Carlo Buccirosso scrive, dirige e interpreta la tragedia dell’Italiano per bene di oggi, costringendo gli spettatori ad interrogarsi con drammaticità amletica sulla necessità di “Rottamare o non rottamare le cartelle esattoriali?” e affrontando così lo spinoso problema della crisi economica e del rapporto di reciproca sfiducia tra Contribuente e lo Stato assente e predatorio.
Alberto Pisapia è un ristoratore sull’orlo del fallimento, che combatte la sua personale battaglia contro cartelle esattoriali di ogni genere e consistenza, soprattutto nel momento in cui la situazione debitoria è riportata dalla suocera, dipendente dell’Agenzia delle Entrate e spina nel fianco dell’uomo che finisce per ammalarsi di un forte esaurimento nervoso. I pensieri ossessivi e l’incapacità di affrontare la drammatica situazione lo porteranno a pensieri di morte contro se stesso o contro quelli che ritiene i fautori della sua rovina: la suocera rappresentante di uno Stato nemico e affamatore; la moglie che gli sta accanto e che lui sospetta di tradimento; il cognato, avvocato, simbolo di una categoria di venduti al migliore offerente.
L’argomento di scottante attualità è affrontato con il sorriso sulle labbra e ilarità, tentando di trasformare il dramma del fallimento e dell’oppressione fiscale in una commedia napoletana grottesca dal retrogusto amaro, che costringe a riflettere sull’assenza dello Stato nelle situazioni drammatiche all’ordine del giorno.
La compagnia è protagonista della denuncia corale e Buccirosso, sia pure quasi sempre al centro della scena, non è mai avido di applausi e l’opera riesce a valorizzare tutti i personaggi, essenziali all’economia della commedia. Ogni battuta chiama l’altra in un ritmo concatenato di voci e di caratteri che tiene il pubblico sveglio e incollato alla poltrona vittima di una mimesi che lo coinvolge e lo costringe ad attendere l’epilogo del riscatto.
L’agile sceneggiatura deve molto alla tradizione della commedia napoletana: l’attore partenopeo piazza astutamente qua e là qualche battuta più “facile”, ma anche moltissime “attuali” con una critica ai “socials” e alle “moderne diavolerie” che complicano anziché agevolare il moderno contribuente. Non manca nemmeno qualche “graffio” come la bonaria presa in giro dei difetti fisici di alcuni personaggi.
Irriverente, paradossale e brillante la commedia richiama anche alla tradizione del teatro nel teatro di pirandelliana memoria, grazie anche alle bellissime scenografie di Gilda Cerullo e Renato Lori, che assecondano i passaggi tra realtà e sogno, tra il rischio di un Gran Guignol e la minaccia di Alberto di “fare causa allo Stato per istigazione al suicidio” la cui prova è tutta nell’aver “legalizzato l’eutanasia per mettersi a posto con la coscienza”.
Menzione particolare per Donatella De Felice, di cui il pubblico potrà apprezzare anche le doti canore. Del resto, oltre che attrice di teatro, è performer di musical, ballerina, doppiatrice, cantante, speaker radiofonica.
Scritto e diretto da Carlo Buccirosso
Scene Gilda Cerullo e Renato Lori
Musiche Paolo Petrella
Disegno e luci Francesco Adinolfi
personaggi e interpreti
Il contribuente/ Carlo Buccirosso
La moglie / Donatella De Felice
La figlia / Elvira Zingone
Il figlio /Giordano Bassetti
La cognata/ Fiorella Zullo
Il cognato / Peppe Miale
Il sacerdote /Gino Monteleone
Il filippino / Matteo Tugnoli
Il postino / Davide Marotta
La suocera / Tilde de Spirito