, che mostra il sigillo della morte nell’unione di due amanti: i corpi sono bellissimi, bianco quello della donna, più scuro quello dell’uomo che di fatto la divora in un abbraccio mortale con dei denti acuminati che fuoriescono dalle braccia e dal petto. Lucifero, del 2013, ritrae in tutta la sua bellezza l’angelo caduto dal cielo, mentre imprime il suo sigillo sulla pietra e sulla terra su cui regnerà.

Nell’imponente Requiem appaiono altre figure demoniache che accolgono un angelo caduto, nel quale la parte benigna cede il passo a quella maligna simboleggiata da uno scarafaggio che penetra sotto la pelle della sua mano. Meno grandiosi, ma più suggestivi, sono i dipinti Nella morte avvinti (dove ha ritratto la sua compagna) e Languida nostalgia dell’ombra, entrambi del 2010. Estremamente macabro è invece Il teatro della crudeltà con una donna sfinge accanto a un uomo appeso a testa in giù (ma con la testa già recisa).

Odio, amore, morte, e soprattutto sofferenza: sono questi i motivi che prevalgono in questo “accademico appassionato”, come lo ha definito Vittorio Sgarbi, che lo considera “un vero fenomeno, ammirevole come e più di un pittore antico”. La conoscenza per l’artista è sofferenza, legata al fatto di non riuscire a scoprire completamente se stesso (noli foras ire vuol dire “non uscire”), e quindi la verità nascosta nei recessi della mente. Ed è dalla sofferenza che derivano tutte quelle deformazioni corporali che ci colpiscono, e le inquietanti metamorfosi della psiche, rese dall’artista con una grande carica passionale e provocatoria.

Più oleografiche e meno appassionate appaiono le tele della Via Crucis, forse perché si tratta di un lavoro su commissione, e pertanto l’artista ha dovuto rispettare una serie di clausole. Sono tuttavia opere molto adatte ad essere esposte in un contesto barocco come è la cattedrale di Noto, la cui ricostruzione è stata portata a termine con materiali settecenteschi dopo il terribile crollo del 1996. Il Cristo di Roberto Ferri è muscoloso, proporzionato e seducente come potrebbe essere un San Sebastiano, pur nella furia delle violenze subite nella Passione. La sua narrazione dà il massimo risalto alla luce interiore dell’essere, proprio come avrebbe fatto un Caravaggio o un Guido Reni.

P.S.

Roberto Ferri. Noli foras ire e la presentazione della Via Crucis per la Cattedrale di Noto
Palazzo delle Esposizioni – Sala Fontana
Roma, via Nazionale 194
Orari: martedì, mercoledì, giovedì e domenica dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30. Lunedì chiuso.

Altre immagini dei lavori di Ferri si trovano sul suo sito


 

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