a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
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LDVRoma
Giunto a Roma per la presentazione di uno dei film più attesi del Natale 2011, Robert Downey junior, accompagnato dal regista Guy Ritchie e dai produttori Ioe Silver e Lionel Wigram, si presenta con la verve e la vivacità che abbiamo visto in maniera molto più esplosiva in “Sherlock Holmes Gioco di ombre” sequal del film antecedente che ha riscosso un enorme successo lo scorso anno.
SHERLOCK HOLMES GIOCO DI OMBRE
Il film, girato nell’Inghilterra del 19° secolo, ci presenta una scenografia d’eccezione con luoghi e costumi d’epoca curati fino all’ultimo dettaglio. A tale proposito lo stesso protagonista ci dice che le armi di svariati tipi, ad esempio, che fanno bella mostra nel film sono state scelte minuziosamente, anticipando anche i modelli dell’allora prossimo futuro bellico (guerra I915/18)
Chiediamo all’attore e al regista se il film unisce le tecniche tradizionali allo stile James Bond, dati gli episodi al limite del verosimile che abbondano nella storia.
Sicuramente vi è stato un mix di storico ed ultramoderno, ma il loro intento principale è stato quello di creare un racconto fresco puntando ad un modello nuovo e più intelligente per il pubblico.
L’impresa più difficile è stata quella di cercare di evitare che un sequal fosse “una schifezza” come spesso accade; per questo, hanno cercato di mettere in scena qualcosa di più avventuroso, di enigmatico, accentrandosi soprattutto sul carattere dei due protagonisti.
A proposito di Watson(uno straordinario Jude Low), Downay ci dice che la loro amicizia è fondamentale per l’evolversi degli eventi e, in questo secondo episodio, raggiunge addirittura il culmine dell’affetto e dell’intesa spirituale.
Nel complesso, inoltre, si è cercato di aderire ai testi di Sir Arthur Conan Doyle, ma con grande spirito innovativo. Anche per quanto riguarda l’abbigliamento e i travestimenti di Holmes che assume un aspetto più selvaggio rispetto allo Sherlock tradizionale, tutto è stato voluto e studiato a tavolino.
Chiediamo a Robert se le scene di arti marziali in cui si esibisce magistralmente sono autentiche: -Assolutamente si- ci risponde, perché l’attore pratica da anni queste discipline ed, ultimamente, si è iscritto ad una scuola di nuova tecnica Kung-fu.
Downay ci parla poi del suo incontro con Jude Low che, fin dall’inizio è parso a lui e al regista l’interprete ideale di Watson.
Alla domanda se il personaggio Holmes può competere con “Il pirata dei Caraibi” (Johnny Depp), Downay ci dice che Depp è un suo amico e, secondo lui, i due personaggi cinematografici sono diversi e si muovono in situazioni differenti, ognuno con caratteristiche proprie.
A proposito del successo del primo film i produttori ci parlano di cifre da capogiro (20 milioni di dollari) e per quanto riguarda il nuovo prodotto, sono sicuri che tale affermazione mondiale si ripeterà, dato l’entusiasmo e la passione che ogni interprete ha messo nella propria partecipazione che vede insieme attori di grosso spessore, da Stephen Fry (fratello di Holmes) a Naomi Rapace, a Paul Anderson, a Kelly Reilly, a Rachel Mc Adams, a Jared Harris che hanno lavorato mirando al perfezionismo dei dettagli, creando, così, un vero capolavoro interpretativo.
E che dire degli “effetti speciali”? Veramente fantastici ed altamente suggestivi, come quello, finale del Castello in Svizzera che supera ogni immaginazione.
Un film per giovani e meno giovani che unisce passato e futuro e ci invita a ripercorrere un trascorso avventuroso e affascinante letto e studiato nei libri, ma che ora ci appare in tutta la sua bellezza e drammaticità e che non dimenticheremo facilmente.