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Guerra in Val d’Orcia. Diario 1943-44 (Longanesi, editrice)

GUERRA E FRATERNITA’ IN VAL D’ORCIA

Un prezioso diario
mercoledì 24 marzo 2010 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Iris Origo


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L’esperienza di una coraggiosa scrittrice anglo-americana durante la guerra tra partigiani, tedeschi in ritirata ed americani dell’armata del gen. Clark, rivive in una “sinfonia” – come la definisce l’ambasciatore Sergio Romano nell’introduzione – che consente al lettore di seguire, giorno dopo giorno, le vicissitudini di una Italia giunta al punto più basso della sua storia.

Il marito dell’autrice (Antonio Origo) possedeva una tenuta in Val d’Orcia, terra alla quale entrambi dettero tutto il loro impegno per bonificarla e migliorarla. La sua sposa, Iris, figlia di un diplomatico USA racconta con chiarezza le vicende tortuose di quel periodo senza prevenzioni, parlando della vita quotidiana, dei bambini sfollati, dei prigionieri inglesi e dei tanti sofferenti in quelle drammatiche condizioni, cominciando dal gennaio ’43, quando le sorti della guerra in Africa e a Stalingrado avevano cominciato a rovesciarsi.

Emergono cento e cento episodi rivelatori dello strazio di quei tempi bui, ma insieme tante prove di generosità ed altruismo di persone, al di là delle loro singole provenienze. Interessanti poi i colloqui con gli ufficiali delle truppe di occupazione che avevano preso possesso della casa. Così al lettore pare di vedere i tedeschi che giungono in auto a Montepulciano e rastrellano tutti gli uomini: i nomi degli anti-fascisti erano stati ad essi forniti dai fascisti locali. Sbalordimento, ansia, paura. Tanti drammi ripetuti, mentre – annota l’autrice – “la grande massa del popolo non condivide gli estremismi”. Ecco annunciarsi gli italiani dell’area “grigia”, come li definirà De Felice, mentre cominciano a giungere le notizie degli italiani internati in Germania.

Nel novembre ’43, l’intimazione del generale Graziani ai giovani del ’25 e del ’26 di presentarsi alle armi nell’esercito di Salò: nei confronti dei renitenti sarà poi comminata la pena di morte (Mussolini aveva forse dimenticato – osserviamo – di essere stato a suo tempo “renitente”, riammesso nell’esercito, grazie all’amnistia concessa per la nascita di Umberto di Savoia).

Ed ancora l’invio nei campi di internamento delle donne inglesi ed americane. E La Foce, tra Santerano e Chianciano, continua ad essere punto di incontro. A Monticchiello una vera e propria battaglia con i partigiani appostati nelle mura del paese e le truppe fasciste all’attacco con la ritorsione nelle case, da dove saranno cacciati gli abitanti per cercare partigiani ormai avviati sull’Amiata. Pagine di storia vissute in quegli anni da tanti italiani. La padrona di casa sa intrattenere prigionieri scappati dai campi come un archeologo tedesco. E c’è un comandante di partigiani che rimprovera i suoi uomini quando si comportano “allo stesso modo dei fascisti”. Le bombe piombano anche sull’ospedale di Montepulciano e cadono i volantini per convincere i soldati tedeschi a ritirarsi.

Racconti semplici e chiari, senza retorica e inutili enfasi. In luglio arrivano gli americani della V Armata, ma con essi sono anche le truppe marocchine, che – scrive l’Origo – portano a compimento l’opera iniziata dai tedeschi. Saccheggi e stupri come “giusto premio” a chi ha combattuto la battaglia. Anche qui, come ad Esperia, donne violentate non solo ragazze ma “perfino una vecchia di 80 anni”. Infermi, mancanza di alimenti, terrore. “Verrà un giorno – conclude il diario – in cui i ragazzi torneranno ai loro aratri e le ragazze della Val d’Orcia torneranno a fiorire come fa la rosa”. Con queste parole, piene di speranza per l’avvenire, si chiude il diario.

È la sinfonia della Val d’Orcia – conclude a sua volta Sergio Romano, buon conoscitore di quelle terre vuol essere un inno alla vittoria per tanti esseri umani che si sono difesi con le armi dell’amicizia, della solidarietà e della dignità. Un vero e proprio inno – aggiungiamo – al valore della fraternità.