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Helmut Newton e la donna - Al Palazzo delle Esposizioni di Roma 6/3-21/7/2013

Quando la fotografia diventa opera d’arte
lunedì 6 maggio 2013 di Elvira Brunetti

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Non amava lo scatto istantaneo, ma l’elaborazione mentale, lo studio della posa allo scopo di fissare la realtà di emozioni profonde. L’immagine femminile dalle gambe lunghissime, vestita solo della sua pelle nuda, magari con tacchi a spillo e veletta intorno al capo, ha impressionato profondamente l’universo erotico contemporaneo.

Non c’è libreria naturalmente, né abitazione privata che non abbia un suo libro fotografico, perché scorrere con gli occhi le visioni che Newton ha avuto di un corpo femminile nuovo, aggressivo, consapevole della propria bellezza eppure oggetto di una società opulenta, costituisce un momento di piacere.

Al Palazzo delle Esposizioni di Roma si svolge la mostra “White Women, Sleepless Night e Big Nudes” dal 6 marzo al 21 luglio, fortemente desiderata dalla vedova June Newton (Fig.01). L’evento giunge nella nostra capitale dopo essere stato a Boston e a Berlino.

Helmut nasce a Berlino nel 1920 e poiché ebreo nel ’38 espatria. Prenderà la cittadinanza australiana. A Parigi arriva trentenne e lavora alacremente nel campo della moda. Le sue foto su Vogue, Elle, Marie Claire e Play-boy colpiscono l’attenzione del pubblico. Negli anni Settanta diventa famoso con la sua prima opera: “White Woman”, in cui la rappresentazione della donna conscia della nuova dimensione, acquisita con il Femminismo, conferisce un aspetto di sfida verso l’altro sesso. Ed ecco le immagini che ritraggono la rivendicazione dei diritti negati che sono anche i piaceri negati (Fig.02). In una graduale progressione con i successivi libri degli anni Ottanta e Novanta, anni in cui vive a Monaco, la donna di Newton diventa un’immagine di lusso (Fig.03), sempre più sofisticata e intrigante in grado di sollecitare trasgressive fantasie oniriche, verso un feticismo di gran classe. Una versione postfemminista di orientamento esibizionistico(Fig.04).

Se i nudi di Edgar Degas sono il prodotto di un voyerismo intimista di un pittore tendente alla misoginia, quelli di Newton sono immagini imponenti di corpi muscolosi e levigati che si riallacciano a quel prototipo bionico già presente in Metropolis. Nei nudi degli anni Sessanta di Paul Delvaux (Fig.05) la presenza femminile è statuaria ma fortemente inquietante. Anche qui i nudi come quelli di Degas sono ripiegati sulla propria condizione femminile e nulla hanno dell’aggressività newtoniana. Nel dialogo tra arte e fotografia, nonostante i cento anni di differenza, la donna di Edouard Manet è forse più vicina al Nostro, quanto a provocazione e senso di sfida.

Le migliori fotografie sono quelle che lo consacrano a 56 anni maestro dell’obiettivo e un premio internazionale in una galleria parigina con White Woman. L’originalità consiste nell’assenza di colore, perentoriamente bianco e nero, come meglio risalta il biancore del corpo femminile (Fig.06).

Nei Big Nudes campeggiano gigantesche figure che hanno perso molti attributi del gentil sesso per pubblicizzare icone vincenti del momento. Con l’aiuto di tecnologie e artificializzazioni si slitta su un terreno che non è più prerogativa solo di un campo, ma contamina gli altri settori del postmoderno. Sono immagini che troveranno il loro sviluppo nel cinema per esempio. Straordinarie sono le foto delle attrici più in voga da Elizabeth Taylor a Catherine Deneuve, Anouk Aimé (Fig.07), Sophia Loren (Fig.08), Monica Bellucci (Fig.09). Non c’è donna, regina del momento, che non abbia voluto farsi immortalare dal suo meraviglioso obiettivo.

Le creazioni di Newton sono costantemente dei modelli vincenti, dove non c’è spazio per le debolezze; il sorriso e la risata non compaiono quasi mai. La donna è un essere superiore e lo evidenzia la macchina fotografica che non mente mai.

Helmut ritrae anche il volto di città interessanti, come quello dei tetti di Parigi ripresi dall’alto con il nudo di una squisita modella (Fig.10). Di notte nella magica Praga avvengono ambigui incontri notturni, che ci riportano alle surreali atmosfere di Paul Delvaux (Fig.05). Di Praga, terrificante è l’immagine del vecchio cimitero ebraico. A Napoli nella famosa Cappella San Severo, Newton è attratto dalle alchimie del Principe di Sangro; una sua foto di una suggestione infinita ritrae lo scheletro con i vasi sanguigni nella teca di vetro.

Dopo aver lasciato impronte talmente fondamentali e paradigmatiche della società in cui viviamo. Dopo avere espresso in modo convincente il suo senso estetico attraverso la bellezza, l’amore e il fascino che sentiva per il piedistallo femminile, Helmut Newton muore all’età di 83 anni alla guida della sua Cadillac a Los Angeles. Per suo volere le sue spoglie giacciono in un cimitero a Berlino non lontane da quelle di Marlene Dietrich, la donna di ghiaccio del suo repertorio fotografico.

 

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