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IL FLAUTO MAGICO ALLO SFERISTERIO DI MACERATA

Ancora un altro grande succecco
giovedì 9 agosto 2018 di Renzo Caldarelli

Argomenti: Musica, Concerto, Balletto


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Entrando in sala allo Sferisterio si prende immediato contatto con l’impianto scenico de “Il Flauto Magico” di Wolfgang Amadeus Mozart; esso consiste in due accampamenti, posti alle estremità del lungo palcoscenico, ove fanno bella mostra autovetture parcheggiate, tende multicolori che ospitano una moltitudine di personaggi dimessamente vestiti e trasandati

Non mancano vari bidoni, nuovi fiammanti, adibiti alla raccolta differenziata della nettezza urbana della comunità.

Risalendo verso il centro, sulla sinistra, è posizionato un vistoso caterpillar giallo con una spaventosa benna anteriore, a mo’ di mostruosa bocca, munita di acuminati denti argentati (il mostro che insidia Tamino). Nel fondo, nella zona centrale del palco, sono sistemati tre templi: una chiesa, un grattacielo tutte vetrate con il simbolo dell’euro di colore azzurro ed un imponente palazzo con l’emblema di una nota casa di informatica (in origine i templi della Sapienza, della Ragione e della Natura). Il tutto separato da una lunga fila di transenne stradali di ferro onde creare un’ampia zona per i movimenti delle genti degli accampamenti.

L’Opera ha inizio. Tamino, principe egiziano, vestito dimessamente e con una bisaccia a tracolla che non abbandona mai lungo tutta la storia, è insidiato dal mostro giallo ma viene salvato dalle tre Dame della Regina della Notte, sbucate da una botola e vestite con tute arancioni, che poi abbandonano svelando le loro belle fattezze.

A Tamino, che incontra l’uccellatore Papageno, le tre Dame mostrano un ritratto di Pamina, la figlia della Regina Astrifiammante, rapita dal malvagio Sarastro: Tamino se ne innamora perdutamente e decide, all’istante, di cercarla per liberarla, anche a seguito delle insistenti preghiere della di lei madre e parte alla sua ricerca, avvalendosi dell’aiuto di Papageno. Una Dama regala a Tamino un flauto magico che “da estremo rischio salvar ti può” mentre Papageno riceve “un campanello che tintilla” il quale, al bisogno, lo aiuterà.

I due partono separatamente e dopo varie vicissitudini ritrovano Tamina ma sono catturati e portati al cospetto di Sarastro, che stabilisce la loro iniziazione alla fratellanza mediante specifiche prove.

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Una scena dell’opera

La scena, in alcune fasi, è “invasa” da vari personaggi: Ufficiali di grado elevato in grande uniforme, Prelati di diverse religioni, Dignitari di ogni ordine e specie, schiere di lavoratori in argentei scafandri e tute arancioni, cittadini del mondo. Il pubblico assiste a questo andare e venire un po’ sbigottito e perplesso.

Tamino e Papageno sono sottoposti alla prova del silenzio ma le tre Dame cercano di convincerli a parlare: Tamino resiste, Papageno no. Sopraggiunge la Regina della Notte che impone a Tamina, lasciata sola, di uccidere Sarastro per vendetta. Monostato ascolta tutto e cerca di approfittarne ma Sarastro lo scaccia e tenta di convincere Pamina a disubbidire al volere della madre ed a continuare le proprie prove.

Tamino e Pamina, di nuovo insieme, superano le prove e sono ammessi alla suprema felicità.

Papageno, solo e senza una compagna che cerca disperatamente, decide di porre termine alla sua esistenza e vuole impiccarsi ad un grande albero ma viene salvato, all’ultimo momento, quando ha già infilato il capo nel cappio, dai tre Geni. Quindi grazie al campanello magico e suonando il suo zufolo trova, finalmente, la sua Papagena, una bellissima e giovanissima compagna in un bidone di umido, dal quale in precedenza aveva tratto una vecchietta brutta ed impossibile. I due corrono via, tenendosi per mano, ed entrano in una tenda verde, che subito dopo prende ad agitarsi.

L’epilogo è dominato dal sorgere del sole trionfante che inonda ogni cosa, il popolo entra in scena e stramazza al suolo, i tre templi crollano a sinistra e dal fondale parte una serie di fuochi artificiali.

A questo punto il pubblico, che in precedenza aveva applaudito quasi timidamente a scena aperta alcuni passaggi del capolavoro mozartiano, esplode in prolungate e fragorose ovazioni all’indirizzo dell’encomiabile e sorprendente cast, dell’Orchestra Regionale delle Marche e del magnifico direttore Daniel Cohen, del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” - maestri del coro Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina.

E, per finire, una menzione particolare a tutto il cast, veramente entusiasmante: finalmente si è avuta la possibilità di ascoltare tanti cantanti lirici giovani, di bell’aspetto e soprattutto bravissimi che ci piace menzionare: Giovanni Sala - Tamino, Guido Loconsolo - Papageno, Lucrezia Dei con Eleonora Cilli e Adriana Di Paola - le tre Dame, Titiana Zhuravel - Astrifiammante, Manuel Pierattelli - Monostato, Valentina Mastrangelo - Pamina, Ilenia Silvestrelli con Caterina Piergiacomi ed Emanuele Saltari - I tre Geni dei “Pueri Cantores “D. Zamberletti”, Marcell Bakonyi - Oratore, Antonio Di Matteo - Sarastro, Paola Leoci - Papagena, Marco Miglietta - Sacerdote/Armigero, Seung Pil Choi - Armigero.

La regia sui generis di Graham Vick è risultata discutibile per certi aspetti e scelte ma oggi è di moda trasformare vicende, a volte anche libretti, con trasposizioni temporali ed allestimenti che non soddisfano tutto il pubblico, di cui una parte predilige ancora la musica ed il canto e non gradisce essere distratto da strane situazioni.

Ma così oggi va il mondo; sarà un bene? Chissà!

Ultimi appuntamenti. L’Elisir d’Amore: 10 Agosto
La Traviata: 11Agosto
Il Flauto Magico:12 Agosto

 

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