a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
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29 aprile 2024
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L’ULTIMO ORCHESTRALE SI RIFUGIA IN CASA
Lo scrittore Patrick Süskind, divenuto famoso per un fortunato romanzo venduto in 15 milioni di copie ed ora trasferito in film, ha descritto con sottile ironia, in Il contrabbasso, il destino appunto di un suonatore di contrabbasso, sempre costretto a stare rintanato nel punto più oscuro della cavea. Non solo ma Franz Tricarico (un nome “italiano”, forse un omaggio ai nostri musicisti) vive in una casa con le pareti imbottite perché non intende essere disturbato dai rumori esterni, un frastuono incessante al quale vuole completamente sottrarsi. E Maurizio Micheli, nell’interpretare questo singolare personaggio al Piccolo Eliseo nella versione di Antonella Ceriani e dello stesso attore, ha saputo rendere virtuosamente tutte le sfumature, le debolezze, le isterie, la solitudine di questo protagonista, simbolo di un mondo che irrita per la sua superficiale prevaricazione, per la difficoltà di comprendersi nel dialogare di parole inutili. Il timido orchestrale non è riuscito neppure a dichiarare il suo affetto ad una donna di cui si era innamorato come non riesce a spiegarsi agli altri simili. Gli stessi compagni di lavoro sono per lui degli estranei, ed egli non vuole che nessuno penetri nel suo spazio reale ed ideale.
Noi lo vediamo mentre parla continuamente, nervoso ed eccitato, al ragazzo della sua portinaia, intimidito da un interlocutore tanto saputo ed esperto della vita. Süskind penetra nello stato d’animo del cittadino d’oggi, privato d’ogni reale comunicazione con il prossimo, e Maurizio Micheli ha sottolineato i paradossi dello scrittore tedesco, illustrandoli con una sua matura amarezza, che si tinge di tutte la virtuosa gamma dei colori di un’anima sperduta nella giungla delle metropoli del nuovo millennio, nel dilagante esibizionismo. Il rapporto tra orchestra – come rappresentazione sintetica di un universo umano avviato verso la perdita della stessa umanità – e realtà esterna offre il metro anche per condannare ogni potenziale direttore che presuma di farsi dittatore. Una sottile risposta al Fellini che si affida solo al direttore? Forse. Süskind è un idealista, costretto ad essere tale da troppo presenzialismi sovrapposti alla nostra sfera privata nella massa indistinta degli altri. Federico Vigorito rende con semplicità l’interlocutore del protagonista, musiche a c. di P. Terni.
Carlo Vallauri
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