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Rubrica: EVENTI


Agorà dei Giovani Italiani

LORETO 2007

500.000 giovani incontrano Benedetto XVI
mercoledì 5 settembre 2007 di Renzo Caldarelli

Argomenti: Religione


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Una radiosa giornata ha accolto le moltitudini di giovani italiani e schiere di giovani europei oltre ad un folto numero di Delegazioni dell’Europa e dei Paesi del bacino del Mediterraneo, nella loro marcia di avvicinamento allo splendido anfiteatro naturale di Montorso, situato ai piedi del Santuario Laureano e di fronte all’azzurro mare di Porto Recanati, nella splendida Riviera del Conero, per incontrare il Sommo Pontefice e con lui pregare.

Fin dalle prime ore del mattino la piana di Montorso è stata “occupata”, senza soluzione di continuità, dai gioiosi pellegrini, cambiando il verde del suo manto in un variopinto e vociante tappeto multicolore costituito dai 500.000 giovani, che si muovevano come fiori al vento, innalzando i loro canti al cielo in attesa dell’arrivo del Santo Padre.

Alle 17.10 l’elicottero bianco dell’Aeronautica Militare, con a bordo il Santo Padre, è apparso nel cielo di Montorso, accolto dal tripudio della folla festante; il velivolo prima di atterrare, su espressa richiesta del Pontefice, ha volteggiato lentamente ed a bassa quota sulla valle, in un simbolico abbraccio di saluto a tutti gli intervenuti.

Il canto di benvenuto Emmanuel , cantato e ritmato da tutti, è il saluto commosso e sincero di questi giovani, tutti belli e spontanei nella loro sincerità e nelle loro fede.

Ad assistere a questo meraviglioso spettacolo sorge spontanea la domanda del perché, nel mondo, debba prevalere la malvagità, l’odio, le sopraffazioni, l’indifferenza e tante altre brutte cose; ora Benedetto XVI è qui per dare fiducia e conforto e per indicare a tutti la via da seguire.

Salutate le Autorità civili e religiose che lo attendevano al “Centro Giovanni Paolo II”, il Santo Padre, a bordo della papamobile ha raggiunto i suoi giovani, procedendo lentamente e soffermandosi lungo il percorso per salutare più da vicino i giovani che lo rincorrevano da dietro le transenne, raggiungendo poi il grandissimo palco - 2.000 metri quadrati, 90 metri di lunghezza per 15 di altezza – eretto alla base della valle di Montorso.

All’apparire del Papa sul palco, i 500.000, al massimo della commozione, gli hanno tributato una grandissima ed interminabile ovazione, con chiamate per nome ritmate dal battito delle mani, a dimostrazione del loro grande affetto e della gioia di poter stare insieme.

Luca Romani, nel salutare il Papa a nome di tutti i giovani presenti e dei tanti che pur volendo non hanno potuto raggiungere Montorso, fa presente: “le situazioni di marginalità e di precarietà, che molti di noi sono costretti a vivere, in un’Italia sempre più anziana, noi giovani contiamo sempre di meno e facciamo le spese di una società ripiegata su se stessa, povera di ideali e di grandi aspirazioni, chiusa nella ricerca del benessere. Vediamo che è difficile portare il respiro nuovo del Vangelo nel tempo in cui viviamo. Padre Santo, siamo qui perché vogliamo impegnarci a dare un volto concreto alla speranza. Molte volte il mondo giovanile è descritto come indifferente e superficiale. Stasera lo diciamo a tutti: non è così! Vogliamo davvero essere protagonisti attivi nella società, nella famiglia, nella scuola, sul lavoro e nella comunità cristiana.” Fanno seguito un serie di testimonianze di giovani che hanno avuto esperienze di vita difficili, nel mondo del lavoro, in famiglie disgregate a causa della separazione dei genitori, e spesso con problemi economici e sociali assai difficili, i quali pongono domande al Papa per avere conforto e per conoscere la via da seguire.

Emblematica è la domanda che Piero e Giovanna pongono al Santo Padre: “A molti di noi giovani di periferia manca un centro, un luogo o persone capaci di dare identità. Siamo spesso senza storia, senza prospettive e perciò senza futuro. Sembra che ciò che aspettiamo veramente non capiti mai. Di qui l’esperienza della solitudine e, a volte, delle dipendenze. Santità, c’è qualcuno o qualcosa per cui possiamo diventare importanti? Com’è possibile sperare, quando la realtà nega ogni sogno di felicità, ogni progetto di vita?”

E’ la volta di Sara: “Io credo nel Dio che ha toccato il mio cuore, ma sono tante le insicurezze, le domande, le paure che porto dentro. Non è facile parlare con Dio con i miei amici; molti di loro vedono la Chiesa come una realtà che giudica i giovani, che si oppone ai loro desideri di felicità e di amore. Di fronte a questo rifiuto avverto tutta la mia solitudine di donna e vorrei sentire la vicinanza di Dio. Santità, in questo silenzio, dov’è Dio?.”

Ilaria racconta della sua vita disperata: “segnata da una violenza silenziosa ma profonda, fin da piccola: un padre assente e violento, il conseguente divorzio dei miei genitori e le difficoltà, anche concrete,che seguirono. Confesso che avrei voluto non essere mai nata. Crescevo tenendo dentro tutto il mio dolore. Continuai a vivere nel silenzio e a nascondere tutto finché, inconsciamente, per manifestare il mio malessere divenni anoressica. Attacchi di panico, atrofia ai muscoli e difficoltà respiratorie mi portarono a ricoveri ospedalieri: una volta addirittura in terapia intensiva. Avevo attacchi sempre più frequenti, perché venivano curati i sintomi ma non le cause del mio malessere. L’aiuto di mia madre, l’incontro con un sacerdote ed una terapia appropriata e, soprattutto, l’incontro con Dio mi hanno salvato. Ora ho un marito ed un figlio che affido alla Madonna e sono qui per dare voce a chi non ha voce, a chi, come me un tempo, non osa più sperare e porta dentro, soffocato, un grido di aiuto: il Signore ti porta in braccio se ti fai portare.”

