https://www.traditionrolex.com/30 Vermeer. Il secolo d'oro della pittura olandese-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7709
Articoli visitati
5286472
Connessi 16

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
25 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL
JPEG - 91 Kb
Cliccare per ingrandire

Vermeer. Il secolo d’oro della pittura olandese

Roma -Scuderie del Quirinale dal 27 settembre 2012 al 20 gennaio 2013
lunedì 1 ottobre 2012 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


Segnala l'articolo ad un amico

Johannes Vermeer, il celebre pittore di Delft (1632-1675), è uno di quegli artisti la cui storia è ancora in parte avvolta nel mistero, probabilmente perché la sua fama cadde completamente nell’oblio, finché non venne riscoperto alla metà dell’Ottocento dal critico e collezionista d’arte francese Etienne Thoré, che, dopo una meticolosa ricerca, riuscì ad individuare alcune sue opere, che erano state attribuite ad altri olandesi.

Da allora la sua fortuna postuma crebbe immensamente, anche in ambito letterario. Marcel Proust gli dedicò alcune pagine memorabili nella sua Recherche e negli ultimi anni Tracy Chevalier il bestseller “La ragazza con l’orecchino di perla”, dal quale è stato tratto l’omonimo film.

Di Vermeer si conoscono solo 37 quadri (dei 50 che dovrebbe aver dipinto) e di questi 8 sono esposti nelle Scuderie del Quirinale nella mostra “Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese”.

Un numero solo apparentemente esiguo, dal momento che diverse sue opere sono inamovibili, e comunque apprezzabile visto che nessuno dei suoi dipinti si trova in Italia. A Vermeer vengono affiancati 50 capolavori artistici degli artisti olandesi suoi contemporanei, così da avere una visione d’insieme del secolo d’oro olandese. In particolare Carel Fabritius e Nicolaes Maes, pionieri degli effetti sperimentali e naturalistici attinenti allo spazio e alla luce, che Vermeer utilizzò per accrescere il realismo delle sue composizioni pittoriche; Gerard ter Borch, osservatore attento di giovani donne, come lo stesso Vermeer che proprio dalle sue opere trae ispirazione per i soggetti migliorandone lo stile; Pieter de Hooch, celebre pittore dell’epoca che si ispira a Vermeer; Gerard Dou, maestro del chiaroscuro applicato alle scene notturne; Gabriel Metsu e altri.Pittore raffinatissimo, Vermeer era un grande conoscitore d’arte, in quanto il padre era un mercante d’arte. A prima vista le sue opere possono apparire simili a quelle dei suoi contemporanei, ma a ben guardarle esprimono un senso di armonia e poesia difficilmente uguagliabile.

Si è detto che egli facesse uso della camera oscura per le sue composizioni e in effetti le macchie di luce bianca e l’ingrandimento dei particolari in primo piano possono ricondursi agli effetti ottici di quello strumento. La prima delle sue opere in mostra è La stradina (1658 ca.), dal Rijksmuseum di Amsterdam, un incantevole dipinto che offre scorci sulle abitazioni di Delft, forse quelle che si scorgevano dalla casa dell’artista. Una tipica facciata in mattoncini rossi, dai vetri con riquadri a piombo, i portoncini e le imposte in legno sono quasi un pretesto per osservare un interno con una donna occupata in un lavoro manuale, una cameriera indaffarata nell’adiacente vicolo, i bambini inginocchiati che giocano sotto casa, tutte scenette che danno l’idea di una serena vita domestica.

La seconda opera in mostra è la Santa Prassede del 1655, copia dal fiorentino Felice Ficherelli, detto il Riposo, che mostra la santa romana intenta a raccogliere entro una coppa il sangue dei martiri: si tratta di una delle pochissime opere di argomento sacro, che denota l’adesione da parte di Vermeer al cattolicesimo in seguito al suo matrimonio con Catharina Bolnes. La presenza di un crocifisso tra le mani della santa suggerisce, in particolare, una vicinanza all’ambiente gesuitico.

Ovviamente non potevano mancare in mostra alcune delle donne dipinte dal maestro, in particolare la Ragazza con il cappello rosso (1655-57), proveniente da Washington, un quadro molto piccolo ma in grado di catturare l’attenzione dello spettatore per i suoi effetti di luce, la Suonatrice di liuto (1662-63) da New York, una ragazza che suona con gli occhi rivolti alla finestra, come se stesse aspettando il suo innamorato, la Giovane donna con bicchiere di vino (1659-60), la Giovane donna seduta al virginale e la straordinaria Giovane donna in piedi al virginale (1670-73), da Londra, un quadro dalla posa classica e dalle sfumature azzurrine che ricorda certe madonne di Piero della Francesca.

Ci colpisce la raffinatezza della composizione e la presenza del sentimento amoroso espresso simbolicamente da Cupido raffigurato sulla parete alle spalle della donna, oltretutto con in mano una carta a simboleggiare la fedeltà assoluta.

L’ultimo dipinto di Vermeer in mostra è Allegoria della fede, da New York, la cui figura femminile, riproducente la Chiesa cattolica, è tratta dalla famosa Iconologia di Cesare Ripa (Roma 1603), con “il mondo ai suoi piedi” (in questo caso un globo olandese del 1618). Il paradiso è rappresentato come una sfera di vetro che riflette lo spazio reale e che somiglia a una camera di una casa olandese decorata, per fungere da cappella (nell’Olanda calvinista i cattolici erano obbligati a praticare la fede in privato), con un dipinto sacro, ovvero la Crocifissione di Jacob Jordaens, fedelmente riprodotta nel quadro.

Tutti gli altri pittori presenti in mostra, spesso con opere notevoli, contribuiscono efficacemente a farci entrare nell’Olanda del XVII secolo, un piccolo mondo caratterizzato da una certa agiatezza (basti guardare i vestiti delle donne con decori in ermellino e gioielli di perle o gli interni con mobili, tappeti e quadri costosi) e da una tradizione artistica notevole. Prevalgono le scene d’interno, in particolare quelle musicali e quelle legate alla scrittura di epistole, ma sono presenti anche molti paesaggi.

Ricordiamo in particolare la Veduta di Delft da una loggia immaginaria, di Daniel Vosmaer, uno dei paesaggi urbani più affascinanti e audaci del Seicento, reso con realismo eccezionale, Interno di chiesa gotica di Emanuel de Witte e Veduta di Delft con l’esplosione del 1654 di Egbert van der Poel, che si riferisce all’esplosione della polveriera, che uccise tra gli altri l’artista Carel Fabritius, il più dotato degli allievi di Rembrandt e ritenuto da alcuni maestro di Vermeer.

Ricordiamo a questo proposito che il poeta Arnold Bon scrisse un sonetto per commemorare la morte di Fabricius, nel quale è nominato anche Vermeer: “Egli perì nel momento più fulgido e proficuo della sua carriera, ma come la fenice risorge dalle proprie ceneri, così dal fuoco di Fabritius sorse Vermeer, suo seguace e continuatore”.

“Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese”, Roma, Scuderie del Quirinale. Orario: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30._ Catalogo Skira

 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30