Sono molti ad ignorare la vera nazionalità di Joseph Conrad, autore di celebri romanzi (quali “Lord Jim”, “La linea d’ombra” , “Nostromo “, “Cuore di tenebra” etc.) e spesso annoverato tra i massimi scrittori della letteratura inglese per un corretto, fluido e, ad un tempo, elegante uso della lingua. Discendente da un’aristocratica famiglia polacca, Conrad (pseudonimo di Teodor Jòzef Konrad Korzenioski), dopo aver compiuto gli studi si dedicò alla sua grande passione per il mare e i viaggi d’avventura.
Imbarcatosi inizialmente come semplice marinaio sotto bandiera inglese, divenne ben presto capitano, ed ottenne così la cittadinanza britannica. Viaggiò per circa vent’anni, in Oriente e in Africa, continente la cui realtà di paesaggio e anima, colori e tradizioni, ha per noi descritto minuziosamente e realisticamente nelle sue opere, tutte rigorosamente in inglese. Un inglese impeccabile che, unitamente allo pseudonimo da lui adottato di chiara ascendenza anglosassone, lo ha fatto ritenere, a lungo e a torto, uno scrittore di nazionalità britannica.
Conrad, in particolare, fu affascinato, secondo il gusto di fine Ottocento, dalla grandiosità della natura, che emerge prepotentemente soprattutto dalla inquietante “profondità nera” del Congo, protagonista inconsueta e spettacolare del suo romanzo più celebre: Cuore di tenebra. Romanzo autobiografico dove la natura cessa di essere amica e rassicurante per diventare specchio delle paure, delle inquietudini ed interrogativi che dominano l’uomo dal di dentro. Natura ostile perché sconosciuto e misterioso è il cuore dell’uomo. Risalire il fiume Congo, che si snoda sul territorio con la sinuosità e pericolosità di un serpente, significa allora navigare verso le rotte ignote della propria esistenza alla ricerca di ciò che ci attrae e, ad un tempo, respinge: il nostro cuore, groviglio di mistero e oscurità.
Un cuore simboleggiato dalla figura istrionesca di Kurtz, una sorta di divinità bestiale o umana, uno stregone che finirà per essere fagocitato dalle stesse tenebre dalle quali è emerso; figura enigmatica, cuore stesso dell’Africa, del Congo, dell’uomo. Cuore a cui tende, quasi sospinto da forza misteriosa, il protagonista del romanzo e con lui l’uomo del primo Novecento. Ritorna quindi in Conrad il tema del viaggio, caro a tanta letteratura, inteso come viaggio della vita intrapreso dall’uomo per conoscere se stesso e il senso della sua esistenza, anche a costo di scendere nelle profondità degli abissi del proprio essere, senza tuttavia cadervi dentro.
I toni cupi, che paiono fondersi con le realtà descritte, accentuano la drammaticità del viaggio intrapreso e ben si addicono alle occasioni che Conrad offre al lettore, sullo sfondo del romanzo, per riflettere sull’oppressione e riduzione in schiavitù degli indigeni da parte di un colonialismo inglese spietato; un colonialismo dal... cuore di tenebra.