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Rubrica: EVENTI


Palazzo Zabarella - Padova

Mostra di Giorgio de Chirico a Padova

fino al 27 maggio 2007
mercoledì 7 febbraio 2007 di Elvira Brunetti

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Palazzo Zabarella di Padova, luogo ricco di storia e recentemente anche di incontri culturali, è sede in questi giorni e fino al 27 maggio di un evento importante: Giorgio de Chirico in mostra con cento opere di vari periodi, illustranti i multiformi volti dell’artista vissuto novanta anni. Si offre l’opportunità al pubblico, già intenditore ed estimatore del sommo pittore italiano del Novecento, di avvicinarsi ancora una volta al suo mistero, nel tentativo di carpirne il segreto.

Non c’è opera più autobiografica e allo stesso tempo più enigmatica di quella di de Chirico. Nel suo dire e non dire egli dice la sua storia, il suo vissuto. I segni che forse riempivano i suoi sogni notturni, presenti quindi nel suo inconscio, assurgono a simboli di quell’io narrante presente nei suoi quadri. Pittore filosofo, letterato, giornalista, scrittore e fin anche scenografo di pièce teatrali (La Giara di Pirandello, La figlia di Iorio di D’Annunzio) è il descrittore di un universo semplice, come per esempio i biscotti di Ferrara, e complesso, perché i legami tra gli oggetti rappresentati sfuggono alla legge di causa ed effetto.

Nasce a Volos in Grecia, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Della Tessaglia conserverà il ricordo dei bellissimi cavalli, come del padre ingegnere ferroviario ricorderà il treno in alcuni suoi quadri. Tutto il mondo classico con la sua mitologia condizionerà la sua ispirazione. La stazione, la vela di una nave o la sua tolda, i mobili accatastati, sono una denuncia amara del

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fig.1
Ritorno al Castello

suo continuo errare nella vita. Amava la figura di Don Chisciotte. In mostra c’è una tela dal titolo Ritorno al castello (fig. 1), in cui il contrasto del cavaliere nero è sorprendentemente avvincente.

Si sentiva apolide per i continui spostamenti. Dopo la morte del padre, grazie alla madre vedrà l’approdo alla mitica Italia, la vagheggiata patria dei suoi genitori. I due fratelli Giorgio e Andrea, che adotterà in seguito il nome di Alberto Savinio, già monchi di una sorellina deceduta in tenera età, cammineranno sempre lungo binari paralleli e contrapposti, come le due facce d una stessa anima, Castore e Polluce, fino alla morte di quest’ultimo per infarto, lo stesso anno in cui de Chirico sposa ad Assisi Isabella Far.

Siamo nel 1952 il nostro è già anziano, ma più che mai dotato di uno spirito vivido e lucido ed una tenacia creativa, che lo condurranno a superare i terribili lutti familiari. La mamma, che tanta parte aveva avuto nell’avventura artistica di tutti e due i figli, era già scomparsa quindici anni prima della fine di colui considerato da sempre il suo alter ego.

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fig 2
Ettore e Andromaca

Ormai famoso in Europa e negli Stati Uniti, dopo aver finalmente superato la triste questione dei falsi de Chirico, il maestro affronta un nuovo periodo creativo quello della Neometafisica, in cui riprende il tema della giovinezza e lo ripercorre alla luce del suo attuale sentire. Non è più l’inquietudine dei verdi anni a fargli muovere le mani sulla tela, non c’è più l’interrogazione profonda sulla realtà che ci circonda, bensì nostalgia e forse ironia. I classici manichini dalla testa a forma d’uovo, presenti in tante opere degli anni Venti e Trenta, vedi per esempio Ettore e Andromaca (fig. 2) o la statua di marmo bianco nel Figliuol prodigo, non sono più presenze angoscianti, così come le piazze deserte in cui la vita è disumanizzata con piccole figurine che vivono delle loro ombre, proiettate oltre misura in grossi spazi vuoti, come si può evincere nella Melanconia (fig. 3).

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fig 3
Melanconia

De Chirico fu fortemente influenzato durante il suo soggiorno a Monaco dalla pittura di Arnold Bocklin e dalla filosofia di Nietzsche. In alcuni dei suoi numerosi autoritratti si rappresenta come Friedrich nella sua caratteristica posa. Ancora nicciana è l’ora solare, quella del crepuscolo, che sceglie di descrivere nell’ Enigma dell’arrivo e del pomeriggio (fig. 4),

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fig 4
Enigma all’arrivo

un quadro straordinario che annulla il tempo e colloca la visione nel fluire eterno senza passato né futuro.

Quella era la pittura metafisica, cioè al di là della realtà, che indaga sulla vita misterica delle cose. E’ la pittura mentale di Marcel Duchamps, entrambi studiavano il rapporto tra parola e immagine. L’oggetto viene staccato dal suo contesto quotidiano e viene

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fig 5
Il canto d’Amore

inserito in un luogo col quale non ha nessun rapporto e per questo è investito di sacralità magica. Che cosa c’entra il casco di banane o il guanto di caucciù nel famoso quadro che ispirò a Magritte il titolo: Le chant d’amour ? (fig. 5)

Fiumi d’inchiostro si sono versati sulla figura di uno dei più importanti pittori del Novecento non solo italiano, ma europeo. Picasso lo chiamava: “Le peintre des gares” e poiché erano gli artisti più importanti del momento, Londra nel ’37 dedicò loro una esposizione esclusiva.

L’incontro con i Surrealisti, intellettuali intransigenti, all’inizio fu buono; i seguaci di André Breton quasi lo osannarono per Il ritratto di Apollinaire, non presente in mostra e poi gli stessi incominciarono a prendere le distanze, perché negli anni ’30 e ’40 la sua opera fu molto criticata.

Ma la Francia non dimentica i “Grandi” e nel 1974 Giorgio de Chirico diventa accademico di Francia. Trascorre gli ultimi trenta anni con la moglie nella sua casa romana di piazza di Spagna, divenuta oggi casa museo, grazie alla fondazione creata dalla sua compagna di vita. Tra i quadri della sua collezione privata ce n’era uno in particolare al quale il Nostro teneva tanto: La caduta, rappresentante la passione di Cristo. Intorno a questa opera si organizzò nel 2005 a Napoli una mostra interessante per la presenza di alcuni lavori, a testimonianza della sua produzione religiosa.

La Caduta, il cui sottotitolo è La salita al Calvario, fu scelta dalla vedova Isabella Far come opera più importante da collocare nella sua cappella della chiesa San Francesco in Ripa a Trastevere. Gli altri quadri che fanno da pendant al principale sono un autoritratto ed il ritratto di Isa.

Pictor Optimus è scritto sulla lapide che ne custodisce le spoglie e così vogliamo ricordarlo.

 

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