Per mesi, per anni ci hai pensato. Era giunto il momento di raccogliere quei pensieri, articoli, appunti, metterli in un certo ordine e accarezzare l’idea di farne un libro.

Ci hai pensato, non si riesce a comprendere se l’ansia di comunicare sia stata più forte del messaggio che volevi dare o se per caso c’era una nascosta civetteria; fatto sta che il lavoro è stato compiuto e la prima copia del tuo libro è davanti a te, sul tavolo.

E’ stata una gestazione lunga, a volte sofferta, a volte dolce. Portavi in grembo la tua creatura e ti ponevi mille domande.

Inserire un parola, una frase, togliere una pagina perché fuori tono, cercare di adottare un linguaggio semplice, per farsi capire, illudersi che stavi scrivendo qualcosa di buono, bello, interessante. E aggiungevi pure che quello era stato il momento giusto, date le circostanze delle vicende che attanagliavano il mondo, il tuo Paese, la tua città.

Era una gestazione solitaria, come del resto avviene per tutte le mamme che hanno in grembo il proprio figlio.

Ma il caso è diverso. Tu lo hai concepito, tu lo stai facendo crescere dentro di te, tu lo metterai al mondo. Certo, ci sono mani affettuose che con la loro esperienza ti aiuteranno, ti staranno vicino, ti proporranno medici e medicine. Ma il figlio sarà soltanto tuo. Unico caso di concepimento. Le gioie, i dolori, l’ansia di accompagnarlo a fare i primi passi. E’ bello, avere un figlio tutto tuo?

Devi provare, è una sensazione così bella che può darti anche un attimo di felicità.