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LUCA SIGNORELLI de ingegno et spirto pelegrino

Una grande mostra a Perugia, Orvieto e Città di Castello
martedì 8 maggio 2012 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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È in Umbria che Luca Signorelli, nato e morto a Cortona (1450-1523), ha lasciato i suoi capolavori più celebri, come la pala di Sant’Onofrio nel duomo di Perugia e gli affreschi della Cappella Nova (o di San Brizio) nel duomo di Orvieto. Ma anche nell’alta valle del Tevere, e più precisamente a Città di Castello, ha realizzato importanti opere, dando avvio a un fenomeno derivativo di vaste proporzioni. Ed è per questo che l’Umbria lo celebra con un’importante mostra (dal 21 aprile al 26 agosto 2012), divisa proprio tra Perugia, Orvieto e Città di Castello.

“Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino”, a cura di Fabio De Chirico, Vittoria Garibaldi, Tom Henry, Francesco Federico Mancini, rende omaggio al pittore rinascimentale, evidenziando con parole di Giovanni Santi (il padre di Raffaello) il temperamento e l’estro dell’artista, creatore di un nuovo stile “impetuoso e tragico” che, come riferisce Giorgio Vasari, piacque tanto a Michelangelo, soprattutto per la sua attenzione all’anatomia umana. E, in effetti, c’è chi vede in Signorelli un precursore del Buonarroti. Claire van Cleave nel catalogo sostiene che per capire i “nudi monumentali di Michelangelo”, bisogna prima “apprezzare le anticipazioni tecniche di Signorelli disegnatore e comprendere quanto sia radicalmente diverso dai suoi contemporanei”. Le sue figure non sono ingentilite, o scialbe, come quelle del Perugino o del Pintoricchio, ma sono “persone coraggiose, possenti, talvolta poco attraenti, con un carattere e un’energia decisamente poco comuni per l’epoca… I suoi disegni sono sicuri, raramente esitanti, i personaggi hanno volume, comunicano movimento e sono disposti correttamente nello spazio”.

Proprio questa sua capacità di disegnatore è giustamente evidenziata nella sede espositiva centrale, la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia, nel settore dedicato alla grafica, che per un pittore come Signorelli svolge un ruolo fondamentale. Ma sono i dipinti a olio o a tempera, su tela o su tavola, ad attirare maggiormente i visitatori che, grazie a un allestimento essenziale e quasi metafisico (realizzato con materiali ecocompatibili), possono leggere con facilità le opere e le loro didascalie, seguendo un percorso ripartito ad arte in modo da creare al centro uno spazio con i più bei tondi di Signorelli: invenzione questa del tondo attribuita proprio al maestro cortonese e poi ripresa da Michelangelo (Tondo Doni) e da Raffaello (Madonna del libro, detta anche Conestabile). Come non citare tra questi tondi la Sacra Famiglia degli Uffizi, la Madonna Medici e la Madonna di Monaco, accomunate queste ultime dalla presenza di sorprendenti nudi maschili sullo sfondo. Uno, in particolare, si rifà nella posa all’antica statua dello Spinario.

Una celebre opera di Piero della Francesca, la sublime Madonna di Senigallia, accostata a tre madonne dello stesso ambito stilistico (provenienti da Venezia, Oxford e Boston, e attribuite le prime due a Signorelli e la terza a un altro allievo di Piero), apre la mostra a rimarcare la prima formazione di Luca Signorelli presso il grande maestro amante della geometria e dell’astrazione formale. A questa prima fase seguirà il periodo di accostamento alla pittura fiorentina del secondo Quattrocento, e in particolare ad Andrea del Verrocchio, nella cui bottega l’artista ebbe come compagni di avventura Perugino e Bartolomeo della Gatta, dei quali sono in mostra alcuni dipinti e con i quali lavorò a Roma nella Cappella Sistina. Proprio a questa sua collaborazione è dedicato il settore “Sui ponteggi della Sistina”. La critica riconosce l’intervento di Signorelli nella cappella romana nel riquadro raffigurante Il testamento e la morte di Mosé, presentato in mostra sia attraverso un’incisione ottocentesca, sia attraverso un acquerello pure ottocentesco di Eliseo Fattorini, prestato dal Victoria and Albert Museum di Londra.

Tra le opere più notevoli di Signorelli in esposizione ricordiamo la Pala di Sant’Onofrio, una straordinaria tavola quadrata, realizzata per la cattedrale di Perugia tra il 1483 e il 1484, alla quale appartiene l’angelo musicante scelto come logo della mostra, e l’Annunciazione di Volterra, firmata e datata 1491, dove lo spazio tra l’Angelo annunziante e la Vergine è diviso in esterno e interno, tra virtuosismi architettonici e decorativi ricchi di motivi simbolici. Per la prima volta la pala viene riunita ai suoi quattro scomparti di predella, che la completavano. Interessanti, anche se frammentari, sono i resti della Pala Bichi di Siena, prestati dal Toledo Museum of Art (nell’Ohio).

Ma il lavoro della piena maturità, che gli ha dato maggiore celebrità, è senza dubbio il decoro ad affresco della Cappella Nova del duomo di Orvieto. Il ciclo di affreschi, iniziato nel 1447 dal Beato Angelico (che dipinse solo due vele della volta), proseguito dal suo allievo Benozzo Gozzoli ma ben presto interrotto, venne affidato nel 1499 a Luca Signorelli, che si impegnava a dipingere di sua mano tutti i personaggi dalla cintola in su. Il tema è quello del Giudizio Universale, la cui rappresentazione, che prima era sempre stata unitaria, viene suddivisa in una serie di scene indipendenti (La Resurrezione della carne, I Dannati all’Inferno e Gli Eletti in Paradiso) e vi si aggiungono inoltre dei motivi insoliti come i Fatti dell’Anticristo, Profezie e il Finimondo. La straordinaria forza creativa di Signorelli ebbe qui modo di esprimersi, come scrive Vasari “con bizzarra e capricciosa invenzione” tra angeli, demoni, rovine, terremoti, fuochi, miracoli dell’Anticristo, e tutti quei nudi dalla muscolatura possente che costituiscono il leit motiv della sua produzione pittorica. A Orvieto la mostra prosegue, dividendosi tra il Museo dell’Opera del Duomo, la Libreria Albèri e la chiesa dei Santi Apostoli.

Città di Castello, infine, contribuisce a studiare e comprendere il complesso e articolato percorso di un artista come Signorelli. La scelta dei curatori è stata quella di non spostare da palazzo Vitelli, sede della Pinacoteca Comunale, i dipinti signorelliani qui ospitati, ma di incrementarli con altre opere provenienti da collezioni italiane e straniere, al fine di approfondire la tarda produzione e il ruolo della bottega. Tra le opere in mostra il Martirio di San Sebastiano, del 1498, suscita una particolare curiosità per i ruderi di fantasia, che tanto successo avranno in seguito tra i pittori vedutisti.

“Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino”, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria a Palazzo dei Priori, Corso Vannucci, 19. Orario: tutti i giorni dalle ore 9 alle 19.

 

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