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27 marzo 2024   e  



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P. B. SHELLEY E Il TEMA DELLA LIBERTÁ

Prometheus Unbound e altre opere
sabato 1 novembre 2014 di Giovanna D’Arbitrio
Vivendo in un’epoca in cui spesso la nostra libertà ci sembra oscuramente minacciata, fa bene all’anima di tanto in tanto immergersi nella poesia e ritornare a quei poeti che lottarono contro ogni forma di oppressione e tirannia, auspicando una positiva, futura rigenerazione dell’Umanità. Tale fu Percy Bysshe Shelley (1792- 1822), poeta romantico, spirito libero, anticonformista e rivoluzionario, ma allo stesso tempo troppo sensibile e instabile, sempre tormentato da (...)


In risposta a:

P. B. SHELLEY E Il TEMA DELLA LIBERTÁ

lunedì 3 novembre 2014

Alcuni lettori hanno chiesto la traduzione della poesia "To a skylarK". Eccola:
A un’allodola
Salute a te, o spirito di gioia!
Tu che non fosti mai uccello, e dall’alto
del Cielo, o vicino, rovesci
la piena del tuo cuore in generose
melodie di un’arte non premeditata.
Sempre più in alto, più in alto, ti vedo
guizzare dalla terra, una nube di fuoco,
e percorri con l’ali l’infinito azzurro,
ti levi nell’aria cantando,
e librandoti alta ancora canti.
Nei bagliori dorati del sole
che sta per tramontare, là dove
s’accendono in alto le nubi
tu corri e veleggi, una gioia incorporea
che ha appena dato inizio alla sua corsa.
La pallida sera di porpora
attorno al tuo volo si scioglie;
come una stella del Cielo nel colmo
della luce del giorno tu resti
completamente invisibile, eppure
odo la tua felicità squillante, acuta
come le frecce di quella sfera argentea
la cui lampada intensa si sfoca
nel bianco chiarore dell’alba,
così che noi faticosamente
la riusciamo a vedere, pur sapendo
dove si trova. Della tua voce risuonano
l’aria e la terra, come quando è limpida
la notte e da una nube solitaria
la luna piove i suoi raggi e n’è sommerso il cielo.
Noi non sappiamo cosa sei, né a cosa
più rassomigli. Dalle nubi accese
dal colorato arcobaleno non si versa goccia
che tanto splenda a vedersi come dalla
tua presenza un rovescio di pioggia melodiosa.
Sei come un poeta nascosto
entro la luce del pensiero, un poeta che canta
liberamente i suoi inni, finché il mondo
entra in perfetto accordo
con le speranze e i timori che prima ignorava;
sei come una fanciulla di nobile nascita
che acquieta nella torre di un palazzo
la sua anima oppressa dall’amore,
in un’ora segreta, con una musica dolce
come l’amore stesso, e ne inonda la camera;
sei come una lucciola d’oro
in una piccola valle coperta di rugiada,
che diffonde nascosta agli sguardi
la sua aerea luminescenza
in mezzo ai fiori e all’erba che la celano;
sei come una rosa protetta
dalle sue foglie verdi, violata
dai venti caldi, finché il suo profumo
illanguidisce con troppa dolcezza
quei ladri dall’ala pesante;
il suono dei rovesci della pioggia
primaverile sull’erba scintillante,
i fiori risvegliati dagli scrosci, e ogni cosa
che sia stata felice e chiara e fresca
la tua musica sempre la supera.
Insegnaci, Spirito o Uccello,
quali dolci pensieri sono i tuoi:
io non ho mai udito una lode d’amore o di vino
da cui fluisse così palpitante
un simile celeste rapimento.
Cori d’Imene o canti di trionfo
paragonati al tuo non sarebbero altro
che una misera vuota vanteria,
cose in cui noi sentiamo si nasconde
sicuramente un difetto.
Quali ragioni sono la sorgente
di questa tua felice melodia?
Che prati, onde o montagne? Quali aspetti
della pianura o del cielo? Che amore
della tua stessa specie? Che ignoranza
perfino del dolore? con la tua
chiara ed acuta gioia non potrà mai esistere
il languore, né un’ombra di noia
mai t’è venuta accanto; tu ami, eppure mai
hai conosciuto la triste sazietà d’amore.
Che tu sia desta o in sonno, della morte
devi considerare cose più vere e profonde
di quanto in sogno gli uomini, altrimenti
come potrebbero mai le tue note
fluire in simili rivi cristallini?
Noi guardiamo in avanti, guardiamo
dietro di noi, e siamo tormentati
da tutto ciò che non è: le nostre risa,
anche le più sincere, nascondono la pena,
e le nostre canzoni più dolci sono quelle
che raccontano sempre il pensiero più triste.
Anche se noi potessimo schernire
odio paura e orgoglio, anche fossimo nati
per non versare lacrime, non so
come potremmo giungere alla tua stessa gioia.
Più di qualsiasi misura di suoni deliziosi
sarebbe adatta al poeta la tua maestria,
più di qualsiasi tesoro nascosto nei libri,
o tu che hai in dispregio la terra!
E dunque insegnami almeno la metà
di tutta quella gioia che conosci:
dalle mie labbra allora fluirebbe
una follia armoniosa, e finalmente il mondo
ascolterebbe, proprio come me
che sono qui in ascolto della tua.



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