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La figura dell’imperatore NERONE e i suoi luoghi

Una mostra che si snoda tra il Foro Romano, il Palatino e il Colosseo lungo un itinerario comprendente ben otto tappe
mercoledì 13 aprile 2011 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Storia


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Un despota capriccioso, sanguinario, egocentrico, ma sottilmente affascinante. Questa è l’immagine che gli autori latini ci hanno tramandato di Nerone, l’imperatore amato dalla plebe e inviso all’aristocrazia, che dopo la sua morte, a dispetto della damnatio memoriae voluta dal Senato e dagli imperatori della dinastia flavia, ha continuato ad avere una grandissima popolarità, sia pure negativa, avendo legato il suo nome alla prima persecuzione contro i cristiani, in seguito al grande incendio del 64 d.C. In realtà, la sua è una figura molto sfaccettata, con tante luci e tante ombre, che la grande mostra che gli viene dedicata dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, a cura di Maria Antonietta Tomei e Rossella Rea, cerca di mettere a fuoco lungo un itinerario piuttosto impegnativo, che dal Foro Romano conduce al Palatino e quindi al Colosseo.

Ricordiamo che Nerone, nato nel 37 d.C. ad Anzio e morto suicida nel 68 a Roma, assunse questo nome solo nel 50, quando venne adottato da Claudio (prima si chiamava Lucio Domizio Enobarbo). Divenuto imperatore giovanissimo, nel 54, fu sostanzialmente un uomo di pace innamorato della Grecia, dell’arte e della cultura; rinnovò l’aspetto architettonico di Roma e avviò lo scavo del canale di Corinto, oltre ad aver coltivato il ben più ambizioso progetto di collegare, sempre mediante un canale, i porti di Pozzuoli e di Ostia. Gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita, come il matricidio, la condanna a morte del suo precettore Seneca e l’uccisione delle sue mogli Ottavia e Poppea (morta probabilmente per un incidente avvenuto in gravidanza), oltre alle dicerie sull’incendio, hanno dato origine a una leggenda nera culminata nel Medioevo con la presunta frequentazione della sua tomba da parte di demoni e streghe, che ebbe fine solo con l’abbattimento del noce che era cresciuto sul sepolcro dei Domizi e la costruzione al suo posto della chiesa di S. Maria del Popolo.

Dal 12 aprile al 18 settembre 2011 sarà possibile, nell’ambito di questa mostra, ammirare quasi 200 pezzi tra sculture, rilievi, affreschi e reperti di recenti scavi dislocati in otto sedi diverse. Si comincia dalla Curia Iulia nel Foro Romano con i ritratti dell’imperatore e della famiglia e dipinti e sculture di età moderna che ne confermano la fama nei secoli. In particolare è notevole il dipinto “Nerone a Baia” (autore l’artista polacco Jan Styka) che lo ritrae sullo sfondo di un paesaggio inquietante dominato dal Vesuvio.

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Locandina del film Quo Vadis

Si prosegue nel Tempio di Romolo (sempre nel Foro Romano), dove viene proiettata un’antologia cinematografica che vede l’imperatore come protagonista di tanti film, che, pur dando di Nerone un’immagine non sempre veritiera, hanno contribuito ad accrescere il suo mito. Attori come Ettore Petrolini, Alberto Sordi, Peter Ustinov e Klaus Maria Brandauer tingono di tetra ironia il ritratto del despota incendiario che si è via via trasformato in un vero divo cinematografico.

Dal Foro si sale sul Palatino, dove nel Criptoportico neroniano si affrontano i temi della propaganda e del lusso sfrenato profuso nei palazzi imperiali, che abbondavano di marmi preziosi, stucchi e raffinati decori. Nel Museo Palatino, in particolare, è illustrata la fastosità della Domus Transitoria, il palazzo costruito da Nerone prima dell’incendio. Sempre nel Palatino è possibile osservare i settori delle residenze neroniane ancora in corso di scavo; in particolare negli Horti Farnesiani sono emersi importanti resti della Domus Tiberiana, il palazzo dove Nerone visse insieme al patrigno Claudio e alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore, mentre nella vigna Barberini si può vedere dall’alto lo scavo che ha recentemente portato alla luce un ambiente, da identificare probabilmente con la famosa Coenatio rotunda, la sala da pranzo girevole di cui parla Svetonio.

Gli ultimi settori della mostra sono allestiti nel Colosseo, e sono dedicati all’incendio del 64 e alla Domus Aurea, la vasta residenza di Nerone rimasta incompiuta alla sua morte e poi in gran parte distrutta dagli imperatori Flavi. Secondo le cronache dell’epoca, l’incendio fu talmente catastrofico da provocare nell’imperatore il desiderio di costruire una nuova città, più bella e duratura. E per prima cosa pensò di erigere per sé stesso una dimora “aurea”, quale non si era mai vista prima, compresa tra il Celio, il Palatino e l’Esquilino. Tacito attribuisce la costruzione del lussuoso complesso a due architetti romani, Severo e Celere, mentre autore degli affreschi sarebbe stato Fabullo. Ci informa inoltre che “qua esistevano laghi e pascoli, là boschi vasti e isolati, il tutto adattato con artificio in mezzo a edifici di soggiorno e di ricevimento, ninfei, terme, colonnati”.

Intorno al palazzo, Nerone volle che si estendessero grandi e meravigliosi giardini e nel centro della valle, dove ora vediamo il Colosseo, creò un profondo stagnum, ovvero un lago artificiale, con tanto di porto. Egli, poi, si fece riprodurre in una statua colossale di 120 piedi (36 m ca.) che lo ritraeva con la corona raggiata del dio Elio. Ma di tutte queste meraviglie resta ora solo un settore limitato sul Colle Oppio (lungo circa 300 m, largo 190 m), che si è casualmente salvato perché inglobato nelle fondamenta delle Terme di Traiano. È costituito da numerosi ambienti che si affacciano sui giardini digradanti del colle Oppio: privi di porte, di servizi e di riscaldamento, dovevano avere presumibilmente una funzione di rappresentanza più che di dimora vera e propria.

P.S.

“Nerone” dal 12 aprile al 18 settembre 2011 a Roma; tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,15


 

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