- Nils Muiznieks
Qualche giorno fa, con voto segreto è stato approvato un emendamento che punirà con il carcere i giornalisti per il reato di diffamazione. Il provvedimento ha suscitato accese discussioni e perfino l’Ue ha mostrato la sua disapprovazione: il Commissario per i diritti umani e civili, Nils Muiznieks, è apparso deluso e ha dichiarato che ci si aspettava una legge in linea con gli standard europei, cioè sanzioni proporzionate previste dal codice civile. Anche scrittori e opinionisti dilettanti ora sono piuttosto preoccupati per i consequenziali ed inevitabili condizionamenti psicologici che subirà chiunque voglia esprimere le sue idee in piena libertà.
La decisione sembra alquanto dura, anche se in genere si accetta che la “vera diffamazione” debba essere punita con provvedimenti equi e soprattutto commisurati alla gravità del reato. Preoccupante è senz’altro la generale rinuncia ad un pacato e civile “bon ton”, mentre infuriano turpiloquio, litigiosità, aggressività, tracotanza e maleducazione. In questo bailamme appare quanto mai sottile e “fluttuante”, suscettibile di manipolazioni ad hoc, il confine tra diffamazione e ricerca della Verità, per cui sembra doveroso ed auspicabile trovare soluzioni alternative più equilibrate che non mettano in pericolo la libertà di stampa e di espressione.
I recenti avvenimenti ci inducono dunque ad un’opportuna riflessione sul giornalismo nel mondo di oggi. In effetti le domande che spesso sentiamo qua e là sono sempre le stesse:
La Stampa oggi è davvero libera?
Il cosiddetto “quarto potere” è ancora capace di contrastare e denunciare il marcio del sistema politico ed economico, oppure ormai è anch’esso al servizio di vari interessi?
Meglio allora leggere le notizie online, dal momento che i giornali cartacei sono più controllati?
Si porranno limiti anche ai siti online?
E infine, l’etica nel giornalismo esiste ancora?
Negli USA il caso” Watergate”, ad esempio, è considerato una pietra miliare nel campo del coraggioso giornalismo
- Giancarlo Siani
investigativo, caso emblematico nella difesa della libertà di stampa, un’esigenza primaria dei paesi democratici, esaltata ampiamente anche in numerosi film che da appassionata cinefila non posso fare a meno di citare: “Quarto Potere” di Orson Welles, “Tutti gli uomini del Presidente” di Alan Pakula, “Goodnight and good luck” di G. Clooney, “State of play” di K. Macdonald, “Fortapach” di Marco Risi (sul coraggioso giornalista napoletano Giancarlo Siani) e tanti altri film che non solo hanno arricchito la storia del cinema mondiale, ma hanno trattato il tema della libertà di espressione in tutte le sue sfaccettature.
Anche il cinema ha sempre messo in evidenza il contrasto tra giornalisti senza scrupoli che cercano uno scoop a tutti i costi senza pietà né rispetto per nessuno, e quelli onesti e perfino eroici che rischiano la vita nella ricerca della Verità, personaggi che per fortuna esistono anche nella realtà.
E se lungo purtroppo è l’elenco delle vittime tra i giornalisti nei paesi cosiddetti “civili”, figuriamoci in quelli sotto regimi dittatoriali!
Ci sembra giusto ricordare che ogni anno, il 3 maggio, si celebra in tutto il mondo la Libertà di Stampa, cioè il diritto dei cittadini ad una corretta informazione che, come afferma il codice deontologico del buon giornalismo, deve attenersi ai principi di obiettività, imparzialità, pluralismo, rispetto delle persone, assenza di discriminazione o pregiudizi.
Interessante, pertanto, è il libro “Cattive Notizie” di Vittorio Roidi, che rivaluta proprio l’etica nel giornalismo e sottolinea i danni della cattiva informazione.
- V. Roidi
Nella prefazione di Stefano Rodotà si legge: “Il diritto all’informazione non è un privilegio del giornalista, ma una componente della libertà del cittadino, una garanzia della democraticità del sistema”.
Insomma anche se è difficile destreggiarsi tra pressioni, lusinghe, tentazioni e problemi di ogni genere, un buon giornalista non dovrebbe mai sottovalutare il suo ruolo: quello di corretto informatore che può contribuire alla costruzione di una società migliore.
Concludendo, ci auguriamo pertanto che la Libertà di Stampa sia sempre tutelata in modo da offrire ai giornalisti “onesti” la possibilità di lavorare con serenità, nel rispetto dei fondamentali principi democratici.
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