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Torre Astura

Torre Astura

Storia e natura in uno dei luoghi più affascinanti del litorale laziale
martedì 1 luglio 2014 di Nica Fiori

Argomenti: Luoghi, viaggi
Argomenti: Architettura, Archeologia


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Tra le torri di avvistamento, che sorgono un po’ dappertutto lungo le coste italiane, Torre Astura ha indubbiamente un fascino particolare. Più che una semplice torre è un castello abbarbicato a uno scoglio, unito alla terraferma da un ponte. L’edificio, a pochi chilometri da Nettuno, è uno dei più pittoreschi del litorale laziale ed è stato eretto, come ricorda l’Aleardi in una sua poesia, “quando il corsaro fe’ quell’acque infami”, ovvero quando la paura delle incursioni saracene spinse gli abitanti della costa a costruire torri d’avvistamento per cercare di respingere gli attacchi che venivano dal mare, ma soprattutto per avvistare al largo le navi corsare e dar tempo ai locali di allontanarsi.

Di forma pentagonale (ma inizialmente era a base quadrata), il torrione è stato edificato dai Frangipane nel XII secolo su una peschiera, appartenente a una villa romana i cui resti sono ancora visibili a fior d’acqua. Divenuto poi feudo dei Caetani e degli Orsini, passò nel XV secolo ai Colonna che lo ristrutturarono aggiungendo negli anni forme rinascimentali al rustico medievale. È noto, oltre che per il suo particolare aspetto architettonico, per le memorie storiche legate a un’epoca turbolenta, e in particolare per la fuga di Corradino di Svevia, che, riparatosi qui dopo la sconfitta di Tagliacozzo da parte degli Angioini (1268), ingaggiò un pescatore per farsi portare in salvo a Pisa. Non avendo denaro con sé, pagò il pescatore con un prezioso anello, che quello subito rivendette. La cosa giunse alle orecchie del signore locale, Giovanni Frangipane, che dopo aver raggiunto in barca il fuggiasco, lo catturò e lo consegnò al suo rivale Carlo d’Angiò.

Il giovane principe tedesco, che era sceso in Italia per restaurare la dominazione sveva in Sicilia, fu poi decapitato a Napoli nella piazza del Mercato il 29 ottobre del 1268. Aveva solo sedici anni e con lui moriva l’ultimo degli Hohenstaufen, la celebre dinastia di Federico Barbarossa e di Federico II. La sua rapida, sfolgorante carriera di pretendente al trono sembra appartenere più al mondo del romanzo che a quello della storia. La sua fine fu terribile e ingiusta e papa Clemente IV, che aveva favorito Carlo d’Angiò per liberarsi della dinastia germanica, morì un mese dopo Corradino roso dai rimorsi.

Il Gregorovius, grande ammiratore dell’Italia e in particolare della Campagna Romana, nel camminare lungo la spiaggia di Torre Astura fu colto da “quella profonda malinconia che nasce nel vedere cosa che rammenta una grandezza scomparsa”, come scrive nelle sue “Passeggiate in Italia” (1854). Non era, in realtà, solo il ricordo della tragica fine di Corradino a rattristargli l’animo, il suo animo romantico di tedesco, ma anche l’aspetto solitario del luogo: “Sulla spiaggia sorge, a un dato punto, una piccola cappella abbandonata e deserta e pochi passi più in là emerge dalle acque il castello, un piccolo quadrato di mura merlate, con in mezzo una torre. Per quanto si volgesse da ogni parte lo sguardo, non si scoprivano che due ombre nere sui merli del castello e due vecchi pescatori seduti contro il muro, taciturni e quasi annientati dal calore del sole fulgente, che stavano intrecciando una rete di giunchi per i pesci, mentre la loro barca si dondolava sulle onde”.

All’epoca la località era circoscritta, dalla parte di terra, dalle paludi pontine, bonificate solo negli anni Trenta del XX secolo e, per quanto il paesaggio potesse essere lussureggiante, era infestato dalla malaria. Del resto, già al tempo dei Romani il luogo, pur bellissimo, aveva la fama di essere particolarmente sfortunato. Quando Cicerone, nel 43 a.C., seppe di essere stato condannato da Ottaviano, si rifugiò ad Astura, dove possedeva una villa, poi si imbarcò per trovare scampo, ma dopo poche ore di navigazione fu respinto a Formia dai venti contrari e lì venne ucciso. Astura, secondo quanto scrive Svetonio, fu fatale anche allo stesso Ottaviano, divenuto Augusto, che vi contrasse i germi della malattia che lo condusse alla morte. La stessa cosa successe a Tiberio. Plinio il Vecchio ci fa sapere inoltre che, quando Caligola prese da lì il mare per andare ad Anzio, una remora si attaccò al timone della sua nave e il fatto venne interpretato come un cattivo auspicio. In effetti di lì a poco anch’egli morì.

La spiaggia di Astura si trova ai margini di una rigogliosa pineta descritta con entusiasmo da Gabriele D’Annunzio, che la visitò nel 1897: “I tronchi sono così fitti che lasciano appena penetrare qualche occhio di sole … gli alberi fulvi, con i loro rami carichi di aghi, brillano di questa divina iridescenza, di questa sovrammirabile opera d’incanto aracnea”. Giuseppe Brovelli Soffredini, nello stesso periodo, la descrisse come un “immenso, imponente e grandioso giardino, il cui suolo era tappezzato da un verde scintillante nelle chiazze assolate e da un verde turchino sotto l’ombra degli annosi cerri …”.

La foresta non è integra come un tempo, ma il Comune di Nettuno già da tempo ha avviato un recupero del ricchissimo patrimonio storico e ambientale del comprensorio di Torre Astura con l’istituzione di un parco archeologico-marino e il restauro del castello e delle opere romane adiacenti, in particolare la peschiera: un complesso sistema di vasche e cunicoli semisommerso per l’innalzamento del mare, oggi superiore di circa 60 centimetri rispetto all’età augustea cui risale la costruzione. La visita del luogo è assolutamente suggestiva e i tragici avvenimenti del passato scompaiono dalla nostra mente ammirando dal lato del mare il vicino capo Circeo che, simile a un’isola, si perde nell’azzurro del cielo.

La spiaggia dalla sabbia dorata, che si estende per chilometri, mantiene un aspetto selvaggio. Per raggiungerla bisogna attraversare a piedi un lungo percorso che rientra nel territorio del Poligono militare. Sono stati proprio i vincoli militari a sottrarre l’area all’urbanizzazione che caratterizza la maggior parte dei tratti costieri del Lazio. L’accesso alla spiaggia è libero, ma è consentito solo in determinati periodi in base ad una convenzione tra il Comune e il Ministero della Difesa.