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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


ARRIVA A ROMA SHERLOCK HOLMES: ROBERT DOWNEY JUNIOR

lunedì 12 dicembre 2011
Argomenti: Interviste
Argomenti: Prime Cinema

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Giunto a Roma per la presentazione di uno dei film più attesi del Natale 2011, Robert Downey junior, accompagnato dal regista Guy Ritchie e dai produttori Ioe Silver e Lionel Wigram, si presenta con la verve e la vivacità che abbiamo visto in maniera molto più esplosiva in “Sherlock Holmes Gioco di ombre” sequal del film antecedente che ha riscosso un enorme successo lo scorso anno.

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SHERLOCK HOLMES GIOCO DI OMBRE

Il film, girato nell’Inghilterra del 19° secolo, ci presenta una scenografia d’eccezione con luoghi e costumi d’epoca curati fino all’ultimo dettaglio. A tale proposito lo stesso protagonista ci dice che le armi di svariati tipi, ad esempio, che fanno bella mostra nel film sono state scelte minuziosamente, anticipando anche i modelli dell’allora prossimo futuro bellico (guerra I915/18)

Chiediamo all’attore e al regista se il film unisce le tecniche tradizionali allo stile James Bond, dati gli episodi al limite del verosimile che abbondano nella storia. Sicuramente vi è stato un mix di storico ed ultramoderno, ma il loro intento principale è stato quello di creare un racconto fresco puntando ad un modello nuovo e più intelligente per il pubblico.

-  L’impresa più difficile è stata quella di cercare di evitare che un sequal fosse “una schifezza” come spesso accade; per questo, hanno cercato di mettere in scena qualcosa di più avventuroso, di enigmatico, accentrandosi soprattutto sul carattere dei due protagonisti.

A proposito di Watson(uno straordinario Jude Low), Downay ci dice che la loro amicizia è fondamentale per l’evolversi degli eventi e, in questo secondo episodio, raggiunge addirittura il culmine dell’affetto e dell’intesa spirituale.

-  Nel complesso, inoltre, si è cercato di aderire ai testi di Sir Arthur Conan Doyle, ma con grande spirito innovativo. Anche per quanto riguarda l’abbigliamento e i travestimenti di Holmes che assume un aspetto più selvaggio rispetto allo Sherlock tradizionale, tutto è stato voluto e studiato a tavolino.

Chiediamo a Robert se le scene di arti marziali in cui si esibisce magistralmente sono autentiche: -Assolutamente si- ci risponde, perché l’attore pratica da anni queste discipline ed, ultimamente, si è iscritto ad una scuola di nuova tecnica Kung-fu.
Downay ci parla poi del suo incontro con Jude Low che, fin dall’inizio è parso a lui e al regista l’interprete ideale di Watson.

Alla domanda se il personaggio Holmes può competere con “Il pirata dei Caraibi” (Johnny Depp), Downay ci dice che Depp è un suo amico e, secondo lui, i due personaggi cinematografici sono diversi e si muovono in situazioni differenti, ognuno con caratteristiche proprie.

A proposito del successo del primo film i produttori ci parlano di cifre da capogiro (20 milioni di dollari) e per quanto riguarda il nuovo prodotto, sono sicuri che tale affermazione mondiale si ripeterà, dato l’entusiasmo e la passione che ogni interprete ha messo nella propria partecipazione che vede insieme attori di grosso spessore, da Stephen Fry (fratello di Holmes) a Naomi Rapace, a Paul Anderson, a Kelly Reilly, a Rachel Mc Adams, a Jared Harris che hanno lavorato mirando al perfezionismo dei dettagli, creando, così, un vero capolavoro interpretativo.

E che dire degli “effetti speciali”? Veramente fantastici ed altamente suggestivi, come quello, finale del Castello in Svizzera che supera ogni immaginazione.
Un film per giovani e meno giovani che unisce passato e futuro e ci invita a ripercorrere un trascorso avventuroso e affascinante letto e studiato nei libri, ma che ora ci appare in tutta la sua bellezza e drammaticità e che non dimenticheremo facilmente.



 



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