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Marco Pannella, biografia di un irregolare (Rubettino, Soveria Mannelli, 2010)

VIRTU’ ED AVVENTURE DI PANNELLA NELLA RICOSTRUZIONE DI VECELLIO


mercoledì 19 gennaio 2011 di Carlo Vallauri

Argomenti: Politica
Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Walter Vecellio


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L’impegno e l’azione di Marco Pannella costituiscono un fenomeno politico sui generis che si distinguono dall’insieme e dalle diverse esperienze degli esponenti attivi nella vita italiana dal dopoguerra ad oggi.

Liberale classico per formazione, libero pensatore per spirito personale, anarchico non violento sotto l’aspetto di una possibile classificazione per ideologia e per prassi di vita, l’idealista abruzzese – che reca nel sangue anche l’impronta della madre svizzera-francese – ha rappresentato infatti una caratteristica del tutto distinta rispetto agli altri politici della seconda metà del Novecento.

Chi scrive queste note lo ricorda goliarda esuberante ed eccentrico, vivissimo per interessi culturali e partecipazione attiva alle emozioni e alla delusione di una stagione dominata, nella appena nata Repubblica, da una democrazia cristiana tutt’altro che priva di spinte clericali ed oscurantiste nella società civile e da un partito comunista composto e affiancato da intellettuali ipocriti e presuntuosi, convinti – per ignoranza o malafede – della “grandezza” di una inesistente democrazia nei paesi sovietici e sovietizzati. La presenza nelle istituzioni giovanili universitarie gli permise di farsi le ossa con una combattività che lo preservò da facili formule e immobilismi mentali, ispirandogli una vitale consapevolezza della inconsistenza di tanti falsi eroi e salvatori della patria. In questo senso la sua stessa perseveranza nel credo di quel pensiero che il quotidiano Risorgimento Liberale sapeva iniettare nel corpo politico di un paese stremato da tanti anni di dittatura e di guerra. Ecco allora spiegarsi l’assoluta autonomia del suo modo di ragionare e di operare, fuori dalle ortodossie di moda e di comodo. E le sue battaglie per l’obiezione di coscienza, poi l’isolata e vittoriosa prova del divorzio (sino a poche settimane prima del referendum sul divorzio, pochi “intellettuali” di area marxista avevano fiducia sul risultato), la capacità di affrontare i rischi di una esposizione ai rigori di leggi che egli “sentiva” negazione della democrazia, pagando sempre di persona, ecco le testimonianze di una volontà aspra, tenace, rude come la sua terra natale.

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Marco pannella

Giornalista effervescente a Parigi nella grande stagione sartriana, sapeva mantenere la sua libertà di giudizio. Egli aveva già provato i trabocchetti della vita politica nazionale e compì la scelta coraggiosa di trovare dal disfacimento del partito liberale storico le motivazioni e le azioni per salvaguardare una precisa linea politica (ne abbiamo trattato ampiamente nel volume I partiti italiani da De Gasperi a Berlusconi, 1994) che indicava la rigorosa condotta che la preservazione delle idee dovrebbe sempre suggerire.

Il libro di Walter Vecellio offre ora l’occasione – più di quanto non abbia fatto qualche altro scritto sull’argomento – per ripercorrere quegli anni vivaci e turbolenti, percorsi da Marco con una inconfondibile linea pacifista ed anti-militarista, non abbarbicata al vetusto anti-clericalismo ma piuttosto propenso a comprendere i suoi avversari d’ogni colore e d’ogni calibro. Così si spiega l’entusiasmo che egli seppe infondere in tanti giovani, che hanno poi costituito l’ossatura “forte” del movimento radicale, da Angiolo Bandinelli, cultore prezioso della nostra storia, a Sergio Stanzani, instancabile organizzatore, a Mario Signorino, a Roberto Cicciomessere condannato per renitenza alla leva (secondo una scelta fieramente rivendicata), ed Adele Faccio, Maria Teresa Di Lasca sino ad Emma Bonino e Rita Bernardini e ancora Mauro Mellini, Benedetto Della Vedova, Strik Lievers, Gianfranco Spadaccia sino all’attuale segretario Mario Staderini.

Chi ha seguito le sue molteplici avventure, il gusto della sua voluta illegalità in nome di un superiore “diritto” non può che apprezzare i riconoscimenti che vengono esplicitati e spiegati nel libro.

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Walter Vicellio

E Vecellio ben illustra tutte queste pagine poco note e tanto meno esaltate da parecchi libri sulla storia della “prima” repubblica, seguendo i passi più aspri – specie nei rapporti con Togliatti ed il PCI – e mette in rilievo le sue campagne accanto a Leonardo Sciascia e nell’indimenticabile sostegno ad Enzo Tortora (una esperienza vergognosa di quella prima repubblica) e soprattutto l’animo con il quale ha saputo trasmettere ai suoi giovani compagni la volontà di “fare” e di non restare imbalsamato da altri modi – più comodi – di “fare” politica. La sua presenza nei paesi comunistizzati dell’Europa orientali per protestare contro le violenze del governo di Mosca, il rifuggire dai vari “accorgimenti” e “accomodamenti” tipici dei nostri parlamentari vengono in luce, insieme alla lucida denuncia dell’assassinio di Giorgiana Masi ad opera di un agente di polizia “infiltrato” in una manifestazione, al suo disinteresse che ogni carica pubblica, elementi che Vecellio ha ripercorso rilevando giustamente come quelle pagine abbiano arricchito la nostra storia politica e civile.

E chi potrà non dimenticare l’ardore di quella serata della primavera 1974 nella corsa tra Piazza Navona e la sede de “Il Messaggero”, sino a Porta Pia: sembrava in quelle ore che una nuova stagione si aprisse per il nostro paese. E quando insegnavo storia dei partiti a La Sapienza, tanti intelligenti e preparati studenti (e poi studiosi affermati) da Annalisa Zanuttini a Zeno-Zencovich, mi chiedevano una tesi sul “partito radicale” quasi meravigliandosi della prontezza della mia calorosa accettazione all’argomento proposto. C’era in quell’ardore una speranza raramente riscontrata in altri contesti politici nello stesso periodo. E per chi è ostinato tutte le notti a seguire “radio radicale” questo libro funge anche da “promemoria” per tante altre battaglie, da Antonio Russo ad Anna Politkoskaja, in nome di una libertà mai al sicuro dalle minacce delle violenze palesi ed occulte. Abbiamo citato tanti nomi che le storie ufficiali tendono a dimenticare e che hanno trovato in Pannella quel leader intransigente che dà alla politica italiana ancora un senso di onestà e passione.

 

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