Il Papa rispondendo ai giovani ed alle loro testimonianze, li sprona ad avere coraggio e ad andare avanti per cambiare il mondo, senza perdere la speranza in Dio, che ha sempre un suo progetto per ciascun uomo, anche se “Tutto sembra concentrato nei grandi centri del potere economico e politico, le grandi burocrazie dominano e chi si trova nelle periferie realmente sembra essere escluso da questa vita “. Nel ricordare “che la famiglia, dovrebbe essere un luogo dove si impara a vivere e dove si imparano le virtù essenziali per vivere, è frantumata, è in pericolo. Tanto più noi dobbiamo fare il possibile perché la famiglia sia viva, sia oggi la cellula vitale, il centro della periferia. Così anche la parrocchia, la cellula vivente della Chiesa, deve essere realmente un luogo di ispirazione e di vita e di solidarietà, che aiuta a costruire insieme i centri nella periferia. Nella Chiesa non c’è periferia perché dove c’è Cristo c’è tutto il centro. Dove si celebra l’Eucarestia, dove c’è il Tabernacolo c’è Cristo e quindi è il centro e dobbiamo fare di tutto perché questi centri siano vivi, siano efficaci, presenti e siano realmente una forza che si oppone a questa emarginazione.” A sostegno del suo assunto, aggiunge: “la Terra Santa nell’Impero Romano era periferia, Nazareth era periferia, una città sconosciuta e proprio quella realtà era il centro che ha cambiato il mondo.”

Nel ricordare ai presenti che i giovani sono la vera speranza della Chiesa e la loro missione è quella di cambiare il mondo li esorta di non cedere all’orgoglio, all’apparire, all’avere, al potere ma di essere vigilanti e di non farsi persuadere da false illusioni a scapito dell’essere ma di condurre uno stile di vita sobrio e solidale, vivendo secondo la pienezza di umanità professata da Gesù Cristo e, seguendo Cristo, amando Maria e con l’aiuto dello Spirito Santo avere il coraggio dell’umiltà.” Tra i numerosi momenti commoventi dell’Agorà molto significativo è stato l’abbraccio del Pontefice al padre missionario Giancarlo Bossi, rapito e sequestrato per 39 giorni nelle Filippine, il quale ha ringraziati il Papa e tutti i fedeli per le loro preghiere che gli hanno dato la forza di non sentirsi solo e la speranza di poter ritornare a fare il suo “lavoro” di missionario. Altro momento di intensa e generale commozione si è avuto all’arrivo della statua della Madonna di Loreto, accolta dalla suggestiva Ave Maria cantata da Andrea Bocelli con 500.000 persone in piedi ad onorare la Vergine, dimostrandole tutto il loro affetto e venerazione.

Nella serata, l’Agorà è proseguita con uno spettacolo progettato da Giampiero Solari e da padre Alfredo Ferretti, condotto da Alessandro Preziosi, con le esibizioni di Claudio Baglioni, Lucio Dalla, le Vibrazioni, del pianista Giovanni Allevi - che ha presentato con l’Orchestra Sinfonica Marchigiana il suo Inno alle Marche – della prima ballerina dell’Opera di Parigi Eleonora Abbagnato, intervallate dagli interventi di Giancarlo Giannini, che recita Dante e San Francesco, e dalle parole intense lette da Bianca Freccero e da Fabio Fulco.

Segue quindi la notte per il ristoro dalle fatiche della giornata ma molti partecipano alla veglia di preghiera e di riflessone aiutati anche dalle otto “fontane di luce”, punti di ascolto e di preghiera per accogliere chi desidera proporre interrogativi ed attingere risposte per la propria vita di fede: “Maria - fonte della salvezza”, “fontana dell’Eucarestia”, “della Riconciliazione”, “dell’Ascolto”, “dell’Amore vero”, “della Vocazione”, “del Creato”, “del Dialogo”.

Il giorno successivo, dopo la celebrazione delle lodi del mattino, Benedetto XVI ha presieduto la Santa Messa con la presenza di 150 vescovi, 2.000 sacerdoti, delle autorità civili e militari, di fronte ai 500.000 giovani, al termine della quale, riferendosi a Gesù quando inviò 72 discepoli a parlare alle genti, ha affidato il mandato missionario a 72 giovani italiani, consegnando a ciascuno di loro una sacca contenente il Vangelo di Luca, affinché rinnovino l’evangelizzazione nelle rispettive diocesi e portino il suo messaggio in vista del GMG 2008 di Sidney.

La cerimonia volge al termine ma Benedetto XVI vuole, lasciando la piana di Montorso, abbracciare i suoi giovani ancora un’altra volta e quindi ripercorre lentamente, a bordo della papamobile, tutta la strada dell’arrivo tra ali di folla che lo salutano, lo chiamano e lo ringraziano per questo indimenticabile incontro.

Un doveroso plauso va tributato all’organizzazione e a quanti si sono prodigati per la riuscita dell’avvenimento: la Protezione Civile nazionale e della Regione Marche, le Forze dell’Ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato), le Forze Armate (Aeronautica, Marina e Capitanerie di Porto), la CRI, i volontari del CISIP, che sono riusciti a fronteggiare e a gestire, senza problemi, 150.000 presenze in più di quelle previste.

 

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