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Henry Dunant. Il fondatore della Croce Rossa (Claudiana, Torino, 2009).

COME E’ NATA LA CROCE ROSSA


lunedì 1 febbraio 2010 di Carlo Vallauri

Argomenti: Guerre, militari, partigiani
Argomenti: Storia
Argomenti: Franco Giampiccoli


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Gli interventi “umanitari” che sembrano quasi “giustificare” le guerre sono oggi divenuti un effetto secondario dei conflitti e in loro nome possono aggiungere cause di orrore a guerre non concluse. Se andiamo all’origine dei primi interventi del genere possiamo constatare come fossero invece veramente dotati di carattere altruistico le volontarie iniziative che diedero vita alla nascita della Croce Rossa. E Franco Giampiccoli si occupa del problema nel libro Henry Dunant. Il fondatore della Croce Rossa (Claudiana, Torino, 2009).

Il “macello” che lasciò sul campo 40 mila uomini tra morti e feriti a Solferino nella terribile battaglia di francesi e piemontesi contro l’esercito austriaco nel 1859 è all’origine della costituzione di un corpo stabile per soccorrere i feriti in combattimento. Quel “carnaio sconvolgente” indusse infatti l’imprenditore svizzero, di fede evangelica, a impegnarsi nell’assistenza immediata, e poi cercò di coinvolgere governi, Stati, singoli filantropi, confessioni religiose sino a quella che sarà qualche anno dopo (1864) la Convenzione di Ginevra, primo trattato multilaterale della storia moderna: il Comitato internazionale della Croce Rossa divenne così uno strumento di intervento continuato ad opera di un soggetto neutrale di fronte alle violenze belliche.

Il libro tratteggia con molta cura e precisione gli eventi militari dai quali venne poi il progetto di una organizzazione che però già aveva suscitato l’attenzione di Dunant attraverso l’Unione chrétienne, costituita a Ginevra sin dall’inizio degli anni cinquanta e che aveva un precedente nelle iniziative dell’Ymca in Inghilterra. Il filone evangelico è alla base dello spirito che guiderà Dunant, che già aveva mostrato il suo valido interessamento a tutto ciò che poteva contribuire a ridurre le sofferenze, a cominciare dalla schiavitù in Africa come negli Stati Uniti.

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La Conferenza di Ginevra sarà il punto culminante della sua attività e il documento della Convenzione sarà sottoscritto da rappresentanti di dodici paesi europei, riservandosi Gran Bretagna e Usa un ulteriore adesione. Nel 1886 i paesi aderenti diverranno 170, ma già nella guerra italo-austriaca del ’66 volontari vanno in prima linea per soccorrere nelle valli – ove combattono i garibaldini – i feriti. Il libro, ricco di particolari, tabelle, foto è molto dettagliato nel descrivere le prima positive esperienze, a cominciare dalla tragedia della Comune di Parigi nel 1870, sino alla Conferenza di Ginevra del 1906 che varò una nuova Convenzione per il miglioramento della sorte dei feriti e malati delle forze armate. L’autore sottolinea poi come all’inizio l’atteggiamento di Dunant – che aveva concepito la presenza delle donne solo come ausiliarie rispetto agli uomini – seguirà una più precisa maturazione per organizzare i comitati nei vari paesi avvalendosi ampiamente del contributo femminile.

Alla conferenza per la pace di Amburgo (1897) Dunant – dopo una fase di incertezza, traversie ed ostilità – riuscirà ad imprimere all’intero movimento un carattere chiaramente “pacifista” e ciò favorirà la decisione di conferirgli il premio Nobel (1901). Il comitato internazionale sin da allora una istituzione ampiamente riconosciuta a livello mondiale. La fede del suo iniziatore ha avuto ragione di tante meschinità e di tanti contrasti. Una densa, rara bibliografia chiude il faticoso lavoro del direttore del Centro Ecumenico Agorà, un libro di insegnamento e di ammonimento, più che mai ai giorni nostri.

 

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