Turner è tornato in Italia. A Ferrara in mostra al Palazzo dei Diamanti. Mancava dal nostro Paese da oltre un secolo e mezzo.
- Palazzo dei Diamanti a Ferrara
“Non andare a Venezia per la strada di Ferrara perché è pessima”, gli avevano suggerito in uno dei suoi viaggi. Non ne teneva conto restando affascinato dalla città.
La dimora estense, per iniziativa di Ferrara Arte e della National Gallery of Scotland di Edimburgo, adesso ha riunito quasi cento pezzi “italiani” del pittore inglese. Ne è scaturita una mostra di grande rilievo (poi andrà a Budapest prima di rientrare in Scozia) che consente di riscoprire un artista eccezionale, conquistato dal paesaggio italiano.
- 1- Lago d’Averno. Enea e la Sibilla
- olio 1815, 72x97
Joseph Mallord Turner (Londra 1775-1851) ha dedicato all’Italia le sue migliori interpretazioni. Era disceso più volte dalle nostre parti, soffermandosi in Piemonte, in Toscana, a Roma, a Napoli e in Campania, prima di risalire verso la laguna veneta. Ovunque prendeva appunti, faceva schizzi, ritraeva luoghi originali.
- 2- Roma dal Vaticano
- olio, 1820, 177x335
Egli conosceva bene altri paesi europei – Gran Bretagna, Paesi Bassi, Francia e Germania – ma soltanto in Italia riusciva a penetrare nel profondo della creatività. Era un viaggiatore intelligente, curioso, fantasioso.
- 3- Roma moderna. Campi Vaccino
- olio 1839, 90x122
Dipingeva e sognava. Sortivano in tal modo effetti di colori sfumati tra vette e passi di montagna, ville e cascate, templi antichi e vedute irreali. La Valle d’Aosta, il Vaticano e il Campidoglio, Tivoli, Paestum, il golfo partenopeo, il lago d’Averno, Orvieto, Venezia, accanto a scene bibliche e mitologiche.
- 4- Imbarcazioni a Venezia
- acquerello, 1840, 221x382
Venezia, senza dubbio, lasciava in Turner un’impressione specifica. Per la “luce” che scopriva tra calli e canali. Qui egli avvertiva l’esigenza di rinnovare la sua tecnica pittorica (eppure aveva superato i sessanta anni) per lasciarsi trasportare dal lusso, dalla decadenza e dall’indolenza di una gente che pativa ancora l’umiliazione per la scomparsa della Repubblica marinara.
- 5- Orvieto, veduta
- olio 1828-30, 91x123
Per sintetizzare il senso del suo stile si può ricorrere alla metafora di una boccata d’aria pura rispetto al dominante inquinamento in materia di rappresentazioni artistiche. Rifacendosi alla lezione di precedenti maestri (Tiziano, Veronese, Poussin, Lorrain, Wilson, Cozens) egli sapeva innovare senza tradire il passato.
- 6- Roma con acquedotto Claudio
- acquerello 1819, 229x369
La pittura di Turner, tuttavia, non coincide con quella ricorrente nell’Ottocento italiano e francese: per intenderci ricca di simbolismi, rievocazioni storiche, panorami vivaci e accattivanti. Egli usa il pennello con misurazione di colori, badando certamente all’effetto cromatico della composizione ma evitando toni accesi e fuorvianti.
Per l’artista londinese l’Italia altro non era che una “terra pittura” con paesaggi e loci, tali da esaltare la vita di un popolo intramontabile e da gratificare l’opera di un poeta del colore. È dunque una mostra-lezione quella che Ferrara ha saputo allestire facendo tornare il maestro Turner nella “sua” Italia.
- Cata della mostra