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Una mostra sul Seicento napoletano a Montpellier

100 dipinti esposti tra cui molti capolavori
mercoledì 1 luglio 2015 di Achille della Ragione

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Sembra assurdo che per ammirare i big del secolo d’oro, che nel Seicento fecero di Napoli una indiscussa capitale delle arti figurative bisogna recarsi in Francia e non all’ombra del Vesuvio.

Infatti mentre a Montpellier, al museo Fabre, si inaugura una straordinaria mostra dedicata alla pittura napoletana seicentesca: L’Âge d’Or de la peinture a Naples, de Ribera a Giordano, giudicata dal ministero francese tra le più importanti del 2015, ricca di 84 dipinti di cui 28 provenienti da musei e collezioni private partenopee, a Napoli sono anni che non si riesce ad organizzare una rassegna decente, degna delle memorabili esposizioni degli anni passati, quando la sovrintendenza alle Belle Arti era un’isola felice abitata da insoliti titani, dal vulcanico Raffaello Causa al sovrano di Capodimonte Nicola Spinosa, da tempo in pensione e che guarda caso è l’organizzatore della mostra transalpina di cui abbiamo accennato.

Il percorso espositivo è diviso in sei sezioni, partendo da Antiche immagini della città, per passare poi agli allievi del Caravaggio da Battistello Caracciolo(fig. 01) al Sellito, da Finson a Vitale.

Un altro spazio: Tra naturalismo e classicismo, prende in esame i dipinti di Aniello Falcone, Francesco Fracanzano, Salvator Rosa (fig. 02) e Andrea De Lione (fig. 03), mentre un settore, dal nome La tentazione del colore, espone quadri del De Bellis, del Guarino(fig. 04) del Vaccaro e di Cavallino(fig. 05).

Dopo il tema Miti e realtà, si passa alla fase barocca con le tele di Luca Giordano e Mattia Preti, che costituisce la punta di diamante dell’esposizione.

Il periodo esaminato va dalla venuta a Napoli del Caravaggio nel 1606 fino alla rivoluzione operata dal Solimena poco prima del Settecento, passando da un naturalismo tenebroso ad un classicismo vivace con punte di pittoricismo, prima della decisiva virata in senso barocco, intorno al 1660, contrassegnata da dinamismo e vivacità della tavolozza.

I dipinti da ammirare sono tanti ed oltre agli autori citati vogliamo ricordare Micco Spadaro, acuto descrittore di cronaca cittadina, in mostra con la Rivolta di Masaniello e la celebre Peste(fig. 06) ed Andrea Belvedere con il suo intrigante Ipomenee e boules de neige (fig. 07), con un grosso ramo di sambuco con efflorescenze bianche ed alcune campanule che lambiscono uno specchio d’acqua.

Una mostra da non perdere e che ben vale un fine settimana nel sud della Francia.

 

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