La recente puntualizzazione di Adriano Sofri, riportata dal Corriere della Sera di Paolo Mieli, qualche considerazione su questo personaggio me la suggerisce. Che cosa dice Sofri di interessante? Sostiene che non era il caso di invitare il figlio del commissario Calabresi a una tavola di discussione sul terrorismo, posto che l’omicidio di suo padre non si può classificare come atto di terrorismo ma ha tutta altra connotazione.
Non finisce mai di sorprenderci quest’uomo che, realmente, costituisce un caso singolare nel panorama politico italiano. Da un punto di vista tecnico la sua affermazione non può non essere condivisa: ha perfettamente ragione, perché è vero, il terrorismo colpisce a caso degli innocenti e serve a seminare paura e confusione. L’omicidio di Calabresi era invece mirato e sapeva di vendetta, non è stato quindi un atto di terrorismo bensì un atto di criminalità politica, aggiungo io stupido e controproducente. Quello di cui lui è accusato.
Chiarisco che io stesso ero, e resto, fermamente convinto che la spiegazione ufficiale che le autorità hanno fornito in merito alla morte dell’anarchico Pinelli puzzi di Menzogna di Stato lontano cento chilometri, e faccia il paio col suicidio in contemporanea a Stammheim dei Baader Meinhof, nella sua totale mancanza di logica e di razionalità. Un vecchio anarchico che ha lunga familiarità con questure e camere di sicurezza non si ammazzerebbe mai per una vicenda alla quale è totalmente estraneo.
- Il Commissario Luigi Calabresi
Mi sembra più credibile e più realistica l’ipotesi che, ucciso da un infarto dovuto ai maltrattamenti subiti, sia stato scaraventato dagli agenti. Ci sono famosi precedenti in materia, e sono cose che sono accadute, accadono e accadranno in futuro in tutto il mondo, ma questo non significa che un omicidio preterintenzionale ne giustifichi un altro volontario, e non cambia di una virgola il fatto che in ogni caso uccidere il commissario Calabresi sia stato un atto delittuoso, condannabile senza riserve e politicamente stupido e controproducente.
- Manifesto anarchico
Condannabile ed anche condannato, perché se non sbaglio Sofri è stato dichiarato colpevole in tre gradi di giudizio. La sua posizione peraltro è chiara: lui si è sempre sdegnosamente dichiarato innocente e si è anche rifiutato di firmare domande di grazia. Almeno dimostra di tenere il punto e di essere coerente.
- I Capi della banda Baader-Meinhof
Ma tutti noi lo siamo altrettanto? Io non capisco certi comportamenti correnti. O noi crediamo che Sofri sia innocente, e allora mi chiedo perché chi pensa questo seguiti a dire di avere piena fiducia nella magistratura. Ai membri di tre collegi giudicanti che condannassero un innocente per omicidio consiglierei di cambiar mestiere e di fare il salumiere, non tanto per punirli, che non si può, quanto per disinnescare il pericolo che rappresentano per la società, altro che fiducia!
O Sofri è colpevole o è innocente: tertium non datur! Non c’è altra possibilità. Se lo crediamo innocente dobbiamo liberarlo subito e liberare la società da magistrati incapaci, ma se è colpevole stiamo parlando del mandante di un feroce omicidio. Come mai lo vedo ascoltato, riverito e considerato come una specie di Padre Pio, un guru mistico, altero e incazzoso, che parsimoniosamente distilla grammi di saggezza, prima dal fondo della sua cella, adesso dal divano di casa sua?
Io non ho certezze sulla responsabilità personale di Sofri per quanto riguarda l’omicidio di Calabresi. La sa lui solo la verità e qualche altro che tace. Io mi domando piuttosto quale sarebbe stato il contributo positivo che Lotta Continua avrebbe portato alla sinistra se invece di uccidere un poliziotto si fosse proposta di dimostrare cosa è realmente accaduto nella Questura di Milano la sera di Pinelli, e magari ci fosse riuscita.
Confesso che non sono mai entrato in sintonia con il personaggio di Sofri, un animale politico a sangue freddo, indubbiamente dotato di notevoli capacità di analisi politica acuta e rigorosa, accompagnate però da una singolare incapacità di suscitare calore umano e simpatie, che ai tempi di Piazza Fontana era mascherata dalla durezza della lotta politica e poteva anche passare per fermezza adamantina di leader, ma oggi rivela tutta la carenza dell’uomo.
Le sue innegabili qualità nemmeno presso i giudici devono aver rappresentato una attenuante ma piuttosto una aggravante. Io non so dire se Adriano Sofri abbia personalmente indotto qualcuno a uccidere Calabresi e non sta a me lo stabilirlo, però so che ha vissuto da protagonista una vicenda dalla quale è scaturito un grave errore politico che non ha portato solo alla morte di Calabresi ma pure al declino e alla fine di Lotta Continua, da cui anch’io come tanti altri mi attendevo molto di più, e soprattutto di meglio. E dico pure che di questa altra uccisione, ai compagni della sinistra che speravano in lui Sofri non può cavarsela dicendo a muso duro: ‘Non ne so nulla!’, come fa con i famigliari di Calabresi.